La rinascita dei titani

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    ex principe dei forum

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    Adesso ho capito perché Elly ce l'ha con la scorpiona.
    Devo dire che il suo passato è stato interessante e poverina, ha visto cadere tutta la sua dinastia in una manciata di minuti
    E poverina ancora una volta, una parte della sua vita è stata un illusione visto che rashja ha solo fatto finta di nutrire affetto per lei.
    Va bhe, ora aspetto il capitolo venti :D
     
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    salve chiedo venia per la lunga assenza però eccomi con un nuovo capitolo di lunghezza non indifferente e spero anche di contenuto. Detto questo siamo già alla seconda decade non credevo che ci sarei mai arrivato certo non ho raggiunto gli ascolti o per dirla in toni più soft i followers desiderati ma è giusto che i pochi fan che ho siano accontentati. Non mi dilungo oltre, Buona lettura a tutti :)

    Capitolo XX: Affrontare il passato

    La temperatura si fece ancora più afosa di quanto non fosse mai stata in quei giorni, l'enorme mole dell'ibrido si stagliava contro il cielo fin troppo azzurro -non ho voglia di giocare con le tue marionette fatti avanti viscida arpia!- la voce di Elly si disperse senza una risposta l'uomo scorpione calò un fendente dall'alto su di lei, ma fu intercettato da un essere scheletrico con il teschio canino ed il resto dello scheletro umano -bhe c'ho provato- sbuffò Amir deluso mentre quel mostro tratteneva senza alcuno sforzo l'enorme scimitarra dello scorpione -ehm, esattamente cosa dovrebbe esere quel coso?- rise Nathan mentre un falco gigantesco affondava gli artigli nel carapace di Rafik, senza alcun risultato sembrava infatti che gli artigli scivolassero via da quel mostro -bhe Rashja e quel tale in Egitto lo avevano fatto… avevano evocato l'aspetto del dio, e ho provato a farlo- spiegò il figlio di Anubi trafelato mentre tentava di recidere con un pugnale d'argento la zampa più vicina del mostro, la lama penetrò nell'arto con facilità sorprendente come se si trattasse di vapore sangue nero schizzò dal moncherino mentre la parte finale dell'arto cadeva rattrappita al suolo -come hai fatto- urlò Elly i cui colpi erano frenati da una forza misteriosa -eh ho preso il coltello e ho tagliato quello che era in più- rispose sbigottito per quello che era appena riuscito a fare, il ragazzo esaminò la lama che stringeva alla ricerca di qualcosa di strano, ma era il solito vecchio coltello che anni addietro gli aveva regalato Ahmed anche se qualcosa non andava, la lama era perfettamente pulita il geroglifico di Anubi risplendeva illuminato dalla luce diretta del solo -che importa come ha fatto l'importante é che lo abbia fatto- terminò il dibattito Lily risoluta mentre migliaia di cavi di rame si avvolgevano attorno alla coda di Rafik, anche se quel filo era tagliente come una lama cozzò contro il guscio dando inizio a una pioggia di scintille quindi fulmini presero a scorrere lungo il cavo l'elettricità il contatto con l'elettricità diede inizio all' incendio -interessante hai rischiato di far male al mio giocattolino- rise la voce di Serkhet fuori campo -ho rischiato?… guarda meglio- sorrise Lily soddisfatta mentre perle rosse colavano dal fianco del mostro sulle funi -io quella la chiamo ferita -impossibile!- Urlò scandalizzata la dea -la mia difesa era perfetta solo gli dei e non i loro poteri possono ferirlo- Lily rise -molto interessante - il coltello di Amir non è il suo sigillo è un semidio e forse quel coltello è benedetto da Anubi e forse, ripeto forse quella lama uccide la magia, certo io sono figlia di Set quindi non so se l'ultima cosa sia giusta, ma il resto lo hai spiegato tu- rise trionfante la dea non rispose mentre il gruppo si voltò verso di lei -TU COSA?!- urlarono all'unisono Elly e Amir -mh, che c'è sono Figlia di Set e sono vissuta al nord certo non sono la principessa d'Egitto e non nascondo che mi piacerebbe assai la vita di palazzo- disse con naturalezza -figlia di Set? quindi sei mia zia?- la voce di Amir era tremula e roca -già ma prova a chiamarmi zia o zietta e ti giuro sulla Duat che ti carbonizzo- Elly si avvicinò all'amico e gli sussurrò -non ha detto nulla di ziuccia- la figlia di Set la fulminò con lo sguardo -ti ho sentita- Elly si volto e le sorrise -bene almeno non dovrò ripetermi- Nathan quindi studio il volto della principessa -non ti sei ancora in te- la rimproverò gelida -ma che dici non vedi sorrido, scherzo e tutto il resto- -puoi ingannare te stessa ma i tuoi occhi sono pieni di odio, e ne verrai consumata- la ammonì -allora fammi ricordare ha ucciso la mia famiglia e iniziato la dinastia di Set-Hotep che ha cambiato l'Egitto in una specie di prigione- una fiamma bianca divampò attorno ala sua lama mentre la sua pelle cominciava a fumare - grazie per la tua premura- rispose la coda dell' artropode sferzò l'aria prima di gettarsi nuovamente all'attacco. Le parole di Lily si dimostrarono veritiere le protezioni dello scorpione sembravano evaporate, bastò una stoccata perché le candide fiamme attecchissero e in pochi minuti di Rafik l'uomo scorpione non rimaneva che un cumulo di cenere -finiamola Serket- l'urlo di sfida echeggiò a vuoto -cosa mi aspettavo da una dea insetto?!- ringhiò -quanto odio, potrei lasciare che il tuo amuleto ti divori ma non si dica che sono una codarda- rise la voce della dea, la fonte sembrava era alle sue spalle, prima di voltarsi Elly prese un un respiro e si chiuse gli occhi, doveva assolutamente parlare con Horus , rimase con gli occhi chiusi ad ascoltare il suo respiro accelerato per la battaglia appena conclusa per quella che sembrava un eternità. Quando riaprì gli riaprì era in uno spazio completamente nero e una figura la sovrastava: Un uomo alto e la pelle nocciola, muscolatura da atleta la testa da falco avvolta da un Nemes1 di colore oro e blu sormontato all'apice da un cobra dorato, era lo stesso Nemes che suo padre aveva messo il giorno della sua morte, rivederlo le porto le lacrime agli occhi -Elly, sei di nuovo qui? vuoi provare ancora a dominarmi?- la sua voce era imponente e incredibilmente insofferente quindi abbassò lo sguardo il suoi occhi spaiati fissarono la principessa -e così hai trovato la dea traditrice- continuò, Elly si limitò ad annuire e sguainare il kohpesh studiando l’avversario che scoppiò in una risata -sono passati solo pochi giorni cosa ti fa pensare che questa volta avrai la meglio su di me?- domandò divertito Elly lo fisso negli occhi -questa volta non si tratta di un allenamento, oggi si tratta di dar giustizia alla mia famiglia- rispose determinata -lo sento molto chiaramente l'odio e la vendetta che cingono il tuo cuore e sai che se non riuscirai a prevalere su di me il tuo cuore verrà consumato dal sigillo-. Horus gettò a terra la sua spada -non serve un altro duello già ti dissi qualche giorno fa che se avessi avuto un valido motivo mi avresti sconfitto, perché questo è un duello si, ma la forza per battere un dio viene dal motivo che ti spinge a farlo e oggi tu hai usato il termine giustizia non vendetta- Elly rimase sconvolta, Horus il dio vendicatore che si arrende -quindi vuoi dire che mio zio aveva una fortissima motivazione per combattere? mi hai detto l'altra volta che riusciva a combattere ad armi pari contro gli dei- domandò Horus spostò lo sguardo verso l'alto come se il nero soffitto ora fosse davvero molto interessante quindi parlò con tono nostalgico -Azahr era un guerriero straordinario se quel giorno serketh non lo avesse avvelenato prima dello scontro sarebbe morta senza dubbio, traeva la sua forza dall'amore per la sua famiglia e quindi la proteggeva con ogni mezzo, aveva un sentimento di protezione più maturo rispetto a quello di tuo padre che tendeva alla protezione dell'intero Egitto. erano i miei amici più cari, mi sono stati strappati via troppo presto, tua madre invece…- quindi fece una pausa per poi scoppiare in una risata divertita -non tollerava la guerra, la prima volta che la vidi mi fece lasciare il kopesh a tuo zio perché non voleva armi nella sua stanza era determinata e dolce non temeva affatto la mia collera anzi mi intimò di stare zitto altrimenti mi avrebbe fatto saltare la cena a cui tuo padre mi aveva invitato. Non ho mai trovato altre donne così tranne la principessina, mi ricordo una volta, avevi pochi anni e quando mi vedesti esclamasti grande cip cip- il dio si lasciò trasportare dai ricordi, ma per quanto Elly fosse avida di sapere più aneddoti sui suoi familiari non riusciva a pensare ad altro che alla sua battaglia quindi interruppe il dio piuttosto bruscamente -Sei con me? dunque, niente più scherzi?- lo sguardo della ragazza era duro, e la sua determinazione era tale che il dio ne rimase colpito -fino alle profondità della Duat,- quindi fece una pausa -Damos… lo ritenevo uno stupido contadino ma da come combatte ha esperienza e ci sa fare, per cui… basta scherzi- -e meno male mi ha fatto male, tu non hai visto il bernoccolo che mi ha fatto, la prossima volta te lo faccio provare- sorrise spensierata, quindi riaprì gli occhi. Le sembrò di essersi appena destata da un lungo sonno, si sentiva calma e decisa sapeva cosa l'aspettava, anche se il suo animo era calmo il suo corpo era scosso da tremiti -sei ancora in tempo bambina se vuoi ti posso uccidere senza farti troppo male- "resta calma e concentrata, sta solo cercando di farti infuriare, non è sicura della vittoria", la voce del dio era chiara nella sua mente come se una calda fiamma rischiarasse i suoi pensieri, Elly fece un respiro profondo, quindi mosse un passo verso la sua nemica che sembrava molto sicura di se al contrario di quanto affermava Horus. Serket si limitava a sorridere dolcemente -avanti bambina vieni, questa volta non c'è Rashja a salvarti- rise stridula, una coda da scorpione crebbe dall'osso sacro della dea e prese a frustare l’aria come se avesse vita propria -cosa c'entra Rashja?! lei è solo una traditrice, Non teneva a me! lei non teneva a nessuno ci ha solo preso in giro- le urlò di rimando, la dea scorpione sorrise malevola, quindi la coda schizzò all'attacco, non fu un' assalto particolarmente difficile da parare, infatti la principessa lo parò senza difficoltà. Elly si avvicinò rapida alla dea schivando le codate che diventavano man mano più veloci e precise, era a una decina di passi di distanza dalla divinità quando un attacco le ferì la spalla superficialmente, niente sangue solo un taglio semi-circolare, il problema fu il bruciore innaturale che le causava, a quanto pare era avvelenata -tranquilla non è un veleno mortale, agisce sui nervi acutizzando il dolore- spiegò come se leggesse la mente della ragazza, quindi tornò all'attacco, ma questa volta Elly fu pronta poco prima dell'impatto la guerriera sciolse il legaccio della cappa porpora che copriva la tunica candida appena fu scossa dallo spostamento d'aria il tessuto si indurì all'istante fino a che non si trovò a impugnare lo scudo vermiglio fabbricato da Xavier -va bene che ne dici di far sul serio?- chiese quasi divertita la ragazza vedendo la cuspide rimbalzare senza intaccare la sua difesa -visto non sei l'unica a fare magie- sorrise, sorriso che scomparve dalle sue labbra quando vide l'espressione di puro odio di Serket, che stese la mano di fronte a se, subito la sabbia salì fino alla sua mano quindi formò un'asta dorata a forma di cobra, il simbolo egiziano della regalità e potere -ha rifiutato la morte rapida… e ora soffrirai, e mi implorerai di ucciderti- ringhiò la dea un oceano di fuoco irruppe dall'asta riversandosi sul deserto travolgendo qualunque cosa sul suo cammino. -Oh dei d'Egitto!- esclamò mentre l'onda gigantesca travolgeva nel magma tutto quello che le si parava d'innanzi, -Horus, non per metterti fretta ma sarebbe un buon momento per intervenire!- la ragazza sentì il panico serrargli la gola, guardò istintivamente verso i compagni, che impotenti di fronte a quella forza dirompente rimasero pietrificati. Elly sentì gocce di lacrime amare scorrerle sulle guance, non era riuscita a vendicare la sua dinastia e ora anche i suoi amici erano condannati, si asciugò le lacrime e si preparò al suo destino. In quel momento la voce di Horus risuonò calma e profonda nella sua mente "ti vuoi già arrendere?" La sua voce non nascondeva alcun sarcasmo ne disapprovazione, era solo un'opzione come un'altra -i-io… non lo so, non posso proteggere i miei amici e combattere quella creatura da sola!-tentò di giustificarsi, la voce nella sua testa rise -finalmente avverto la serenità nel tuo cuore e non l'odio, la paura ti ha fatto rinsavire…se non fosse successo ti avrei lasciata morire- rivelò Horus. Quando trovò la forza per rispondere la voce della giovane tremava -ma mi avevi detto che…- provò a dire ma il dio avvolse la sua mente con una sensazione calda e riposante -lo so, ma non erano i tuoi sentimenti che mi hai mostrato, era una prova e tu l'hai superata perché combatti per proteggere i tuoi amici, non per vendetta… non sarò Anubi ma lo percepisco il mio spirto e il tuo ora sono legati, ora schiacciamo quello scorpione- il tono calmo e pacato del dio la sorprese, ma non aveva il tempo di chiedere spiegazioni. Chiuse gli occhi e trovò la serenità quindi si concentrò sullo spirito di Horus racchiuso nella collana. Nell'istante in cui la marea incandescente travolse il gruppetto, due ali piumate di un color oro acceso assorbirono le fiamme quindi l'intera ondata si dissolse nel vuoto -Elly?!- balbettò Amir stupito strizzando gli occhi per non rimanere acciecato dal bagliore che emanava la ragazza -e chi altri scusa?- ridacchiò la sua testa era simile a quella di un rapace, ma si riuscivano ancora ad intravedere i tratti della ragazza, le mani erano mutate in artigli aguzzi come anche i piedi, sulla schiena erano spiegate due ali dorate proporzionate alla sua fisionomia -ma allora cosa ci ha protetti?- Lily aggrottò la fronte in cerca della risposta -bhe volevo che voi non veniste colpiti e il mio kopesh a generato quelle fiamme d'oro a forma di ali- le rispose l'altra con una certa incuranza -IMPOSSIBILE- sibilò la dea della magia basita di fronte a quello spettacolo -ehm no non direi, visto che ci sono riuscita ti concedo uno "scarsamente probabile"- rise divertita la sua avversaria -vedi al contrario delle fiamme bianche che alimentate dal mio odio o quello del nemico divoravano qualunque cosa sul loro cammino, insieme a Horus, ti ricordi di lui? è un dio tanto simpatico… ho scelto di alimentare la fiamma con il mio essere, in ogni fiamma è come se ci fosse racchiusa la mia essenza, per questo ora ne ho il completo controllo- spiegò sorridente, la dea non batté ciglio come se facesse una certa difficoltà ad assimilare l'informazione -bhe la situazione si è ribaltata- sospirò Amir poggiando la mano anellata sulla sabbia, che subito cominciò a bollire come l'acqua bollente, due scheletri riemersero dalle sabbie, che sembravano farsi da parte per non intralciarli, muscoli si ricongiungevano alle ossa e la pelle gli ricoprì. I due si guardarono meravigliati quindi scoppiarono in una fragorosa risata -ehy Akehn dimmi che sono ancora nella Duat e non sto vedendo la mia nipotina che lotta contro quella viscida vigliacca- sorrise sguainando la lama -sono passati così tanti anni, Elly era una bambina non saprei, ma visto come le tiene testa non ci possiamo sbagliare Azhar- il vecchio faraone rise imitando il fratello, la ragazza era lontana e il clangore della spada contro l'esoscheletro adamantino della dea l'aveva tenuta allo scuro di quella scena -permette un aiuto principessa?- il tono scherzoso dello zio richiamò l'attenzione di Elly che in un attimo di distrazione fu scaraventata a terra con un profondo taglio sulla spalla -T-Tu eri morto insomma ti ho visto…- il tono della giovane era metà tra il terrore e il culmine della gioia -hey, mi ricordo di te sembra che questa volta combatteremo lealmente- Azhar fronteggiò Serketh con determinazione mulinando fendenti come una furia, intanto il faraone aiutò la figlia a rialzarsi -su, non è da signora impolverarsi…e cos'è quell'espressione sembra che tu abbia appena visto due scheletri rianimarsi- sorrise quindi abbracciò la figlia, che non riuscì a trattenere le lacrime -Papà!- riuscì a balbettare tra i singulti -e chi altri?- rise Akehn gettandosi all'attacco insieme al fratello minore. Elly si concesse qualche istante, i due fratelli menavano fendenti e schivavano con bravura senza pari anche se la tecnica di Akhen era molto meno fluida rispetto al fratello, la ferita sulla spalla non provocava dolore, anzi era sparita, Elly trasse un respiro profondo e si unì alla battaglia. Nathan fece per avvicinarsi ma Lily lo fermò -non è la tua battaglia è la loro- disse con calma, intanto l'icore della dea sgorgava da ogni ferita, mentre ogni ferita inferta dalla principessa era subito animata da fiamme dorate che bruciavano le carni della dea e allo stesso tempo formavano uno scudo sui due fratelli mentre la ragazza utilizzava quello fabbricatole da Xavier. Circa una mezz'ora dopo i tre calarono le lame sul ventre della dea che si disintegrò lasciando dietro di se solo la sua risata e un'ultima frase -Rashja ti ha risparmiato dal mio veleno perché voleva essere lei a ucciderti, lei non ha un cuore non conosce altro che la brama di sangue- rise Serketh -sono menzogne, lei mi voleva bene, Ahmed le ha fatto il lavaggio del cervello!-ma nemmeno lei ci credeva. Rinfoderò il kopesh, il suo aspetto tornò quello consueto, non era ferita ma sentiva crampi in tutto il corpo, che la ridussero in ginocchio, fece del suo meglio per ricacciare indietro un conato di vomito -sei stata incredibile piccola- rise lo zio scompigliandole i capelli -ti sei battuta come Horus-si congratulò il padre baciandola sulla fronte -sono felice di vedervi, ma vi ho visto morire- riuscì a dire con un certo sforzo -e hai visto giusto ma un amico voleva farti un regalo- sorrise Akehn indicando Amir madido di sudore e pallido come la morte -voleva venire anche tua madre, ma il suo scheletro è stato disciolto ma ti vuole molto bene- le disse Azhar che d'un tratto sembrò invecchiare di cent'anni -a quanto pare il figlio di Anubi ci sa fare, ma deve fare ancora esercizio con gli aspetti del padre -rise ma comunque i suoi occhi erano tristi il faraone quindi si voltò -il ragazzo è al limite dovremmo andare- mormorò --bhe piccola mi spiace che la riunione sia stata breve ma sappi che sei sempre nei nostri pensieri- sorrise un'ultima volta baciò la nipotina sulla guancia e si dissolse in polvere -tua madre aveva preparato un discorso, ma credo che tu sia grande per le prediche per cui… noi continueremo a vivere attraverso di te, non dimenticarlo mai- Akehn la abbracciò stretta e si dissolse come il fratello ancora abbracciato alla figlia. -spero che ti sia piaciuta la sorpresa- tentò di sorridere ma ne uscì una smorfia sofferente -non lo fare mai più, bastava un mazzo di fiori o qualche gioiello ma… grazie!- sorrise mentre lacrime le rigavano le guance -bene la piramide è dietro questa duna riposiamoci e poi andiamo a recuperare il libro- disse dura Lily -una cosa come hai fatto a chiamare i miei parenti? Non sono morti in questo deserto e poi erano vivi?- Amir abbozzò un sorriso -a quanto pare quell'aspetto era meglio riuscito di quanto credessi, è stato lui a darmi la forza per farlo-.

    Mar mediterraneo

    -Dunque non puoi lasciare quest'isola - la mente di Basilyus galoppava a briglia sciolta per cercare un modo per lasciare l'isola -una cosa è certa non puoi usare il mezzo con cui sei arrivato- continuò riprendendo il suo via vai per la spiaggia -che gran pensata eh?- rise sarcastico l'altro sempre più convinto a non usare in alcun modo la spada "evocare costellazioni con il figlio di Zeus? no, grazie preferisco vivere" si disse -ehm hai ucciso Circe insomma tutti quegli animali dovrebbero essere tornati umani, qualcuno credo che avrà pure solcato il mare per arrivare qui- disse distrattamente -ci ho pensato pure io, ma se mi hai detto la verità la gente veniva trasformata in base al carattere, e quei leoni e altre bestie feroci dubito sarebbero amichevoli- spiegò senza fermare il suo tragitto lasciando un unica scia di impronte circolari sulla rena finissima della spiaggia -senti sei un mercante avrai una barca no?- Tentò il contadino Basilyus rise di gusto -ehm fammi pensare ho l'opportunità di solcare le nubi su di un'aquila fulminante e…- Damos alzò la mano per fermarlo -fammi indovinare niente nave?- il figlio di Zeus gli scoccò un'occhiata che neppure Othros quando era triste avrebbe potuto essere più compatito -va bene niente nave,ne costruirò una allora- sospirò prese la moneta subito una piccola selva di canne crebbe dalla sabbia -bhe per una zattera può bastare- disse riponendo il denaro -aspetta un'po' puoi far crescere una foresta sulla sabbia la prossima cosa? fiori dal sale?- chiese affascinato -fiori dal sale? non vedo perché dovrei anche se qualche settimana fa da una moneta ne ho ricavato mele delle esperidi in Egitto- rispose grattandosi il pizzetto -se mai avessi bisogno di un giardiniere… ho capito perché il coniglio, in battaglia non sembri molto forte- rise il contadino rise insieme a lui -un ragazzino che conosco ha fatto il tuo errore… gli ho risparmiato la vita- riprese quindi la moneta e creò qualche spiga di orzo -prova a piegarla- disse lanciandole all'amico, il quale da principio lo prese come uno scherzo, ma vedendo i suoi tentativi di piegare i cereali andare a vuoto la prese seriamente ma tutta la forza del ragazzo non smussò nemmeno l'orzo -e va bene, ci sai fare- decretò Basilyus asciugandosi il sudore -non ho usato il veleno…- sorrise l'altro piegando le spighe senza nessuna fatica -ho capito l'ultima idea viaggeremo in due su di un'aquila andiamo la zattera non è molto solida- propose evocando un'aquila immensa circondata da scariche elettriche -ehm no, soffro di vertigini preferisco la zattera- mentì tenendosi a distanza dal rapace, l'ultima cosa che gli serviva era viaggiare su di un servo di Zeus -come vuoi-rispose il figlio del re degli dei salendo in groppa all'animale -volerò sopra di te se ci sono problemi saremo in due ad affrontargli- gli urlò, la sua voce giunse al contadino ovattata dalla distanza ma alzò il remo in segno di accordo. La zattera solcava i mari da qualche giorno ormai e tutto quello che il mezzo titano vedeva era il blu cobalto del mare che scorreva placido e tranquillo erano giorni che remava senza remora ma il panorama era sempre quello: mare aperto in qualunque direzione, Basilyus scendeva sulla zattera solo di notte per riposare e recuperare le forze. Quella notte dopo una remata incessante tentò un gesto disperato quanto stupido, evocò la fedele spada e si concentrò su una costellazione: il delfino, era come se i suoi ricordi agissero per lui quindi fece sparire la spada, subito un delfino che splendeva quanto la falce di luna guizzò fuori dall'acqua felice, quindi si fece avanti Damos tese la mano la pelle nera striata d'argento stellare sembrava sfrigolare al contatto con la sua mano, come l'allegro scoppiettio di un fuoco da campo -ciao bellissimo, trasporteresti la mia zattera per questa notte?- domandò in un bisbiglio il mammifero marino annuì sparì sott'acqua e ricomparve dopo pochi secondi per bersagliare con getti d'acqua salmastra la faccia del ragazzo -hey non abbiamo tempo- sorrise quindi schizzò la costellazione che si mise al lavoro divertita. L'imbarcazione sembrò volare sulle acque quando si fermarono il mare era comunque una gabbia intorno a loro ma dava al contadino una sensazione familiare, sensazione rovinata da una fastidiosa foschia copriva il mare di fronte a lui -confuso Damos? Ti fai chiamare cosi ora se non erro? una donna dalla pelle cerea e i capelli corvini era in piedi appoggiata all'albero della nave -sei un titano… Ecate cosa vuoi?- sembrava che la sua mente agisse per lui -che carino zietto ti sei ricordato di me, sono qui per dirti che questa volta combatterò per gli dei ho rischiato il tartaro, e per dirti che non avete molto tempo Ahmed è quasi giunto a Yggdrasill, e comunque Zeus è sulle tue tracce e sembra che non te ne importi molto- spiegò in tono piatto -ho vissuto abbastanza credo di avere qualche anno in meno del mondo stesso sarà Zeus a uccidermi?…- -…o il tuo stesso patto? si, so tutto sono il titano della magia e degli spiriti, sei stato molto coraggioso a fare ciò che hai fatto ma dove andrai soffrirai, i tuoi sentimenti vacilleranno non so cosa farai la mente di un titano è insondabile- sorrise -ehm grazie dell'avvertimento e di non aver cercato di ucciderci- rise -sbagli zio, io non ucciderò te ma il figlio di Zeus avverto che incrocerà le lame con te presto… lo metterò alla prova contro un mostro che nemmeno tu hai mai visto- sentenziò -no, mi ha salvato la vita, cerca di non essere troppo dura con lui- tentò di rabbonirla -ormai ho deciso zio, se ha salvato la vita a te, sarà senz'altro in grado di salvarsi- proferì sprezzante -Zeus è sopra di voi, la mia magia gli offuscherà la vista… sento che questo viaggio ti condurrà alla verità, addio zio- Ecate2 lo abbracciò, Damos la baciò in fronte -che mio padre vegli su di te- disse mentre la nebbia si alzava nascondendo completamente la zattera, Damos non riuscì a distinguere più il mondo intorno a lui, sembrava che tutto avesse perso consistenza ma fosse composto di fumo, in mezzo a quella nebbia i suoi occhi si appesantirono e scivolo nel sonno. Il giorno seguente la nebbia era scomparsa e verso il tramonto una striscia di terra si parò in lontananza, quando la zattera arrivò a toccare le sponde dell'isola il sole toccava già il mare e il cielo era di un color violaceo -scendiamo a terra?- domandò Basilys avvicinandosi in volo e calando di quota -si, dobbiamo fare incetta di viveri-bisbigliò il contadino -perché bisbigli?- domandò l'altro -conosco la mia fortuna ci sarà sicuramente che mi vuole come cena- borbottò mentre assicurava la nave a riva -ehm senti puoi legarla tu? i miei nodi lasciano molto a desiderare- Basilyus balzò sulla spiaggia e fissò la zattera ecco ora nemmeno oceano riuscirebbe a portarla via… senti non ti ho mai visto senza quel mantello da viaggio, e nemmeno usare la destra- il commentò ferì Damos come uno schiaffo -sono mancino, i sandali riesco a legarli con una sola mano- si schermì continuando a camminare, la strada proseguiva in salita dalla spiaggia costellata da alberi ad alto fusto fino ad una grotta da cui filtrava dell' entrata -mostri?- sussurrò Basilyus accostandosi alla parete e sfoderando il coltello -non credo, anche se non abbasserei la guardia- sussurrò -chi è la?- domandò dall'interno una voce femminile -forse è amichevole- disse Damos portandosi davanti alla luce -siamo due viandanti mia signora chiediamo solo un ristoro- la donna si fece avanti il suo fisico asciutto era coperto da uno sfarzoso abito bianco finemente ricamato talmente che lasciava intravedere le forme generose della ragazza senza risultare volgare, i capelli dorati intrecciati con ornamenti in zaffiri quando lo raggiunse poté vedere il suo volto pallido come la luna sul quale spiccavano due occhi dalle iridi azzurre quasi trasparenti come l'acqua di un ruscello. -Ah sei tu!- disse inviperita -cos…- ancora prima che il ragazzo potesse terminare la frase uno schiaffo lo colpì alla guancia -io, non so se ti conosco- tentò di calmarla e arretrando di qualche passo la ragazza rise acida -troppo comodo così Fos, te ne vai mi lasci qui senza niente dicendoti che saresti tornato, mi spiace ma è troppo comodo un bagno nel Lete- continuò a schiaffeggiarlo mentre lacrime le scendevano dal volto -dimmi perché mi hai fatto questo?… perché? non sai i giorni passati in solitudine in angoscia per te!- continuò tra le lacrime -sera, ma che bella ragazza, mi chiamo Basilyus e sono…- tentò di smorzare la tensione -lo so chi sei figlio di Zeus devo ringraziare tuo padre se sono confinata qui a Ogigia e ho perso l'amore del mio ragazzo- ringhiò -ti voglio fuori di qui domattina stessa, quanto a te Fos…- -Damos il mio nome è Damos- la corresse con gentilezza -fa un po’ come ti pare! ma ti voglio parlare in privato- continuò come se non fosse stata interrotta quindi si allontanò -sarete miei ospiti, saprete quando la cena sarà pronta- gli lasciò sulla spiaggia basiti -avrei preferito un mostro, avrebbe fatto meno male- borbottò il contadino allontanandosi dalla caverna -la conosci? insomma sembra che tu le abbia fatto davvero molto male- domandò il mercante -la conosco? di lei ricordo solo il nome: Calipso3 da quello che mi ha detto mia madre era la mia ragazza, ma non ricordo nitidamente nessun momento passato con lei- rispose, il suo tono era malinconico e stanco, come se ripiangesse la sua vita passata -capisco senti ha nominato il Lete, cosa volevi dimenticare?- chiese ancora l'altro con curiosità incessante -magari lo ricordassi- mentì Damos quindi stettero sulla spiaggia ad aspettare qualcosa che indicasse che la cena era pronta. Il segno non si fece attendere molto, l'intera isola si riempì di odori diversi e tutti appetitosi, la cena si svolse in rigoroso silenzio, una volta consumata Calipso invitò Basilys ad andarsene, quando questi se ne fu andato Calipso si sedette accanto al figlio di Urano -cosi ti sei dimenticato la tua storia? Vorresti ricordarla?- chiese a brucia pelo -si- si limitò a rispondere anche se con indugio -molto bene Fos figlio di Zoe e di Urano- esordì la nereide4 quindi raccontò la storia di una persona in cui Damos faticava a riconoscersi, ma la sua mente e il suo corpo gli urlavano che era la verità. -Capisco, ti chiedo scusa se ti ho fatto soffrire non era mia intenzione, ho scelto di dimenticare perché Zeus mi dava e continua a darmi la caccia- rispose alla fine del racconto -lo so, ma dimmi Ermes mi aveva annunciato la tua morte a inizio mese cos'è successo?- chiese la ragazza scossa dai tremiti, Damos raccontò la sua storia fino all'arrivo sull'isola - Clio… che sentimenti provi per lei?- chiese con calma il contadino ci pensò -credevo amore- la malinconia di quelle parole era palpabile -Fos, lo so che è difficile ma ti dico che non è così, i tuoi sentimenti per lei sono frutto del Lete- i suoi occhi di colore azzurro assunsero una sfumatura di compassione -io non lo so, potrebbe anche essere ma io la amavo-tentò di scusarsi, era straziante parlare di Clio con lei -stai mentendo a te stesso, ti conosco da troppo tempo, non ti saresti mai innamorato di una ragazza mortale… mi dicesti che saresti impazzito nel vederla invecchiare e vederla spegnersi tra le tue braccia, impotente difronte al potere di Thanatos imprigionato in un corpo eternamente giovane-il tono di voce era altero, Damos sentì che il velo che tratteneva i suoi ricordi si era squarciato per sempre, i ricordi si riversarono nella sua mente come un fiume in piena -cosa prova Fos per Clio?- domandò Calipso notando quel cambiamento -io ti amo, ma non mi posso perdonare il cambiamento di Clio- Damos era sicuro di quello. la ragazza si avvicinò a lui e lo strinse in un forte abbraccio, che lui contraccambiò -cosa ti è successo al braccio?- la paura fece vibrare la voce alla nereide-ho ricevuto una brutta ferita- rispose sostenuto, la ragazza scostò il mantello da viaggio mostrando l'arto completamente nero ed atrofizzato, legato al fianco da una serie di lacci di cuoio, Calipso si portò le mani tremanti alla bocca mentre ricominciava a piangere -è senza vita, cos'è successo?- Chiese tra le lacrime -ho protetto un amico da suo fratello- disse con sufficienza -tu fai sempre la cosa giusta, perché devi essere così?- gli urlò contro la ragazza bersagliandolo di pugni sul petto che pian piano diminuivano di forza per la disperazione. Fino a che il contadino non la strinse a se e la baciò teneramente sulle labbra -io non faccio sempre la scelta giusta, per colpa mia ho creato la mia nemesi, non sono riuscito a salvare mia madre e nemmeno un Amico che ora è posseduto da un dio egizio- rimpianse -Fos, non sei onnipotente, ci sono cose che anche un figlio di Urano non può contrastare… - la ninfa restituì il bacio. In quel momento un ruggito spaventoso risuonò all'esterno -Basilyus!- urlò scostando con delicatezza la fidanzata -non ti permetterò di andare così- lo guardò con severità e disperazione -ti prego Calipso non ho tempo- protestò Damos -ho detto che non ti lascerò andare così non che ti vieto di aiutarlo- sorrise quindi sparì in un antro della caverna a fianco della cucina, una tenda di seta candida nascondeva un letto matrimoniale "chissà se io e lei…" si chiese il ragazzo ma scelse di vivere nel dubbio. Addossato ad una parete un telaio sul quale era appoggiata una tunica blu scuro con gli orli in argento sull' orlo più lungo era ricamato il suo nome: φως5 l'ho fatta per te il giorno che te ne andasti al tuo lato del letto c'è ancora la tua corazza- disse indicando una corazza nera con un elmo dal lungo pennacchio azzurro. Damos indossò la nuova tunica e si gettò fuori dalla grotta, non trovò niente di insolito, la notte era già calata da qualche ora, i suoi occhi non avevano difficoltà al buio, ma non riuscì comunque a trovare l'amico. In preda al panico si inoltrò nel bosco che costeggiava la dimora del titano, rallentò solo quando arrivò al centro di una radura di alberi che sembravano essere stati carbonizzati, alcune pozze di veleno verdastro fumavano, facendogli lacrimare gli occhi. Al centro di quell'antro stava Basilyus in piedi, quando arrivò non si voltò nemmeno -ah meno male stai bene- sospirò Damos -già Fos figlio di Urano- la voce dell'amico era marmorea e imperscrutabile -Damos di Arcadia figlio di Zoe e si è vero Di Urano e a quanto pare mi chiamo Fos ma che importa- rise dando una pacca sulla spalla dell'amico; elettricità percorse tutto il suo corpo trasmettendosi a Damos che ritrasse con un gemito la mano che formicolava ancora -ehy! fa male- si lamentò massaggiandosi l'arto -sai, da come ne parlava mio padre mi aspettavo un guerriero, Damos non sei nemmeno l'ombra di un guerriero- lo schernì il ragazzo -quindi è così? vuoi uccidermi per lui- istintivamente la mano si strinse attorno alla moneta -Basilyus, non voglio farti del male ne a Zeus- gli assicurò arretrando di qualche passo -strano, paparino una volta mi disse di guardarmi dal figlio del cielo, che desiderava solo la sua morte per ascendere all'Olimpo e far tornare i titani al potere- ringhiò un toro si formò nell'oscurità -tuo padre mente! È paranoico ha rinchiuso la mia!… Calipso, ha rinchiuso Calipso qui perchè patteggiava per i titani, ma io stavo dalla sua parte!- latrò, le stelle cominciarono a vorticare in modo caotico, il toro caricò ma i rami lo disarcionarono facendolo finire contro il ciglio della radura -Basilyus non voglio combatterti, se volessi il trionfo dei titani non gli ostacolerei non credi?- la sua voce era ferma come non mai -Damos o forse dovrei chiamarti Fos, è difficile crederti quando te la fai con una di loro- "Calipso!" Doveva salvarla sentiva che in quel momento era minacciata, l'unico inconveniente era il fatto che non si poteva muovere -ti fidavi di me quando non sapevi chi ero, mi hai salvato la vita!- Basilyus rise sprezzante -il mio più grande errore, avrei dovuto lasciarti divorare da Circe-a quanto pare non era disposto a ragionare, evocò la spada un leone schizzò nella direzione della grotta -il tuo avversario sono io non la mia ragazza-. Dopo aver detto quelle parole si senti più leggero, un aquila gli piombò sul braccio graffiandolo in profondità, subito la costellazione della fenice si staccò dalla lama e prese vita per fiondarsi sull'uccello, in una manciata di secondi i due si persero in un selvaggio scontro all'ultimo sangue, Damos non ebbe nemmeno il tempo di leccarsi le ferite che il toro stordito lo caricò nuovamente. Il ragazzo passò a fil di spada l'animale esplose in fasci elettrici che lo ustionarono. Damos cadde a terra in ginocchio tra i lamenti -non male figlio di Urano ma non basta è finita!- la lama del coltello calò sul mezzo titano che riuscì a deviarne il corso con del grano che germogliò per proteggerlo - reagì menando un fendente che lasciò un taglio a mezza luna sotto l'occhio di Basilyus che si portò istintivamente la mano all'occhio -Dannato ti ucciderò e poi…- ringhiò - e poi niente Calipso non é debole come sembra- la voce vibrava per la fatica mentre edera velenosa si avviluppava intorno alle gambe di Basilyus -fine del gioco è edera velenosa le sue foglie non saranno docili quanto lo sono io- il figlio di Zeus rise divertito -Circe ha preso un granchio non sei un coniglio ma una tigre, però hai ragione, è finita!- un Cigno avvolto da saette lo cinse con le ali, la scarica lo fece crollare a terra con fiato mozzato -per quanto riuscirai a mantenere questo ritmo?- domandò in un rantollo -e tu hai deciso di prendermi sul serio?- Damos sorrise con le scarse forze che gli erano rimaste -mi spiace ma non voglio combattere con te- ti costringerò farlo allora- un nuovo ruggito terrificante si alzò dalla grotta di Calipso. -Devi lasciarla in pace chiaro! Vuoi uccidermi? Molto bene ma lei deve vivere!- Damos era accecato dall'ira tanto che la sua stesa voce gli sembrava estranea, sciami di stelle precipitarono da cielo l'edera che lo avvolgeva si strinse tanto da soffocarlo -la ragazza è viva la tua aquila si batte bene-disse in un sussurro strozzato poco prima che un getto di fiamme; che quasi carbonizzò Damos lo liberasse, un enorme creatura, simile ad un grosso varano con ampie ali nere membranose e una lunga coda che culminava con un artiglio uncinato era a circa sei metri d'altezza sopra di loro, l'animale atterrò sulle due zampe posteriori mentre nelle piccole zampe anteriori reggeva Calipso che si dimenava a più non posso -LASCIALA! ORA- ordinò -quindi affondò la lama nel fianco del ragazzo che era a quanto pareva immune alle fiamme della bestia -finalmente ho il tuo interesse- lo sentiva ansimare per lo sforzo era al limite, peccato che anche lui si sentisse stanco stava per giungere l'alba e aveva usato fino all'ultima goccia del potere che le stelle di quella notte morente potevano offrirgli, ora dipendeva da lui il mostro si chinò incuriosito un enorme drago come varano colore nero scagliato di stelle dal collare membranoso si posò affianco della viverna6 ruggendo -rischiamo di distruggerci a vicenda devi fidarti di me, Damos o Fos? è solo un nome io sono me stesso, sono il ragazzo che hai salvato e tu sei Basilyus non puoi scegliere il tuo destino- gli sussurrò ma le sue parole caddero nell'oblio -entrambi avevano perso coscienza. Quando riaprirono gli occhi Calipso era china su di lui e stava versando del liquido incolore e dal profumo delicato sulla sua pelle scorticata - buon giorno, passato una nottata tranquilla?- sorrise il ragazzo, la nereide rispose con un verso di scherno, sembrava tranquilla per quanto poteva esserlo una ragazza condannata alla prigionia eterna e a innamorarsi e perdere ogni uomo che approdava lì, e che solo la notte prima era stata attaccata da una viverna -Damos, sono contenta che almeno qualcosa di Fos vive in te, avresti potuto uccidere il figlio di Zeus- sembrò quasi sollevata nel dirlo -brandisci ancora Lykófos7, la tua spada, Urano ti ha ingannato… non ti ha dato nulla che non fosse già tuo- Il ragazzo non rispose si sentiva ancora attraversato dall'elettricità -lui dov'è sta bene?- chiese in fine dopo un lungo periodo passato in silenzio -si, sta bene il suo costato ha visto giorni migliori ma vivrà, adesso è sulla spiaggia, mi ha chiesto scusa per il trattamento che mi ha riservato- raccontò con stizza -Fos ti prego fai attenzione, non ci sarò sempre io a curarti- il tono dolce della ragazza sembrò strappargli via il dolore -Calipso figlia di Nereo, quando mai sono stato impudente- rise alzandosi -vuoi una lista in ordine alfabetico- rise lei -ma come ho fatto a dimenticarti? Troverò un modo per farti felice… lo giuro sullo Stige e sul mio sangue di Urano- se ne Andò prima che la ragazza ribattesse. Il giovane giunse sulla spiaggia circa cinque minuti dopo, Basilyus era seduto sulla sabbia e scrutava il mare liscio come un acquarello -Devo chiederti scusa, avrei dovuto dirti subito chi ero- esordì sedendogli accanto, tra i due calò il silenzio spezzato solo dalle onde che si infrangevano sulla spiaggia -Zoe, non è il nome di un titano- replicò proprio quando Damos si era arreso e si era alzata -mia madre era una mortale- spiegò con tono neutro -mi spiace, mio padre parlò di te come di un mostro, per essere un contadino combatti fin tropo bene- replicò, Damos sollevò la spalla -non sono sempre stato un contadino, il tuo drago non avevo mai visto nulla di simile- rispose in tono piatto -mentre eri con Calipso mi ha attaccato, lo affrontai e gli strappai un artiglio… sono riuscito a evocarlo, e bhe il resto lo conosci- quindi alzò lo sguardo fissando il ragazzo in piedi accanto a lui -siamo amici?- chiese con un'mezzo sorriso -direi di si, i miei amici non sono contenti se non provano ad uccidermi…-tese la mano sana a Basilyus che la afferrò senza esitazione -scusa, ho quasi ferito la tua ragazza- Damos rise di gusto -se la memoria mi è tornata, Calipso è più combattiva di quello che sembra- quindi fece una pausa guardando il pallido sole pomeridiano d'inverno -dobbiamo andare il mondo sta per finire e noi dovremmo essere al nord- sentenziò quindi evocò Lykófos e subito la ormai consueta fenice gli atterrò accanto -vorrei conoscere la tua storia- decretò l'amico salendo in groppa all'aquila -ti racconterò tutto in volo- promise imitandolo e staccandosi in volo.

    Midgard

    La neve fioccava tremenda, in un fortissima tempesta che durava imperterrita da giorni, in mezzo alla tempesta una piccola casa sembrava sfidarla. Fu in quella casa che Raul si riprese, quando riuscì a mettere a fuoco si ritrovò a fissare due faccioni paffuti coperti da lunghe barbe -ben svegliato, sei il secondo che si risveglia- gli sorrise la faccia coperta da una lunga barba fulva intrecciata con piccoli ornamenti d'oro e di osso sui quali era inciso un motivo strano -il secondo? chi… aspetta voi chi siete?- chiese frastornato -Oh ma che scortese. sono Eitri8 del popolo dei nani, ti trovi nella nostra fucina, il tuo amico Xavier si è già ripreso- rise fragoroso -perdona il mio fratellino, sono Brokk8 e si sei nelle nostre fucine ma dovresti riposare- si intromise il nano più anziano, Raul non se lo fece ripetere due volte e crollo nel suo morbido letto. Quando si risvegliò notò Xavier intento a guardare fuori dalla finestra, come se sperasse di scorgere qualcosa attraverso quella fredda muraglia bianca. Quando notò che l'amico era sveglio si voltò verso di lui e il ragazzo lo raggiunse -mia madre ci ha salvato, ne sono sicuro… ma le cose vanno male- iniziò tornando alla finestra -vanno male?! siamo vivi d'accordo Lily non ci potrà coprire con l'elmo, Damos è disperso e Daniel è ancora privo di sensi, ma noi due siamo vicini alla meta, non va poi così male!- sorrise l'altro Xavier scosse la testa contrariato -no, va davvero male, questo è il terzo in inverno di fila- Raul lo frenò -Amico non ti seguo, hai paura della neve?- Xavier sbuffò stizzito -questa è la terra dove sono nato, sono il figlio della dea dell'inverno, non temo questa neve, ma quello che la seguirà- Raul lo lasciò sfogare -vuoi forse dire che siamo arrivati tardi?- Xavier distolse lo sguardo dalla neve -non so se siamo arrivati tardi, ma non abbiamo più molto tempo questo è Fimbulveter9, e questo è il terzo inverno… Ragnarok è vicino-.

    Glossario

    1Nemes: il copricapo del faraone, caratterizzato dalle bande blu ed oro spesso sormontato da un cobra simbolo di regalità

    2 Ecate: titana figlia di Perse e Asteria, titana della magia e degli incroci non che delle fasi lunari, combatte con i titani nella titanomachia, fu però risparmiata da Demetra che la fece accogliere nell' Olimpo per l'aiuto datole nella ricerca di Persefone.


    3Calipso: diverse sono le ipotesi sulle sue origini, Omero la vuole figlia di Atlante e Pleione, io ho scelto volutamente una teoria meno accreditata che la vede figlia di nereo e della ninfa Dione, nella titanomachia si schierò a favore dei titani, per questo quando gli dei prevalsero Zeus la imprigiono a Ogigia, costretta a rimanere in eterno su quell'isola, mente le Moire la condannarono a innamorarsi e a perdere ogni uomo che approdasse sulla sua isola


    4Nereidi: Ninfe marine figlie di Nereo, antico dio del mare figlio di Ponto e Dione figlia di Oceano, erano ninfe benigne si riteneva infatti che aiutassero i marinai

    5 φως: (Fos) Luce

    6 Viverna: mostro originario della mitologia norrena, simile a un drago europeo si differenzia da quest'ultimo per le dimensioni più ridotte, gli arti anteriori assenti o poco sviluppati e la presenza di un pungilione velenoso sulla coda, alcune viverne inoltre sanno sputare fuoco o veleno, la viverna più famosa è probabilmente è Nidhoggr, la viverna che si ciba delle radici di Yggdrasill

    7 Lykófos (Crepuscolo) nome della spada di Damos

    8 Brokk e Eitiri secondo la mitologia nordica erano due fratelli della razza dei nani dalla abilissima bravura nel lavorare il ferro tanto che costruirono molte armi o ornamenti per gli dei come per esempio il matello di thor, il cinghiale d'oro per il dio Freyr o Gugnir la lancia di odino.

    9Fimbulveter: l'ultimo dei segni che preannunciano Ragnarok, sono tre inverni ogniuno dei quali dura tre anni, durante i quali il sole non brilla mai, al termine dei quali il sole e la luna verranno divorati dando inizio al Ragnarok

    Edited by Phoenix93 - 17/11/2015, 14:19
     
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    Che bel capitolo!
    Lunghissimo e bellissimo, di quelli che piacciono a me xD
    Allora, finalmente Elly si è riscattata insieme alla sua famiglia, carina la riunione di famiglia xD
    La battaglia che c'è stata nel desrto è stata davvero imponente, l' ex-principessa se l'è vista molto brutta direi.
    Altra battaglia imponente si è svolta a Ogigia, cavoli se le sono suonate di brutto quei due. Comunque mi fa piacere che alla fine l'odio che Zeus prova verso Fos (oramai lo chiamo così) non ha avuto la meglio su Basylius. E... il nostro caro vecchio Fos ha una fidanzatina di tutto rispetto :3
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    una tenda di seta candida nascondeva un letto matrimoniale "chissà se io e lei…" si chiese il ragazzo ma scelse di vivere nel dubbio addossato

    Phoenix birichino :asd:
    Allora la fine del mondo è vicina, mi pare che stiamo per giungere alla fine, immagino ne succederanno delle belle e secondo potrebbero esserci anche delle morti, alla fine non si vanno a scontrare con delle formiche xD
    Bene bene attendo il seguito :)
     
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    una tenda di seta candida nascondeva un letto matrimoniale "chissà se io e lei…" si chiese il ragazzo ma scelse di vivere nel dubbio addossato

    Phoenix birichino :asd:

    se ti scandalizzi per così poco... morirai con l'arrivo del prossimo capitolo :zizi:

    e poi siamo tutti bimbi grandi, la TV ci ha abbituati a mooolto peggio :)
     
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    ex principe dei forum

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    Tranquillo che faccio solo finta di scandalizzarmi :asd:
    Sono sempre per il no alle censure xD
     
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    Salve a tutti eccoci duneque ad un nuovo capitolo... sarebbe dovuto essere un solo grande capitolo ma per volere di ForumFree è stato scisso in 3 parti dicono che 27 pagine sono troppe per un unico messaggio, eh va bhe vi lascio quindi alla prima parte il capitolo XXI. a breve metterò anche le successive, buona lettura a tutti

    Capitolo XXI: Fos di Arcadia il figlio degli astri

    La notte aveva già avvolto il mondo nel suo abbraccio, le stelle illuminavano l'oscurità per quei pochi mercanti che non avevano ancora rincasato, sostituendo la luna eclissata da una nuvola di passaggio. Dall'alto di un alto monte un' uomo avvolto in vesti candide guardava con sufficienza quel piccolo brulichio di persone che si dirigevano verso un piccolo villaggio contadino -non credevo che ti interessassero nonno- una giovane voce arrivò alle spalle dell'osservatore, che si voltò, i capelli così biondi da pare bianchi agitati dal vento -non mi interessano, anzi mi disgustano Prometeo1- rispose con indolenza, Prometeo visibilmente più giovane con capelli corvini ribelli e un peplo color bronzo si avvicinò al nonno con un largo sorriso stampato in volto -non puoi mentirmi nonno, gli avresti distrutti se non tenessi a loro- il titano più anziano rispose con un verso di scherno -sono inutili, fragili animali che si contendono il diritto di vivere versando il sangue dei loro stessi fratelli, ma comunque anch’essi troveranno la loro fine in una pira, non importa quanto abbiano guadagnato, quanti campi abbiano arato, quante battaglie abbiano vinto e per chi… il loro destino è sempre la polvere, il loro nome sarà dimenticato e delle loro opere non rimarrà nemmeno il ricordo- terminò voltando le spalle a quella vista mentre il manto nero che gli cingeva le spalle svolazzava in mille pieghe -non è così, in vero gli umani vivono e muoiono si affannano ma continuano a tenere duro, in nome di quello in cui credono e perseguono quest'obbiettivo per tutta la vita, creano legami indissolubili, rendendo la loro vita preziosa… tu sai di cosa parlo vero nonno Urano?- il più giovane fissò con insistenza il nonno -ti propongo un accordo, sono sicuro che almeno un'umana è degna di te nonno, se questo si dimostra veritiero… sarai costretto a scegliere tra Gea e la mortale, se invece non troverai nessuno potrai sterminarli, ci stai?- Urano guardò la ormai silenziosa città, quindi tornò a fissare il nipote -sei divertente, ecco perché non ti ho rinchiuso con gli altri- rise il titano più anziano -parlo seriamente, ti vedo e perché non puoi essere felice? Tu odi la nonna dico bene?- Prometeo sapeva già la risposta ma volle vedere la reazione del sovrano dei titani che tacque, Urano fece per andarsene ma il nipote lo fermò mettendogli una mano sulla spalla -lo dico per te nonno, non negarti la felicità per orgoglio- l'altro scostò il nipote con veemenza, -non abbiamo più nulla da dirci va con la mia benedizione- detto questo si levò da terra salendo gli astri come una dolce scalinata con il mantello che gli frusciava al seguito. Passarono circa due mesi dalla conversazione con Prometeo, Urano aveva mantenuto la sua linea austera e aveva evitato ogni contatto con i mortali, quella sera come di consueto sua madre lo aveva convocato per il dodicesimo rapporto, Urano vagava per il cielo turbato: era forse vero? Per sua madre non provava nulla se non un gelido sentimento di risentimento, da quando era nato non aveva conosciuto amore, ogni incontro con la madre era guidato dall' istinto -cosa sono diventato? Nato per compiacere sua madre come un cane vuole i affetto da un padrone incurante- borbottò tra se quindi lanciò un urlo disperato -nato per essere ucciso dal figlio che giace nel grembo della mia stessa madre? "È quindi questo che vogliono le Moire da me…" si ritrovò a pensare, mentre lacrime scendevano dai suoi occhi creando nuove stelle ovunque si posassero. Senza rendersene conto i suoi piedi smisero di solcare la volta celeste e la terra venne incontro a lui dandogli una sensazione di nausea, il volto del titano si distorse in una smorfia disgustata -salve madre- ringhiò avrebbe voluto distruggere quella piana erbosa, ma a che pro? quindi si sedette con la schiena appoggiata a una betulla bianca. Seduto così non si accorse nemmeno di star piangendo lacrime amare che si andavano ad unire alle stelle nel firmamento. -Che magnifica sera non trovi?- la voce di una donna lo fece trasalire e scattare in piedi -vattene, voglio restare solo- le rispose il re dei titani voltandosi a guardarla, una donna dai lunghi capelli corvini che facevano spiccare i suoi occhi verdi, vestita con abiti umili era china a raccogliere erbe -solo? Non mi sembra il caso sembri parecchio sconvolto, ah mi chiamo Zoe abito nel villaggio la giù- rispose con un vago cenno della mano Urano si spostò di qualche passo -non ti ho chiesto nulla del genere donna vattene ora- sbottò la donna rivolse il suo sguardo verso di lui -lo farei volentieri, ma mi servono queste erbe. Certo tua madre non ti ha insegnato le buone maniere, come speri di trovarti una bella moglie se ti comporti così?- rispose tornando al suo lavoro -mia madre?- rise l'uomo amaro -non è un tipo che insegna è più il tipo di donna che vorrebbe… ma che ti importa donna?!- il titano si mise sulla difensiva allontanandosi ulteriormente da Zoe che sorrise divertita -ti spavento? sai non mordo mica- la donna che finalmente retta si dimostrava una donna di circa ventisei anni di bell'aspetto -beh, io ho finito bella chiacchierata- -è stato un piacere solo tuo, sei la creatura più irritante che abbia mai visto- ringhiò il titano l'altra rise e si stinse nelle spalle -probabile, ma almeno hai smesso di piangere- la donna riprese il canestro di vimini ormai colmo di erbe -beh, ho abbastanza erbe, ci vediamo misterioso cafone- Zoe fece per andarsene -Urano- disse quindi in un bisbiglio l'uomo -come prego? non ho sentito- la ragazza si fermò voltando la testa verso l'uomo -Urano, il mio nome è Urano… piangevo perché ho conosciuto il mio destino-. Zoe rimase in silenzio per un lungo periodo incapace di capire se quell'uomo mentisse o semplicemente si prendeva gioco di lei -Capisco, quindi saresti il re dei titani-. Così dicendo si inchinò per qualche istante posando il capo al suolo, quindi si rialzò -beh Urano, sei troppo concentrato sul futuro, se anche una mortale come me è riuscita a sorprenderti, sai dovresti goderti il presente così quando morirai non avrai rimpianti- quelle parole suonarono come un insulto nelle orecchie del titano, lui era l'intero cielo l'espressione massima dell'eterno veniva a dirgli di arrendersi al destino? Era inaccettabile, e allora perché una parte di lui dava ragione a quella mortale, Zoe, -non basta un nome per cambiare la tua sorte, morirai come tutti i tuoi simili e quello che eri sarà dimenticato- replicò acido quindi se ne andò senza dar tempo alla ragazza di ribattere. Qualche ora dopo Urano era seduto nel suo palazzo tra le nubi, nel suo trono d'argento e zaffiri stava ripensando all'incontro con Zoe tra un sorso di vino e l'altro era intento a scrutare svogliatamente nella sua coppa quando una risata annunciò che non era più solo -Prometeo, vattene non sono in vena- annunciò con voce calma e inflessibile -hai fatto conquiste nonno?- Prometeo apparve inginocchiato davanti al trono. Il giovane titano non si fece intimorire dalle parole del padrone di casa, Urano appoggiò stancamente la coppa sul bracciolo e si alzò, stese il braccio, una lancia argentea dalla punta cobalto -non te lo ripeterò Prometeo figlio di Giapeto, lascia questo palazzo, ORA. - intimò nuovamente -cos'hai deciso per l'umanità? - chiese sudando freddo, non aveva mai visto il signore dei titani in quello stato. Urano pestò l'asta al suolo un buco nero si generò nella sala del trono, a pochi passi dal nipote, il re dei titani sembrava completamente incolume dalla gravità del corpo celeste, la stessa cosa non sembrava valere per Prometeo in difficoltà a mantenere la sua posizione -ti ho forse interpellato? Se riterrò che tu ne sia degno ti convocherò- queste erano palesemente le ultime parole di Urano. Prometeo se ne andò silenziosamente per poi voltarsi all'ultimo prima di uscire dalla sala del trono -deve averti proprio turbato, cosa ne pensi di lei?- chiese lasciando da parte la spavalderia di poco fa -è la creatura più irritante che abbia mai visto- rispose secco l'altro tornato sul suo trono -e…?- lo imbeccò il nipote -e… niente, o meglio sento di provare qualcosa per lei, non molte creature mi avrebbero affrontato e consolato come Zoe… voglio far ordine nel mio cuore e nella mia mente- rispose mesto -Zoe? sai addirittura il nome? Beh ti lascio solo con i tuoi pensieri, ma ti consiglio di rivederla-. Il giovane titano scomparve oltre le soglie della sala. Il sovrano di quel sontuoso palazzo rimase confinato in quelle sale per circa tre mesi, fino a quando non si decise a tornare da Zoe. Le vallate dell' Arcadia erano buie in quella notte senza luna, Urano si sedette accanto alla betulla vicino alla quale aveva incontrato la ragazza la prima volta. Aspettò diverse ore ma della ragazza nessuna traccia stava per arrendersi e tornare al suo palazzo ma un' idea migliore gli riempì la mente: andare a cercarla, percorse quindi i grandi spazi erbosi che lo separavano da un piccolo borgo, le luci accese lo facevano risplendere nelle tenebre non c'era nessuna guardia all'ingresso, una fila di case gli apparve sulla sinistra mentre sulla destra delle fattorie ospitavano degli animali al momento addormentati. Zoe gli aveva consigliato di limitare la sua onniscienza ma Urano voleva ritrovare quella donna e così gli ci vollero pochi attimi perchè venisse a conoscenza di dove viveva: una graziosa casetta al limitare del villaggio. La raggiunse la casa era più grande di quella della sua visione ma trovò comunque Zoe in lacrime china su di una pira, sopra la quale era distesa su di una cascina di legna una vecchia pallida dalla morte, magrissima come se di lei esistesse solo lo scheletro, dei fini capelli bianchi. Appena Zoe notò la sua presenza si diresse verso di lui tra i singulti e tirando su col naso -le erbe non sono bastate- disse a fatica con voce tremula -era tua madre, sarai turbata- tentò di consolarla -SARAI TURBATA?! non sai dire altro?! certo che sono turbata, anzi sono afflitta- rispose con rabbia -sei un titano riportala qui, farò tutto ciò che vorrai- lo implorò piangendo amaramente -non voglio farlo- rispose Urano accarezzandole i capelli -non vuoi farlo? NON VUOI FARLO?! PERCHÈ DI GRAZIA?!- la vostra vita ha una fine è questo che la rende preziosa quanto una vita immortale, voi uomini dovete assaporare ogni istante delle vostre vite e quelle dei vostri cari, riportarla qui sarebbe un affronto a te e a lei e a te mi hai detto che bisogna vivere per non avere rimpianti- Zoe che si era scostata dal titano lo abbracciò stretto -sono sua figlia, dovrei accendere la pira ma non ci riesco… sembra stia riposando, vuoi accenderla con me?- domandò guardandolo dritto negli occhi, i suoi occhi verdi erano gonfi per le lacrime versate -d'accordo Zoe d'arcadia, che tua madre possa trovare la pace nei campi Elisei- Urano si avvicinò al cadavere e posò una moneta d'oro nella mano destra della vecchia. Zoe si avvicinò tremante con la fiaccola in mano -Mio signore non ce la faccio, ho paura, paura di restare sola, paura di cadere e non riuscire a rialzarmi…- le lacrime ricominciarono a caderle dalle guance rosee Urano le asciugò con delicatezza -tu non potrai mai cadere, hai salvato un titano da se stesso- la confortò quindi insieme incendiarono la pira. Stettero in piedi per tutto il tempo a vedere il fumo che saliva in ampi cerchi unendosi al cielo. Quando Zoe ruppe il silenzio il corpo della madre era totalmente consumato, ne rimanevano solo ceneri ancora ardenti - lo sai, mia madre mi parlava spesso di un uccello immortale, in grado di rinascere dalle ceneri, mi ripeteva di continuo: "Zoe, lo sai come si fa a vivere in eterno? Ebbene il primo passo per la vita eterna è non temere la morte stessa" Si, io credo che sia viva nei miei ricordi e nei suoi insegnamenti- Urano non seppe cosa rispondere, aveva sempre ritenuto quegli esseri umani privi di qualsiasi utilità e ora… "è sbagliato, tutto quello che pensavo su di loro è sbagliato" si disse quindi ad un gesto della mano un gruppo di stelle si riordinò formando una nuova costellazione: la fenice. -Quando sarai smarrita guarda il cielo, guarda la fenice e saprai che non sei sola- le disse Zoe non rispose ma gli stampò un bacio sulle labbra, era diverso dai baci della madre terra, Urano riuscì a sentirne la gratitudine e la dolcezza, un sentimento mai provato prima "Amore" stava tradendo sua madre? se lo stava facendo era bellissimo, era quello il premio per guardare al presente? se lo era… era la cosa più bella che avesse mai provato, si sentiva finalmente vivo e non un oggetto nelle mani del destino o uno strumento per i desideri carnali della madre. -Che c'è non hai mai ricevuto un bacio?- se la circostanza fosse stata diversa sicuramente avrebbe riso ma Zoe tenne un tono mite -no, mia madre non tiene a me ma solo a se stessa- rispose abbattuto. Dopo quell'incontro molti altri si susseguirono fino a quello di un inverno di due anni dopo quando il re dei titani si presentò trafelato dall'amata -Qualcosa non va?- chiese vedendolo così scosso -mia madre sospetta di me, Crono ha compiuto due anni e sono sicuro che sarà lui a uccidermi… per un po’ non potremmo vederci- Zoe non lo interruppe nemmeno una volta, quindi lo baciò -sopravvivrò credimi, sei irritante un dolcissimo irritante- rise -io sono irritante? sei tu quella più fastidiosa di una zanzara- sorrise sistemandole i capelli dietro l'orecchio -ti ho fatto questa con una stella- disse allacciandole una collana d'argento e un materiale che sembrava cristallo, un pendente con il simbolo dell'infinito cadeva dal cento del gioiello -la vita é infinita e il nostro amore è infinito- disse, Zoe era visibilmente senza parole -questo è sicuro- gli sussurrò lo guidò nel campo dietro la casa. Era spoglio l'inverno aveva spazzato via ogni coltura lasciando solo la nera terra arata -è una serata calda per essere inverno non trovi?- domandò con scarso interesse la ragazza sfilandosi la veste -Zoe… amore mio, cos'hai intenzione di fare?- Urano era rimasto senza parole, il corpo nudo di lei lo attirava, ma sapeva bene che la ragazza voleva i suoi tempi -per essere il re dei titani, sei piuttosto lento- rise lei -sei sicura di quello che fai?- domandò con un pizzico di imbarazzo -abbiamo condiviso tutto, gioie, dolori è ora di completare il nostro amore- rispose sicura spingendo a terra l'amato cominciando a baciarlo. Consumarono il loro rapporto, Urano aveva avuto altre esperienze ma nessuna di quelle era paragonabile a quella, in quei movimenti era impresso il loro amore, Zoe gli donava una dolcezza ed una serenità che non aveva mai provato, quando Urano solcò il suo antro segreto fu investito da fiotti di sangue, Zoe cacciò un urlo agonizzato -perdonami amore mio sono stato troppo irruento- la ragazza lo zittì con un dito -ero vergine, sono contenta di averla donata a te-. Anche dopo l'atto sessuale rimasero abbracciati addormentandosi l'uno nelle braccia dell'altra. La mattina seguente fu Zoe a svegliarsi per prima e svegliò con un bacio l'amante -è mattina signore del cielo- sussurrò Urano si destò sconvolto -mattino?! devo andare Zoe spero capirai- la ragazza gli carezzò i capelli -certo che capisco… vorrei chiederti un favore, guarderesti nel mio futuro se avremo un figlio?- Urano sorrise -se ti dicessi di no non avresti pace ti conosco, dammi la mano- Zoe obbedì e Urano prese la piccola mano della donna tra le sue, per quanto cercasse di sondare il futuro non riusciva a trovare l'informazione, nel futuro della sua amata c'era una presenza che non riusciva a dissipare. -No, non avremo un figlio, mi spiace- annunciò amareggiato -mh, non sarò mamma, ma sbaglio o ne sei triste?- rise la ragazza per nascondere il dispiacere -c-chi io? Odio i bambini piangono, sporcano, non fanno altro che mangiare e dormire sono solo dei parassiti- balbettò il titano -certo, ho capito ti piacerebbe avere un figlio mortale e ci sei rimasto male- rise l'altra. La parola venne rispettata Urano fu messo sotto stretta sorveglianza dalla madre tanto che dovette rifugiarsi nel suo palazzo nel cielo, tre mesi dopo l'Addio a Zoe si trovava nelle sue stanze quando una ragazza che giungeva di corsa urlando il suo nome lo destò, la donna vestita con un lungo abito argenteo come i suoi capelli simile alla luce delle stelle decorati con degli smeraldi, i suo giovane viso affannato per la corsa era pallido come la luna di una bellezza ultraterrena -Kathlina, calmati che succede?- la ninfa si fermò e si chinò quindi riprese fiato -si tratta di Zoe ecco mio signore lei…- Urano scattò in piedi -sta bene? dimmi cosa succede- il titano la scosse per le spalle -ecco, lei…aspetta un figlio da quattro mesi, se non oso troppo il figlio è suo signore- Urano non sapeva come reagire era felice certo, ma non riusciva a sopportare il suo esilio, però scoppiò a ridere -sarò padre, sarò davvero padre di mio figlio!- strinse in un abbraccio soffocante la ninfa -va da lei stalle accanto, Kathlina ninfa della costellazione della fenice vai e torna quando vuoi e portami sue notizie- Ordinò -e convoca Prometeo- aggiunse, non appena la ninfa sparì Prometeo comparve sull'uscio -avevi ragione nipote mio, solo grazie a te conobbi Zoe e te ne sono grato- il titano parlava così spedito che Prometeo faticava a capire -nonno non riesco a capire…- replicò confuso -Zoe ed io avremo un figlio, voglio che tu lo istruisca- terminò -VOI COSA?!- esclamò senza parole -mi hai sentito ragazzo- -va bene, non ti sembra esagerata la cosa nonno? pensavo che si Zoe ti avesse piantato, come pensi di fare con la nonna?- Urano rise -tra quattordici anni mi farà uccidere da Crono lo libererà dalla grotta eccetera capisci dunque che di mia madre non mi importa nulla- Prometeo ammutolì -nonno non potresti uccidere Crono?- Urano non perse il buon umore, anzi versò un calice di vino al nipote -concentrami sul futuro mi distoglie dal presente, se Crono e mia madre credono di uccidermi… si accomodino sono il cielo non possono eliminarmi la terra ha fine, ma il cielo è infinito- rise come se la prospettiva di morire fosse un'allegra gita in campagna -spero solo che sappia quello che fai- lo frenò disarmato il nipote vuotando il calice, quindi si alzò e fece per andarsene -ehy, sono diventato padre non vorai lasciarmi solo? Dobbiamo festeggiare!- lo rimise a sedere il re degli dei. Il vino scorse a fiumi, era quasi l'alba quando Prometeo levò il bicchiere -un brindisi al ehm…- esclamò ebro e gioioso -sai se è un maschio o una femmina?- chiese ridacchiando, Urano stette ad ascoltarlo con sguardo smarrito con il volto paonazzo -non ne ho la più pallida idea- rise divertito quando la sua mente alleggerita dal vino riuscì a metabolizzare la domanda -Kathlina è con Zoe mi dirà tutto tra qualche giorno- incalzò vuotando la sua coppa in un sorso. Il sole ora donava un aspetto nuovo al palazzo colorando la sala di arancio ed oro, era l'alba e la felice riunione si sciolse. Qualche giorno dopo la ninfa tornò a riferire le novità al titano, -…sta bene, anche troppo! È dura farla stare a riposo- sbuffò, Urano sorrise -lo so bene, ha pensato a qualche nome?- chiese quasi a bruciapelo il volto della ninfa si illuminò -ha pensato ad Astra se è femmina e Fos, se è un maschio… ancora non riesci a vederlo?- rispose Urano si mosse nervosamente per la stanza, con la toga che frusciava a terra -niente, non lo vedo e la cosa mi preoccupa, sono un titano antico dovrei riuscirci, riesco a vedere il futuro dei titani, certo in modo nebbioso ma gli altri non ci riescono su altri titani- ringhiò scaraventando un tavolo un vaso con dei fiori finì in mille pezzi -potrebbe succedergli qualunque cosa e non potrei proteggerlo, potrebbe nascere morto…voglio che tu rimanga con Zoe e mio figlio fino a che lo ritieni opportuno- ordinò risoluto la ninfa si chinò e scomparve. Una notte di forte pioggia, dopo un cielo grigio che accompagnò la vendemmia per tutto il giorno, foglie di mille tonalità di rosso ed oro tappezzavano le pianure e le colline greche. Kathlina si ripresentò al suo signore sudata ma briosa -è un maschietto- Urano al culmine della gioia la abbracciò sollevandola da terra e facendola volteggiare -Fos, la mia piccola luce- pianse di gioia rattristato solo dal fatto che il suo esilio gli impedisse di vederlo -Kathlina, darei qualsiasi cosa per essere con loro ora- sospirò -mio signore… non è saggio Gea ti tiene ancora d'occhio- replicò dispiaciuta. Il sovrano del cielo picchiò il pugno sul bracciolo del trono -lo so, è solo che… è mio figlio- sorrise con tenerezza -grazie della notizia, ora vai stalle vicina- suggerì. Passarono quattordici anni, quella mattina Urano si svegliò con la consapevolezza che quel giorno sarebbe morto, la cosa lo divertiva perché non aveva nessuna paura, anzi si sentiva sicuro e divertito. Dopo un abbondante colazione si recò in cima ad una delle tante scogliere che davano sull' Egeo, l'aria piacevole e frizzante del mare mista al profumo dei fiori primaverili lo misero ancora più a suo agio. Tanto che si addormentò aspettando il suo assassino. Si risvegliò qualche ora dopo, un giovane dai capelli neri e gli occhi color ocra, con una leggera barba cresceva curata sul suo mento -Oh Crono, credevo non venissi più- sorrise -T-tu mi aspettavi padre?- il ragazzo tremava e balbettava -Certo, sarebbe stato sconveniente non presentarsi al mio assassino- sorrise ancora più raggiante -L-lo sai?… volevo dire… che assurdità perché dovrei ucciderti?- Crono arretrò spaventato -mh… ma che strano non hai negato subito, anzi… ma ti dico il perché Gea ti ha proposto di diventare il nuovo sovrano dei titani- il giovane titano rimase scioccato -la mamma non c'entra- rispose dopo una lunga pausa -stai mentendo, sei attirato dal potere ma non avresti il fegato di agire da solo- nella mano di Crono comparve una falce che vibrava seguendo il tremolio del ragazzo, era di una lucido irreale, Urano la guardò con interesse -carina, ma rimani comunque uno smidollato… lo sai, il primo passo per l'immortalità è non temere la morte- Crono rimase immobile non sapendo cosa fare -visto? non hai le palle ragazzo vattene a casa a nasconderti da tua madre- lo schernì Crono si lanciò contro il padre bastò un fendente per evirare il padre, l'organo reciso cadde nell'Egeo sparendo tra i flutti. Il sovrano degli dei cadde in ginocchio in un lago di icore -ora chi è che non ha le palle? Eh padre?- rise il giovane perversamente, il padre non rispose, il suo volto era contratto in una smorfia schifata -ti farò a pezzi- gongolò Crono sovrastandolo -Curioso, perché nel tuo futuro ti vedo a pezzi- rise il titano del cielo -quanto sei patetico a raccontarmi delle cazzate per aver salva la vita- quindi decapitò il padre senza dargli tempo di controbattere, dalla ferita sgorgarono esattamente tre gocce di icore quindi ne straziò il corpo riducendolo a pezzi lasciandolo alla mercé dei corvi che già si avventarono sui brandelli di carne insanguinata. -A quanto pare ci sarà un nuovo re- sogghignò rilassandosi.
    -Fos! Fos!- urlò Zoe -quel ragazzo mi farà diventare matta- borbottò tornando verso casa -mi cercavi?- un ragazzo con lunghi riccioli castani e occhi di un blu scuro, doveva avere circa quattordici anni, un fisico snello e atletico -certo che ti cercavo, è pronta la cena e tu sei ancora in giro- Fos sorrise alla madre-non è colpa mia, Prometeo mi ha trattenuto, abbiamo comb… ops!- ammutolì -CHE COSA AVETE FATTO?!- il ragazzo superò la madre -andiamo è pronta la cena no?- Zoe abbozzò un sorriso -non credere che sia finita qui signorino!- lo rimproverò -ma mamma! Io voglio diventare forte per proteggerti, visto che papà è lontano tocca a me- la donna si rattristò un po' come succedeva sempre quando si parlava di lui -si, certo Fos papà è lontano, quindi tocca a te straziarmi il cuore- rispose inamovibile -ma mamma! Io… voglio solo proteggerti- si lamentò -e io voglio solo vederti al sicuro, non hai mai pensato di fare il contadino? è più bello che andare in giro ad ammazzare la gente- il ragazzo ci pensò su -beh si, sarebbe bello, quando Crono sarà spodestato e la gente sarà felice potrei pure dedicarmi ai campi, ma fino ad allora mi addestrerò con Prometeo- Zoe sospirò esasperata -non riuscirò a farti cambiare idea vero?- il ragazzo tornò indietro, abbracciò stretto la madre quindi le bisbigliò parole rassicuranti -mamma io voglio che tu sia al sicuro, non ti lascerò sola come ha fatto papà-. Insieme madre e figlio tornarono a casa, una casa modesta quasi borghese per dei contadini del fumo usciva dal focolare, non appena varcarono l'uscio Kathlina, la nutrice del ragazzo e vecchia amica della madre si parò dinanzi a loro -sia lodato il cielo sei tornato finalmente -si, e per il giovanotto niente cena- lo anticipò la madre -COSA?! Ma mamma- brontolò Fos che finalmente capì di averla fatta preoccupare sul serio, Zoe dal canto suo non dava segni di cedimento -sei cattiva!- si lagnò il ragazzo -grazie, faccio del mio meglio, vediamo se così imparerai a rispettare tuo padre- ribatté Fos rimase allibito, non aveva mai visto Zoe così aveva davvero esagerato? Bhe aveva fatto trenta tanto valeva far trentuno. Quindi senza dire una parola il giovane uscì di casa e corse via, era già buio, ma non era un problema, non voleva andare in nessun posto particolare, la sua vista notturna era eccellente, ma più correva lontano più si sentiva male, aveva ragione e allora perché si sentiva così? Il ragazzo si guardò attorno non c'era nulla che potesse indicargli dove si trovasse -fantastico, mi sono pure perso- borbottò sarcastico -oh non ti sei perso, sei solo al vecchio tempio di Urano- rispose una voce poco distante -fatti vedere!- Fos si guardò attorno in cerca di qualcuno o qualcosa, finalmente trovò la fonte della voce, era un ragazzo della sua età solo che dalla vita in giù li suo corpo si allungava diventando quello di un giovane puledro di color miele, con quattro zampe giovani e prestanti munite di zoccoli ed una coda dai crini neri -salute a te- lo salutò - Fos rimase interdetto, non aveva mai visto un centauro2 -cosa saresti? domandò sulla difensiva -bhe non lo vedi da te? sono un centauro- il mezz'uomo rimase al suo posto –per cui saresti un mostro?- l'altro scalpito con gli zoccoli anteriori scuotendo la lunga e selvaggia chioma vermiglia -non mi piace quel termine, ti sembro forse un mostro?- il ragazzo si avvicinò di poco -ehm, no…- rispose intimorito vedendo la spada che pendeva al fianco del giovane -potrei definire voi umani dei mostri uccidete vi sfamate di animali indifesi e non ne pagate il prezzo- incalzò, Fos si sentiva a disagio con quell'essere -senti non ci siamo presentati, sono Fos di Arcadia, e tu?- il centauro appena senti quel nome gli andò incontro -Fos?…il figlio di Zoe? A quanto pare non sono l'unico ibrido qui- finì senza dare altre spiegazioni. Inutili furono le insistenti domande di Fos, riuscì a cavargli solo un "non spetta a me dirti la verità" -Kentas, è il mio nome e Fos… una guerra ci sarà è scritto negli astri- Fos non riuscì a trattenere le risate -Kentas, senti scusa il mio scetticismo, ma le stelle illuminano le notti placide e basta- quindi alzò lo sguardo le stelle brillavano da tempo sopra di loro-certo se mi dicessero quanto produrranno i campi di mia madre sarebbe utile- Kentas rimase sbigottito -è incredibile che tu sia così chiuso di vedute-il ragazzo rise -andiamo mi stai dicendo che il futuro è già tessuto nel cielo, sai il mio futuro lo costruisco da me, e poi mi dici che questo è un tempio di Urano? Vedi che fine fanno le stelle!- non servì nessun commento da parte del centauro, quel luogo in rovina irradiava energia tangibile tanto da farlo sentire a disagio -lo avverti molto meglio di me, ma lo neghi per paura immagino, il potere del cielo- Fos diede un'ultima occhiata a quei ruderi, per qua frazione di secondo gli parve di intravedere un uomo nascosto dietro una colonna chi é la?!- urlò la voce gli tremava come anche le sue mani, si tranquillizzò appena la figura scomparve -non ho paura- intimò tentando di calmarsi -è naturale avere paura, ti aiuta a capire i tuoi limiti e se controllata ti rende saggio, insegnandoti ad apprezzare ciò che si è e la vita- Fos non rispose e scappò dal centauro, i suoi ragionamenti non avevano logica, era disposto a chinare la testa con sua madre piuttosto che rimanere ancora cinque minuti lì. Quando vide la casa in lontananza gli salì un groppo in gola. Zoe gli saltò al collo appena lo vide -non farlo mai più o giuro che come ti ho dato la vita ti darò anche la morte- non era molto credibile nel minacciarlo di morte mentre lo ricopriva di baci e lo stringeva al petto. -Mi dispiace, sono stato un idiota- disse piano abbandonandosi all'abbraccio della madre -Fos sei abbastanza grande per sapere…- Zoe fece una pausa tentando le parole adatte -ecco, tu non sei un umano- Fos rise di gusto -oh certo, sono un titano mamma certo che sono mortale- ma l'espressione della donna era seria -Fos tuo padre è Urano- lo zittì prima che avesse il tempo di fare qualsiasi cosa -Oh, certo mamma figurati che il mio fratellastro è Crono- rise divertito dando colpetti affettuosi alla madre -Ah pulcino mio sei sempre così razionale, tanto da farti sfuggire la verità, prestami ascolto-. Il ragazzo scattò in piedi -No, ascoltami tu, il fatto che Urano sia mio padre aggrava il suo crimine- ringhiò -Fos, tuo padre è morto per difenderci e la tua cocciutaggine me lo ricorda molto sai…- Zoe abbracciò il figlio passandogli le dita tra i ricci castani. Il giovane non riusciva a crederci, non voleva crederci era un mero scherzo della natura ne uomo, ne titano, non era nulla. Il centauro aveva ragione, era figlio di Urano. Per anni si addestrò nell'arte della spada annegandovi la sua angoscia fio a che una sera non preparò i bagagli. -Te ne vai?- Kathlina era ritta sull'uscio di casa -si, Kentas mi ha avvisato, un figlio di Crono è vivo devo trovarlo e addestrarlo, se voglio che regni la pace, la guerra è d'obbligo- la ninfa lo baciò sulle guance -sei cresciuto, Fos poterai luce in questo mondo tenebroso- il ragazzo accarezzò la sua balia -addio, tornerò presto, se ci sarà una guerra io proteggerò voi, non dire a mia madre dove andrò e cosa farò- -non ci sarà bisogno, ho sentito tutto- la sagoma di Zoe apparve alle spalle del figlio -sei solo un ragazzo cosa ti fa credere che ti lascerò andare?- Fos sobbalzò imprecando tra i denti. -Lo faccio per la pace, Crono tratta gli uomini come larve, andrò con o senza la tua benedizione madre- la donna sospirò quindi condusse il figlio fuori -mia madre diceva sempre: "il primo passo per l'immortalità è non temere la morte stessa", la fenice non teme la morte e vive in eterno, sono sicura che porterai la pace vai con la mia benedizione- si abbracciarono a lungo quindi Fos partì per il suo viaggio, erano passate ore quando un rumore gli fece sguainare la spada -Fos calma sono io- un centauro dai lunghi capelli rossi emerse dalla boscaglia -Kentas, che ci fai qui?- chiese dunque il ragazzo rinfoderando la lama -che domande, ti accompagno, Zeus é l'unico figlio di crono a disposizione quindi mi assicurerò che tu non lo rompa- Fos sorrise -hai perso il tuo tono mistico o sbaglio?- il centauro scrollò la folta zazzera -ci conosciamo da anni figlio di Urano, mi sembrava superfluo- rise. Anche se il ragazzo cercava di nasconderlo era contento di avere il suo amico con se per quel viaggio. Passarono i giorni il terreno collinare si alternava ad enormi spazzi brulli bruciati dal sole, a paludi stagnanti, erano in viaggio da un mese quando i due amici si trovarono ai piedi di un monte -è questo il posto- sentenziò Kentas, la pioggia che quel giorno aveva deciso di fustigargli cadeva copiosa e sottile come aghi di pino che ferivano la pelle -molto bene, come te la cavi cavallino con l'arrampicata?- il centauro guardò l'amico con aria offesa -fammi capire mezzo titano, tu chiami questo sassolino arrampicata?, siamo seri, potrei arrivare in cima co gli zoccoli legati dietro la schiena- il manto lucido per la pioggia mostrava già i muscoli tesi per la prova atletica -molto bene, dopo di te ronzino- il ragazzo chinò il capo, il mantello da viaggio grondò d'acqua rappresa. Il centauro cominciò a scalare la parete rocciosa con la stessa agilità di una capra di montagna, Fos anche se temprato da anni di allenamenti con Prometeo ebbe non poche difficoltà a mantenere l'equilibrio sulla roccia bagnata e in più di un occasione ringraziò Kentas per averlo afferrato al volo -Non male per un umano, un mortale normale sarebbe morto- rise il centauro quasi due ore dopo in cima al monte, diede una forte pacca sulla schiena del ragazzo che si voltò a guardarlo -devo sapere Kentas, quali sono i miei limiti, come posso morire?- il centauro lo fissò come se volesse indagare sul suo animo, abbandonò la bonarietà di qualche attimo prima -beh, una ferita mortale dovrebbe farti male, ma ti ucciderà solo se un mortale è al di sopra del tuo livello, un mostro potrebbe ucciderti solo se di grossa taglia, insomma credo che le arpie3 potrebbero farti il solletico, un ecatonchiro4… non ne sarei altrettanto certo. è sicuro come il sole che un immortale ti può uccidere, ma tu puoi fare con lui la stessa cosa, o almeno credo, malattie, o altro potrebbero ucciderti solo se il tuo fisico è già debole, quindi se ti trovi tra la vita e la morte e contrai una febbre potrebbe esserti fatale, puoi anche scegliere di morie, ti convinci dunque che il colpo appena ricevuto ti ucciderebbe- terminò. Il figlio di Urano si alzò senza dire nulla e avanzò nella pioggia che non accennava a diminuire -troppi condizionali- sentenziò senza che l'amico parlasse -cosa vuoi che ti dica? sei l'unico mezzo titano che conosco!- sbuffò -va bene, va bene, non ti annodare la coda, credo che il nostro amico sia lì- indicò verso una grotta naturale -ecco, a tal proposito Fos lascia parlare me con il ragazzo tu tendi a essere un po' troppi diretto- sospirò Kentas che temeva di conoscere fin troppo bene l'amico. L'interno della caverna era illuminato da un fuocherello scoppiettante, quattro cinque ninfe mangiavano assieme ad un ragazzino sui dodici anni, quando i due entrarono le ragazze si disposero a difesa del ragazzo, Fos reagì con un verso di scherno -non sono qui per fare del male ne a voi ne al ragazzo, per cui spostatevi- intimò, le Oreadi5 non si mossero di un millimetro -tutto chiaro, Zeus, se non vuoi averle sulla coscienza vieni avanti, ho viaggiato troppo a lungo per desistere- il mezzo titano sguainò la spada che portava al fianco e fece un passo avanti -ottimo negoziato Fos- sibilò dandosi una pacca sulla faccia, il ragazzo rinfoderò la lama e studiò Zeus: un ragazzino pallido e mingherlino, Fos si sorprese che riuscisse a muoversi con un fisico così gracile -siamo seri? Va bene, Zeus hai mai tirato di scherma?- il dio si passò una mano sui ricci biondo oro -no, perché? Ma si può sapere cosa volete da me?- nel frattempo una capra si era aperta un varco tra la moltitudine di ninfe e ora fissava Fos poco amichevolmente, preparandosi a caricarlo con le lunghe corna -pure la capretta, questo è troppo. Kentas io vado fuori la profezia è sbagliata o magari inventata- detto questo il giovane diede le spalle ai presenti e fece per uscire, era voltato di spalle quando l'animale caricò -Amaltea6 no!- esclamò il giovane Zeus, ma era ormai troppo tardi la capra era ormai gettata in corsa contro il figlio di Urano che la fermò a mani nude, mentre le ninfe trattenevano il fiato ancora scosse -Fos, ti prego non sei qui per questo- gli ricordò l'amico -io lo so, è la capretta che non lo sa- il suo tono era affaticato dal tentativo di fermarla senza fargli male -andiamo capretta non sono venuto a far del male a Zeus, ma a prepararlo al suo destino- la rabbonì il mezzo titano, incredibilmente smise di opporre resistenza e si fermò belando indispettita, come per dimostrare la sua superiorità -visto nessuno si è fatto male, sei contento- il ragazzo diede un colpetto affettuoso al centauro -Fos mi farai imbizzarrire un giorno- rispose esasperato massaggiandosi la fronte. Il figlio di Urano tornò a concentrarsi su Zeus, tentò di calmarsi, sospirò -faremo un tentativo, sai nulla dei tuoi genitori Zeus?- domandò scrutandolo in quegli occhi azzurri molto simili ai suoi -non gli ho mai conosciuti, Amaltea e le ninfe mi hanno cresciuto- rispose Fos studiò il volto delle Oreadi vi era dipinto il panico e l'angoscia -molto bene, con il permesso delle signorine ti racconterò una storia- qui fece una pausa, alcune delle ragazze gemettero e piansero, una di loro prese la parola -Fos, ti prego lascia questa grotta nella pace in cui l'hai trovata- era sicura di se sembrava una statua di marmo -lo capiamo, ma fuori di qui il mondo soffre, vuoi negare la pace a tutti per non turbare un ragazzino, avanti Fos racconta.- la voce del centauro era inflessibile, ma il figlio di Urano lo conosceva troppo bene da capire che era al culmine della sopportazione. -C'era una volta un titano di nome Urano, era il sovrano del cielo e dei titani. Un giorno suo figlio plagiato dalla madre lo uccise per diventare il nuovo sovrano, in punto di morte Urano rivelò al figlio che poteva ucciderlo ma un suo nipote lo avrebbe vendicato con la medesima medicina…- fece una pausa per vedere la reazione del ragazzino, sembrava molto interessato -e come morì Urano?- Fos sorrise -suo figlio lo ha mutilato, straziandone il corpo squarciandolo in più parti- dovette smettere di parlare perché si accorse che gli tremava la voce e gli occhi gli si riempirono di lacrime -tutto bene amico?- Kentas gli si portò accanto -sto bene io lo odio Urano chiaro?- bisbigliò -Fos non sta molto bene, finisco io la storia, il nuovo sovrano dei titani, Crono prese in moglie una titana di nome Rea, per paura delle parole del padre divorò intero ogni suo figlio, tranne uno: tu Zeus sei l'ultimo figlio di Crono è tuo dovere riportare la pace- il dio era senza parole scoccato -…e voi chi sareste?- Kentas riprese la parola -Kentas, un centauro di Arcadia, e lui è Fos è un mio caro amico- rispose fissandolo in cerca di assenso -ci offriamo di addestrarti e di farti compiere il tuo destino, riportare la pace- rispose risoluto -addestrarmi, per cosa?- Fos si avvicinò a Zeus -Crono non è un idiota ci sarà una guerra abbiamo bisogno di alleati e di saper combattere- annunciò.

    Glossairo:

    1 Prometeo: Titano figlo di Giapeto e di Climene, creò l'uomo con del fango soffiandoci dentro la vita, combattè per gli dei nella titanomachia, fu condannato per aver rubato il fuoco agli dei e averlo donato agli uomini. fu incatenato ad una rupe dove un'aquila gli divorava il fegato ogni giorno, fu liberato da Eracle.

    2 Centauro: esseri metà uomo, metà cavallo. anche se dotati di una grande saggezza, spesso erano inclini a comportamenti selvaggi, dotati di sangue velenoso. i centauri più famosi sono: Chirone, il mentore di molti eroi della mitologia greca e nesso, il cui sangue uccise eracle

    3 Arpia: Mostro dal corpo di uccello e la testa da donna, il suo aspetto e il suo odore erano talmente repellenti da far fuggire chiunque le si avvicinasse, rapivano gli umani per poi divorarli.

    4 Ecatonchiro: giganti figli di Urano e Gea. Erano dotati di cento braccia, asisstettero Zeus e gli dei nella guerra contro i titani, vennero imprigionati nel tartaro con loro alla fine della guerra. combatterono quindi cotro l'olimpo nella guerra dei giganti.

    5 Oreadi: ninfe dei monti, accudirono Zeus in fasce.

    6 Amaltea: capra che allattò Zeus, alla sua morte il dio ne ricavò uno scudo dalla sua pelle: l'Egida.

    Edited by Phoenix93 - 19/6/2016, 16:06
     
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    Capitolo XXII: Fos di Arcadia: Una lama dal sangue

    Passarono sette anni, Zeus si dimostrò un disastro con la spada tanto che il figlio di Urano rinunciò ad addestrarlo lasciando l'educazione del ragazzo a Kentas. Secondo il centauro era un buon guerriero. Una notte i due amici si trovarono a guardare le nuvole in un pomeriggio assolato -Zeus non se la cava male, certo quelle ninfe lo hanno rovinato, ti conviene tenerlo d'occhio, si sta facendo curioso- Fos non distolse nemmeno dalla soffice nuvola bianca che aveva adocchiato -curioso a che proposito?- domandò distrattamente Kentas lo guardò -il tuo passato- Fos sospirò -capisco il ragazzino è curioso… gli hai detto nulla?- il centauro si rialzò -Fos come fai a restare così tranquillo? Gli ho detto di chiedere a te- il giovane si sedette sul terreno erboso -è facile, io posso ucciderlo lo ho osservato é bravo ma la lancia ti lascia parecchio scoperto… piuttosto come ci muoviamo con lui? è pronto dobbiamo agire- Kentas sorrise -ho un piano amico fidati-. Quella sera mentre cenavano Kentas esordì -ragazzo sono passati quattro anni da che il tuo addestramento é iniziato, sei pronto- il dio rimase senza parole -pronto per cosa?- stava tentando di contenere i tremori ma non era a suo agio -per andare a concimare i campi, che mio padre ti assista… per uccidere Crono- rispose Fos sarcastico Kentas abbassò gli occhi sapendo cosa stava per scatenarsi -nessuno ti ha interpellato, MORTALE- scandì velenoso -oh che offesa moccioso- il tono del mezzo titano era fermo e al quanto sbrigativo -potrei ucciderti e lasciare che i corvi divorino la tua carcassa putrescente- ringhiò -Kentas potevi insegnargli anche l'umiltà o quanto meno a scegliersi i nemici oltre che a usare quella stupida lancia- sbuffò -senti verme mi hai sempre trattato come sterco ma cosa sai fare tu?- Fos si pulì la bocca -so far silenzio e capire quando mi sto avvicinando fin troppo pericolosamente alla morte- rispose con non curanza versandosi da bere. -Mi hai stufato Muori!- Zeus prese la lancia che fino a quel momento era rimasta adagiata contro la parete della grotta quindi caricò. Fos si alzò gli bastò fare lo sgambetto al suo assalitore per farlo finire con la schiena a terra quindi lo agguantò per la toga puntandogli la lama della spada alla gola -questo… è questo quello che so fare- il figlio di Urano lasciò la preda -ah Curiosità soddisfatta mio padre è Urano mia madre una donna mortale- Zeus si rialzò -sei un bastardo schifoso- non ebbe il tempo di terminare la frase che un taglio sotto l'occhio cominció a sanguinare -prova ancora ad insultare la mia famiglia e giuro che non sarò di nuovo così clemente- fos rinfoderò l'arma un silenzio di tomba cadde tra loro il fuoco continuava ad ardere ma fino a che non si spense, ma nessuno ci badò -se volete scusarmi vado a fare un giro- Fos lasciò la caverna e non perse tempo nel ritrovare la strada di casa. Non riuscì a capire per quanto aveva camminato, il monte dove aveva incontrato Zeus era diventata una collina dietro di lui -te ne vai così?- Kentas era seduto vicino ad un masso -ci ho provato, ma mi sono arrabbiato, se vuoi che chieda scusa al signorino sei qui per nulla- rispose superandolo -Avrei reagito anche io così, sono qui per proporti un piano, Zeus si spaccerà da cameriere addormenterà suo padre e libererà i fratelli e lo uccideranno- -buon piano facile e preciso degno di te, io torno a casa- rispose furente camminando imperterrito -bene, il mio piano comprende anche noi comandante Fos, noi formeremo una legione e proteggeremo gli uomini da gli scontri che ci saranno se il piano fallisce, Zeus non è tollerante con i mortali lo hai sentito no?-.

    Qualche anno dopo

    -Capitano, uno stormo di arpie si dirige verso di noi sembra che vogliano attaccare Tebe- un satiro1 entrò trafelato nel campo base -Fos, Kentas e due Aure stavano esaminando una cartina -allertate gli arcieri io e un distaccamento di guerrieri ci occuperemo dei ciclopi2, sono quasi dodici anni di guerra, possibile che non si riesca a smuovere la situazione?- ringhiò pestando un pugno sulla mappa che stavano osservando quindi alzò lo sguardo e trovò il satiro affamato d'aria -riferisci il prima possibile- ordinò quindi insieme a Kentas uscì dalla tenda -il piano era perfetto, e Zeus ha avuto pietà!- Ruggì Fos -ma ha liberato i fratelli- gli ricordò l'amico erano arrivati alla porta ovest di Tebe un piccolo villaggio di pastori, sembrava tutto tranquillo quando centinaia di puntini rossi baluginanti comparvero nella notte -fiaccole- bisbigliò Kentas, indossava un pettorale in ferro e dei bracciali di cuoio la lancia al fianco pronto per la battaglia -lanceri in posizione!- ordinò una fila di lance si dispiegò ai suoi ordini protetta da scudi -opliti attendete- i suoi uomini visti dall'alto dovevano sembrare un brulicante sciame di formiche, che si opponeva a un ondata nera e puntellata di fuochi come se il cielo stesso stesse esondando. L'esercito nemico si fermò a circa dieci metri da loro, un rombo di corni si alzò dalle fila nemiche, composte perlopiù da ciclopi maggiori, ma si intravedevano anche altri esseri, serpenti dal busto di donna3, arpie, cani neri talmente grossi da poter essere scambiati per orsi4. -Restate in posizione- impartì Kentas al suo posto. -Fos, quel plotone è immenso, non ci riusciremo-. Il centauro era seriamente preoccupato -ci riusciremo stanne certo- lo incoraggiò il mezzo titano. Nessuno dei due schieramenti si decideva ad attaccare, fino a che una freccia scoccata dalle retrovie nemiche non abbatté un satiro armato di lancia -Che Urano sia con noi! loro hanno avuto l'onore del primo sangue, ebbene io chiedo per noi LA VITTORIA!- urlò, subito un clangore crescente di metallo contro gli scudi, fu prova che i suoi uomini lo avrebbero seguito fino all'Ade. Successe tutto in un istante: i due eserciti si scontrarono, il rumore di metallo contro metallo colmò l'aria, Fos abbaiava ordini che si perdevano nel vento, quindi continuò a mulinare colpi e a mietere vittime, il fischio delle frecce che gli sfrecciavano a canto e il ritmico picchiare sulla corazza sembravano scandire il suo ritmo. Quando si fu attenuato il ragazzo si voltò e vide con orrore le morti che aveva causato decine e decine di corpi ingombravano la via che portava alla città, ogni volta provava disgusto per se stesso, erano soldati eseguivano ordini, ma non innocenti se non fosse stato per loro, la sua legione avrebbero ucciso fino all'ultimo umano in cerca di viveri. Una dracane approfittò della sua distrazione per colpirlo alle spalle, la sua armatura andò in frantumi al contatto con la lama gelida si riscosse, non era il tempo dei sentimentalismi, fece un rapido avvitamento e calò il colpo trapassando la donna serpente che cadde con un urlò sibilato nel suo stesso sangue. Fos si voltò, l'esercito nemico era in rotta, avevano sbaragliato quell'imponente assalto, stava per tornare dai suoi uomini quando un rumore stridulo attirò la sua attenzione, proveniva da non molto distante una zona rocciosa poco distante, un cucciolo stava cercando di reggersi sulle sue zampe, era chiaramente un mostro due musetti condividevano un unico corpo, la coda era un serpente un piccolo spaghetto nero che si agitava irrequieto sibilando, era grande quanto un normale cucciolo di taglia media. Il cucciolo si teneva a distanza mentre tentava di rimanere in piedi con le sue forze, non sembrava molto pericoloso anzi faceva tenerezza -ehy vieni qui, coraggio- il ragazzo fece qualche passo verso il mostro quindi prese dei pezzi di carne secca dalla bisaccia e gli offrì al cucciolo, per un primo momento si dimostrò restio, ma poi la fame lo costrinse ad avvicinarsi di corsa, ruzzolando sulle zampette e finendo con i musetti a terra. Il mezzo titano rise e gli lanciò la carne, che il mostro addentò avidamente. Fos si tolse l'elmo, il pennacchio blu agitato dal vento portava ancora l'odore pungente del sangue -ma lo sai che sei un cagnolino molto carino tu?- sorrise il cucciolo abbaiò stridulo con entrambe le teste, reclamava altra carne -è buona eh? con questa crescerai forte e sano- quindi prese un'altra striscia e attese che il cucciolo mangiasse dalla sua mano -andiamo non ti faccio niente promesso- il cane bicefalo sembrò capire e si avvicinò timidamente quindi iniziò a mangiare dalla sua mano "Ora ne ho la conferma: io non sono come i miei nemici, io provo compassione, ho dei sentimenti, quei mostri non si fermerebbero dinanzi a nulla" -ho deciso ti chiamerò Orthos- annunciò al suo nuovo animaletto domestico -ti piace eh?- Fos cominciò a grattargli la testa dietro le orecchie, non passò molto tempo che la testa di sinistra mostrò segni di gelosia, costringendolo ad accarezzarlo con entrambe le mani -Fos! eccoti, pensavo ti avessero ucciso!- esclamò il centauro sollevato arrivando al galoppo -shh, credo abbia sonno, non è che hai del latte caldo?- rispose il ragazzo senza alzare lo sguardo dal suo cucciolo -va bene, hai una ferita sulla schiena ma a quanto sento hai pure battuto la testa- rise l'altro guardandolo preoccupato -si… si, come vuoi ora quel latte lo hai o no?- rispose distrattamente -no, non lo ho non sono una giumenta ricordi? Sono un maschio- sbottò l'ibrido -sei geniale come sempre Kentas, chissà se è un maschio- Kentas pestò come al solito quando si innervosiva -Fos, adesso basta scherzare, mi fai paura- il figlio di Urano finalmente si voltò verso l'amico -secondo te è maschio o femmina?- chiese con un candore infantile mostrando il cucciolo, il centauro scattò all'indietro -e quello cosa sarebbe?- il ragazzo sorrise dando un piccolo buffetto a Orthos -ehm, lui dovrebbe essere Orthos, ma non mi ero chiesto il sesso- -non intendevo quello idiota, è un mostro dovresti ucciderlo- -È un cucciolo, e non mi pare pericoloso, e poi non era affamato, povero piccolo- rispose con tono più alto di quello che avrebbe voluto il cucciolo per tutta risposta spalancò le tre bocche in un sonoro sbadiglio -non vedo la differenza- sibilò il centauro -la differenza? non hai forse visto la morte che disseminiamo?… questo cucciolo È LA DIFFERENZA! Io non uccido indiscriminatamente, io non sono come l'esercito di Crono-. Kentas rimase senza parole difronte alle ragioni del vecchio amico -capisco, quindi è il tuo cane, per un attimo mi ero confuso, pensavo fosse un mostro- sorrise -Grazie Kentas, davvero sei il mio miglior amico- gli rispose sottovoce -lo so, e ora fammi dare un occhiata al cane o cani? bha ad Orthos-, il figlio di Urano passò delicatamente il cucciolo, che guaì appena capì di non essere più in braccio al ragazzo, dopo una rapida occhiata -per Urano, è energico il cucciolotto- rise tentando di farlo stare fermo -è un maschio, è sano come un pesce, se non contiamo il fatto che non mangia da giorni- il cucciolo si calmò solo quando fu riadagiato sul braccio del suo padrone -hai sentito? Sei un bel maschietto- il cucciolo starnutì e dal piccolo nasino fuoriuscirono delle scintille incandescenti - occhio, rischi di far male a qualcuno- rise il ragazzo, adagiandolo nell'elmo. Quella sera si sentiva felice, felice della scelta che aveva preso, in me che non si dica il piccolo Orthos era diventato il beniamino della legione.
    Per mesi le offensive si fecero meno frequenti, fino a che un mese Fos ricevette una colomba che gli indicava di muoversi verso un agglomerato di agricoltori e commercianti marittimi, la cui città fiorente non aveva ancora un patrono, -lo hai notato anche tu?- chiese Fos al suo secondo in comando -Un'altro messaggio che profuma di rose? o che per quanto gonfie le fila di Crono sono sempre ben equipaggiate? O ancora che il tuo cane in un paio di mesi sia diventato grande quanto un leone?- chiese -Ehm… le ultime due cose, ma soprattutto quella su Crono, dobbiamo capire come si procura le armi per mettere fine alla guerra- sospirò -per quanto riguarda il mio cane, beh, le ninfe lo adorano, e poi ha imparato a incidere dei messaggi- rise -oh si, le Driadi lo adorano soprattutto Delia la driade di quel vecchio Ebano- il tono del centauro era un misto tra il divertito e l'arrabbiato -ehy, non ha appiccato quell'incendio apposta voleva giocare, e comunque lo ho sgridato e non lo ha più fatto- -ha fuso la tua spada! qualche giorno fa- ora il tono di Kentas era decisamente arrabbiato -per l'ultima volta: Ho detto io a Orthos di fonderla, volevo capire quanto erano calde le su vampe- rispose sbuffando -e io ti ripeto che ora hai solo quella e che se la rompi non ne abbiamo altre, per cui tieni d'occhio Orthos…- il centauro si guardò nervosamente attorno -a proposito, dov'è adesso?- il ragazzo rispose con un alzata di spalle -fuori per una passeggiata, ma se vuoi…- Fos si portò le dita alla bocca -no, non è il caso di disturbarlo, sarà pure cresciuto ma è ancora un cucciolo, non sa dosare la sua forza- balbettò -ti ha chiesto scusa non voleva graffiarti e ti ho curato lo ho pure messo in punizione, niente carne secca e a lui sai quanto piace- Kentas si voltò e se ne andò brontolando qualcosa sul fatto che di sicuro i cani non sono i migliori amici dei centauri. Quel pomeriggio stesso le suo forze erano dispiegate in difesa di quella citta immersa nel verde da una parte e dall'immenso blu del mare dall'altra. Una donna bellissima come mai ne aveva viste percorreva a passi lenti quel gomitolo di strade nella sua direzione, i lunghi capelli biondi cullati dal vento il chitone di seta ricamata sulla pallida pelle le stava d'incanto. Quando furono vicini abbastanza lo salutò con un -ciao fratellone- quindi lo baciò sulla guancia -ehm, pace mia signora, credo abbia sbagliato persona- il suo tono di voce vibrava non meno di quello che facevano le sue gambe -Hey Fos ha trovato la ra…- -Non una parola- sibilò il figlio d'Urano -io credo di no sai?- canticchiò soavemente, per la prima volta notò un particolare in quella ragazza che non aveva notato: gli occhi, erano di un blu scuro come i suoi, il blu delle notti estive -Afrodite figlia di Urano- si presentò -Fos, tuo fratello, lieto- fece un leggero inchino -siete fratelli? ah bene, questo sistema tutto, Kentas di Arcadia per servirla mia signora- si intromise il centauro -lieta mastro centauro, parleremo un'altra volta, Zeus ha osato troppo, lancerà un'offensiva a suo padre nelle pianure qui ad ovest- spiegò. -Kentas, devo parlare con il tuo pupillo, a me non darà mai retta ma a te…- esclamò Othros ringhiò mostrando le zanne candide -scusa ma Zeus non ti vorrebbe bene, rimani qui con Afrodite5, se vedi qualche mostro difendi le persone- in meno di un minuto avevano raggiunto la tenda di Zeus -…te ne prego Zeus spostati più lontano dalla città, ci sono umani giusti che ne rimarrebbero coinvolti- Kentas faceva del suo meglio da ormai trequarti d'ora, ma Zeus era inamovibile -umani?… quelle stupide e viscide creature? cosa mi importa di loro?- urlò rabbioso il dio -sono le tue ultime parole?- chiese con tono contenuto -si, e adesso scusami, ma ho un esercito da guidare- Zeus diede le spalle al suo mentore. -Ecco, non mi ha dato ascolto- Fos non rispose, si limitò a risalirgli in groppa. Appena arrivarono alla città dispose i suoi uomini a difesa delle porte -Alle armi! Zeus non ci ha ascoltato, difenderemo la città!- urlò raggiungendo la prima fila. Per circa mezz'ora non si mosse una foglia, sembrava che i suoni non esistessero più, fino a che lo squillare di un corno non annunciò l'arrivo dei titani. Alla guida c'era un uomo dal fisico scolpito, i capelli vermigli erano stretti da una fascia, una barba perfettamente curata incorniciava il viso giovane. -Iperione6, preghiamo Urano che Zeus sappia in cosa stia facendo. Eh bello?- bisbigliò Fos dando dei buffetti al suo cane, che rispose appoggiando una testa al suo petto. Il ragazzo studiò L'esercito di Iperione, un incredibile assortimento dei più differenti mostri, ciclopi, ourae7, draghi8 e molte altre creature -Attendete!, non attaccate se loro non provano ad assediare la città- ordinò. L'esercito di Zeus giunse nella pianura, Ecatonciri brandivano in ognuna delle cento mani un'arma diversa, erano fiancheggiati da ciclopi, evidentemente non tutti avevano giurato fedeltà a Crono, e visti al fianco di quei giganti centimani sembravano piccoli e indifesi, innumerevoli fila di centauri e di satiri coprivano le spalle con archi o lance. I due eserciti si scontrarono, Fos nei suoi molti anni sul fronte non aveva mai visto nulla del genere, entrambi gli eserciti subirono ingenti perdite, che venivano subito sostituite dalle file retrostanti, nella più totale indifferenza dei due generali, le due parti si contendevano a intervalli la vittoria a intervalli irregolari. Un altro squillo di corno annunciò l'arrivo dei rinforzi dei titani, Ceo9 e Giapeto10 guidavano i rinforzi. -Merda, Dobbiamo impedire che i due eserciti si uniscano!, entriamo in guerra!- Fos salì in groppa a Orthos e sguainò la spada guidando la carica, l'entrata della sua legione portò lo scompiglio nei rinforzi di Iperione. Fos trovò subito il suo bersaglio: Giapeto, il titano stava decimando i suoi uomini a colpi di lancia, ingaggiò dunque un duello contro il titano, non poté far molto per Ceo, l'altro titano era ormai ad un passo dall'esercito di Iperione. Il duello con il fratellastro si protraeva per quelle che sembravano ore, nessuno dei due contendenti voleva cedere, uno strillo terrorizzato lo rese straordinariamente lucido -KENTAS, aiuta la donna che ha strillato- esclamò, non voleva assistere ad altre morti quel giorno, che si trattasse dei suoi o degli uomini di Zeus. -Credimi amico, lo vorrei davvero tanto ma sono un tantino occupato- la voce del centauro giunse flebile come un sussurro ovattato dal rumore della battaglia che ancora infuriava, Fos cercò l'amico, lo trovò circondato da giganteschi rettili grondanti di veleno. Non sembrava in difficoltà, ma non poteva aiutare nessuno -molto bene, non posso più giocare con te alla scherma- annunciò quindi con una rapida successione di colpi disarmò l'avversario, quindi con tutta calma recise i legacci dell'armatura che cadde al suolo e trafisse la gamba del titano, dalla quale zampillò icore dorato, il titano non fece nemmeno in tempo a portarsi la mano alla ferita che questa iniziò a sanguinare paurosamente. Aveva trionfato, aveva volutamente evitato ferite mortali, ma allora perché sanguinava così copiosamente? Non trovava risposta -Addio, fratello, credimi non ho mai desiderato la tua morte- mormorò atterrito -tu non volevi il mio, sangue ma io bramavo il tuo-ringhiò prima di accasciarsi e con un urlo straziato e spirare. Fos fischiò Orthos percorse a grandi balzi il campo di battaglia fino al suo padrone, il mezzo titano salì in groppa -Veloce bello, una persona è nei guai e noi l'aiuteremo!- lo incitò Orthos capì perfettamente partì come un dardo nella direzione da cui era arrivato l'urlo. Il cane bicefalo si fermò dinanzi a un mostro di qualche centimetro più grande di lui, in un certo senso si assomigliavano: entrambi avevano un serpente come coda, entrambi i mostri avevano altre due teste, il mostro però aveva la testa di un leone e sulla spalla un ariete, le zampe anteriori erano quelle del felino ma quelle posteriori erano quelle di un cavallo. La creatura si girò in quell'istante, ed emise un ruggito che suonò come una risata. Orthos lo disarcionò ed emise un latrato feriale che lasciò il giovane senza parole -molto bene è tutto tuo- quindi si tuffò tra le zampe del mostro, una donna, che gli ricordò molto sua madre: lunghi capelli neri, la carnagione abbronzata di chi conduce una vita rurale. Era accasciata al suolo, sulla spalla faceva bella vista il segno di un morso del serpente, mentre il petto era squarciato da un graffio del leone, il ragazzo la prese in braccio e percorse il campo di battaglia, diede un'occhiata alla situazione, la sua legione aveva fatto anche più del dovuto -RITIRATA!- urlò con quanto fiato aveva in corpo. Appena ebbe varcato le porte della città corse all'ospedale da campo che avevano eretto all'interno della città -Vesperia- una ninfa in un abito blu scuro si voltó i capelli biondi raccolti in una coda ondeggiavano ad ogni suo passo -mio signore ha bisogno di cure- la voce della Asteria era densa di preoccupazione -no, non ti preoccupare per me, sono solo graffi superficiali, lei ha bisogno di cure- era evvidente che stava mentendo, l'adrenalina lo aveva preservato ma ora il dolore gli bruciava le membra, tanto che dovette appoggiarsi al pomo della spadaper non cadere. Lasciò quindi la donna misteriosa su di un gaciglio ed uscì, le stelle erano già sorte, donandogli sollievo e rigenerando i graffi più lievi. Si diresse all'agora, una decina tra satiri e centauri lo aspettava -questa sera abbiamo perso non solo dei compagni ma amici fidati, vi giuro sul mio sangue e sullo stesso cielo che Zeus pagherà ogni vita che ci ha portato via- disse lentamente -Kentas gli si fece accanto -perdonami, ho fatto del mio meglio per salvarne quanti più ho potuto- Fos non riuscì più a trattenere le lacrime, non gli importava cosa avrebbe pensato di lui la sua brigata -hai fatto del tuo meglio amico, non permetterò più che le idee di Zeus minaccino le vostre vite, da questo momento la legione farà capo solo a me o Kentas, se la cosa non va bene siete liberi di andare- un coro di assensi si levò dai presenti, in quell'istante l'oscurità si squarciò come un tessuto, Orthos emerse quindi dalle ombre come se nuotasse in acque torbide, la pelliccia fosca era imbrattata di sangue, zoppicava ma era vivo e questo al giovane bastava con un latrato festoso si sdraiò ai suoi piedi per leccarsi le ferite. Sembrava il solito cucciolo troppo cresciuto di sempre, e Fos ne fu sollevato. Nessuno dei presenti voleva parlare, ogni parola di incoraggiamene sarebbe suonata falsa e vuota, un ombra giunse alle spalle della compagnia, un guerriero in un'armatura azzurra ornata con intarsi di corallo, il volto celato dall'elmo, avanzava lentamente quando fu abbastanza vicino non perse tempo e domandò con voce chiara -chi di voi è Fos di Arcadia?- il ragazzo si voltò -chi lo cerca?- rispose garbatamente -i nomi non hanno importanza- il mezzo titano si concentrò sul tono di voce del guerriero, era la voce di un maschio, era troppo alta -come voi, cosa vorresti da Fos?- il guerriero lo studiò ho un'offerta per lui, cambia bandiera, passa dalla parte dei titani, meriti di stare sul carro del vincitore- lo esorto -rispetta il mio dolore, mia signora… solo qualche ora fa avete trucidato i miei compagni senza alcun remore, e ora sei qui a chiedermi di tradire quello in cui credo?! stai osando troppo- il furore era palpabile la guerriera rimase senza parole -e così lo hai capito, poco importa. Ti offro un duello, per rispetto del dolore che provi non verserò altro sangue, ovviamente se vincessi reclamerei la tua vita- propose con incuranza -e io chiedo la resa incondizionata dei titani- la ammutolì. La guerriera sembrava poco interessata e accettò all'istante come se la cosa non la toccasse -giuro sullo Stige di rispettare le condizioni- recitò quel giuramento preparandosi al combattimento, Kentas prese da parte l'amico -sai quello che fai? Ti nasconde qualcosa… non sarebbe venuta da sola- Fos trasse un respiro profondo -certo che lo so, pongo fine a questa guerra… lo so anche io non è una sprovveduta, ma vedrai domani saremo finalmente a casa- Fos si pose difronte al nemico, i suoi soldati si disposero ad anello intorno ai due -Giuro sul cielo e sullo Stige onorerò la parola data. La guerriera sguainò la sua lama, uno Xiphos11 in quella che sembrava madre perla, che irradiava bagliori iridescenti nella notte, Fos rimase a lungo a fissarla, era una lama di straordinaria bellezza, l'elsa dorata e quella lama trasparente luminosa come un diamante era la spada più maestosa che avesse mai visto, eppure quella brillantezza nascondeva in se qualcosa di crudele. -Che c'è ti piace la mia αφρός?- "vuole solo irritarti, resta concentrato" si disse -spuma? è un'arma stupenda devi andarne fiera…- rispose senza sbilanciarsi camminando lentamente attorno al suo nemico cercando un punto debole o scoperto dall'armatura turchina. Non riuscì a trovare un solo lembo scoperto "molto bene, sarà limitata nei movimenti" sintetizzò, capì fin troppo presto quanto sbagliava, la ragazza si gettò all’ attacco, con una rapidità impressionante sembrava che la corazza non avesse peso, ebbe appena il tempo di difendersi, Spuma sembrò mordere la lama nemica, che ne risultò danneggiata nel punto in cui le lame si incrociarono, una morbida schiuma si depositò sulla sua mano, sembrava che la sua mano stesse reggendo una colonna. Fos tentò di liberarsene, sentì un migliaio di coltelli sfregiargli la mano tingendo di rosso la schiuma candida -ora capisci Fos quanto siano effimere le tue speranze di vittoria?- non sembrava volesse deriderlo ma al contrario voleva fagli capire il divario che c'era tra di loro -sono sempre stato testardo- sibilando tentando di soffocare il dolore quindi tentò un fendente allo spallaccio dell'armatura, la spada andò in frantumi senza intaccare minimamente la corazza. Il figlio di Urano cadde in ginocchio in un coro di singhiozzi disperati Kentas tentò di avvicinarsi -NO, fermo dove sei, è un ordine… ho dato la mia parola, scusatemi tutti, vi ho delusi- ci aveva sperato così tanto, ma evidentemente non era il suo destino. La guerriera si chinò su di lui -Calipso, il mio nome è Calipso- rivelò -salute a te Calipso, pare che tu abbia vinto, fai che sia una cosa rapida, non mi piace soffrire- sospirò come vuoi la guerriera si inginocchiò accanto a lui e gli diede un piccolo buffetto sul naso -la tua vita non ha alcun valore per me, rinuncio al mio premio- quindi soffiò via la schiuma rivelando la mano completamente scorticata, ci fu un momento di silenzio -hai combattuto anche con una mano ridotta così?!… ti faccio un regalo, la mia spada viene da Rodi, mi sono svenata per averla- gli sussurrò quindi si alzò -Rinuncio al mio trofeo, addio- l'anello umano esultò lasciando passare la vincitrice -ti sei battuto bene, ma era ad un altro livello- lo consolò Kentas -niente affatto, era solo meglio equipaggiata, ma lo saremo anche noi- sorrise -non ti seguo- il ragazzo ridacchiò -so dove si nascondono i telchini12- rispose trionfante -serve solo il sangue di un'immortale e…- Kentas soffiò -io sono immortale ma non la vorrei un'arma del genere, troppo potere- replicò il centauro frenando l'entusiasmo dell'amico -lo immaginavo, infatti vado da solo, però farò visita ai tre fratellini, devono uccidere Crono avranno bisogno di quegli artefatti- -fammi un favore, fatti prima medicare la mano, mi sentirei più tranquillo-. non ci fu modo di anticipare la sua partenza, Orthos lo seguì nell'ospedale Vespria stava pestando delle foglie con un mortaio, quando vide la mano del figlio di Urano sul suo volto si dipinse l'orrore -calma, non fa così male come sembra- "se sopravvivo a questa guerra giuro di smettere di mentirle" pensò tra se la ninfa corse a prendere una pastella verde e delle bende -perché ti ferisci sempre così Fos- domandò irritata -eh sai com'è, se devi essere ferito lo si fa per bene o si fa a meno di farlo- rise il giovane che si accorse solo in quel momento che solo tentare di muovere le dita gli provocava un dolore insopportabile. Quando fu fasciato si voltò verso la donna misteriosa che aveva salvato -come sta?- chiese -meglio, è riuscita a mangiare qualcosa, ora sta dormendo, è un'immortale, perdeva icore e non sangue- il ragazzo annuì, stava per andarsene, ma Vesperia gli si piazzò davanti -oh no, tu non ti muovi chissà perché ogni volta che te ne vai a zonzo finisci sempre scorticato o peggio quindi resti dove ti posso vedere- -Bau- Orthos abbaiò gettando a terra la ninfa leccandola -e va bene puoi rimanere anche tu- replicò sfinita -tu e il tuo cane mi farete perdere il senno- sospirò. Il giorno successivo la mano era ancora dolorante ma era un dolore sopportabile -salute a te- lo salutò la donna che aveva salvato il giorno prima -salute a te, non per essere indiscreto ma potrei sapere con chi ho il piacere di parlare?- la donna si presentò come Demetra sorella di Zeus -e tu saresti?- chiese -Fos, figlio di Urano e Zoe di Arcadia- la dea sorrise -Vespria mi ha detto che sei stato tu a salvarmi la vita… te ne sono grata, avrai la mia protezione e la mia benedizione per sempre- Fos rise -protetto di Demetra? Mh… Damos, mi piace come suona, ma Fos è il nome che scelse mia madre, se dovessi rinascere lo terrei presente- Demetra si unì a lui -aspetta, tu sei la dea di che cosa?- Demetra arrossì -agricoltura- rispose timidamente -ma è fantastico promisi a mia madre che finita la guerra avrei preso in mano la zappa e avrei curato i nostri campi, sono fortunato- strinse in un abbraccio la dea, era completamente differente dal fratello, era attenta alla vita e non apprezzava il modo autoritario del fratello di comandare -Fos, non voglio essere scortese, ma la tua pelliccia si è mossa- Fos diede un'occhiata a Orthos che dormiva accanto a lui -non è proprio una pelliccia, è il mio cucciolone- il cane bicefalo scattò in piedi come se sapesse che si parlava di lui. -Il tuo cane è un mostro?- domandò terrorizzata la dea si allontanò il più possibile dal cane. -In realtà è lui che ha affrontato il mostro che ti ha ferito. Orthos incise delle parole nella roccia -sorella Chimera cattiva- Fos coccolò il mostro -era tua sorella?! Tu sei molto più carino credimi, ora capisco perché mi hai disarcionato-; vani furono i tentativi del ragazzo di far accarezzare o anche solo far avvicinare la dea al cane, ma il pomeriggio stesso la costrinse a salirgli in groppa per tornare dal fratello, Zeus non fu affatto contento di vedere che il mezzo titano aveva salvato sua sorella, e lo fu ancora meno quando Fos gli chiese il suo icore. -MAI! E ora sparisci dalla mia vista- lo aggredì il dio -lo farei volentieri, ma non ti permetterò di mettere a repentaglio la vita dei tuo fratelli, apri gli occhi stolto, ti sto offrendo un'arma dei telchini, anzi ve ne offro tre non potrete fallire nell'uccidere Crono e così diventerai il re degli dei- Fos capì di aver fatto le giuste mosse, mancava solo una piccola cosa -andiamo con quella nemmeno io riuscirei a tenerti testa, e visto che eliminerò quei demoni nessuno potrà più disporre di tale potere- aggiunse. Zeus non ci pensò molto, prese una boccetta di cristallo e la riempì col suo sangue, Ade e Poseidone furono molto più ragionevoli e gli diedero ciò che chiedeva senza nessun raggiro, anzi erano felici di incontrarlo dopo che ne avevano sentito parlare. -Kentas ti affido il comando io tornerò tra una settimana non di più, quindi salì sulla nave che gli era stata preparata, prima che i sentimenti contrastanti gli impedissero di partire. Il piccolo equipaggio che si offrì di portarlo fino a Rodi era composto da vecchi pescatori, che non avevano più nulla da perdere in quel viaggio, si erano offerti di scortarlo solo per l'andata, forse i suoi sette giorni si erano rivelati fin troppo ottimistici. Fu un viaggio tranquillo che passò perlopiù a duellare contro l'aria con un bastone che odorava di pesce andato a male, dopo i primi giorni si stancò e provò a cambiare mano e a duellare alla cieca. Quest'ultimo esercizio lo trovò piuttosto stimolante, tentare di orientarsi nel buio, ostacolato dal dondolio della nave non era affatto facile, e tentare di colpire la sua corazza che usava come bersaglio era quasi impossibile, almeno per le prime volte, erano quasi giunti a destinazione quando tentò di assecondare i dondolii anziché opporsi a loro, un sonoro clang sancì la sua vittoria, il bastone aveva cozzato contro il ferro, però tutto quel dondolio a occhi chiusi fu troppo per il suo stomaco che sembrava stesse esercitandosi nei salti acrobatici. Corse sul ponte e rigurgitò fuori bordo -siamo arrivati ragazzo, non dovrai più lottare contro il mal di mare-rise scoccandogli una forte strizzata di spalle -grazie, che il mare vi sia propizio capitano- rispose quindi si assicurò la bisaccia con le tre ampolline di icore. Fos prese un respiro profondo e saltò giù dalla barca. L'isola era deserta, la spiaggia sassosa saliva per una ripida scogliera fino a una distesa erbosa punteggiata di alberi di vario tipo. -Il mio vecchio arci nemico, ci rivediamo… arrampicata senza corda- sbuffò appena notò la scogliera -bhe almeno non piove come l'ultima volta…- rise, un tuono rombò in lontananza -grazie destino avverso, cosa farei se non ci fossi tu?- sorrise divertito, il figlio di Urano si apprestò a scalare la scogliera. Non fu facile, arrivato in cima non riuscì più a muovere un solo passo, tanto era senza fiato. Seduto sull'erba studiò la geografia dell'isola, non riusciva a scorgere nulla che potesse condurre ai telchini. -Dannazione!, non ho ne il tempo ne la voglia di battere palmo per palmo questo maledetto mucchio di terra!- urlò frustrato contro il cielo, che rispose inzuppandolo di pioggia -così non mi aiuti papà- sbuffò. Corse cercando un riparo, con l'unico difetto che quell'isola non ne offriva. Correndo però si accorse di precipitare una grotta lo inghiottì verso il oscuro mondo sotterraneo, per quanto ne sapeva poteva cadere all'infinito in quell'imbuto di terra fino ad arrivare al Tartaro, tutto sommato aveva avuto una vita niente male, certo si sarebbe accontentato della prateria degli Asfodei. Proprio quando si era rassegnato a cadere in eterno la luce di una torcia lo accecò, si trovava in un'anticamera illuminata dalle torce, una volta di rocce lavorate dava in un'altra stanza, Fos si mosse con circospezione, ogni suo senso era allerta "chi me lo ha fatto fare di venire qui disarmato?" Si chiese impaurito, ci volle tutta la sua forza di volontà per avanzare. La stanza accanto era decisamente più calda un lungo corridoio portava ancora più in profondità -ehy tu! Dove credi di andare?- abbaiò un telchino da un posto di guardia andandogli incontro con una lancia in pugno, la pelle squamosa di una sfumatura bluastra, terminava in una coda da foca, due zampe palmate simili a quelle di una rana gli consentivano la posizione eretta, le braccia terminavano in grinfie con unghie affilate come rasoi, la testa invece era quella di un lupo bianco, la voce del demone marino aveva lo stesso suono del latrato di Orthos, o lo avrebbe avuto se il suo cane avesse imparato a parlare. -Salute a te mastro telchino, sono Fos figlio di Urano mi manda Calipso dovreste forgiare qualcosa per me- si presentò -hai l'icore?- domandò sbrigativo -Fos passò il braccio sulla lancia, subito sbocciarono fiori rosso sangue sulla sua pelle il telchino ringhiò schifò -bugiardo, è sangue mortale- Fos rimase fisso lì -mia madre è mortale, se non ci credi provalo da te- il mostro ululò famelico, quindi lo trafisse, il colpo avrebbe sicuramente ucciso un mortale, ma su di lui non fu così certo il dolore fu intenso, niente però paragonato alla schiuma di Calipso. -Le mie scuse mastro Fos, ora ne sono sicuro, sarà una sfida interessante… un mezzo titano- latrò soddisfatto facendo gocciolare il sangue in un'anfora -aspetti ho l'icore dei miei tre guerrieri migliori, si sono distinti in battaglia, hanno ucciso Kentas il centauro, voglio ricompensargli- disse consegnando le tre ampolline -molto bene, voglio che sia chiaro, l'icore decide l'arma non il fabbro, lui lo asseconda con l'acciaio telchinico per cui l'arma sarà unica per tutta la vita, non si ossiderà, non si spezzerà mai… l'ultima cosa, solo il possessore dell'arma la potrà usare, o dovrà impugnarla insieme all'altro guerriero. Queste sono le condizioni- spiegò -Accetto- rispose -un'ultima cosa, per sprigionare a pieno il potere dell'arma deve avere un nome… un nome che le si addica, lo riferisca ai suoi uomini- il telchino sparì quindi nel cunicolo, lasciandolo solo. Circa un giorno e mezzo dopo il demone riemerse dalle fucine, portava tra le braccia un involto di velluto porpora -le armi dei tuoi uomini sono pronte, ho tenuto la tua per ultima per potermi concentrare meglio sul lavoro insieme ai miei fratelli- consegnò l'involucro e tornò nelle fucine. Passarono tre giorni senza che Fos rivedesse il telchino, quando al calar della sera tornò con in mano una Xiphos, nel suo fodero rivestito di pelle blu scura e borchiato in rame nella parte conclusiva, un'elsa in argento fuoriusciva, il pomo decorato, sembrava formato da alamarri. -Chiedo perdono per la lunga attesa, ma credo che ne sarà soddisfatto mastro Fos- il demone allungò quindi la lama al giovane, che la sfoderò, il peso di quella spada era quasi inesistente, l'elsa era pensata per l'uso a una mano, scoprì di non aver alcun tipo di problema ad impugnarla con la sinistra, la lama era in un'acciaio nero, molto simile a quello della corazza che indossava; era lunga più o meno una settantina di centimetri, quello che lo incuriosi maggiormente erano quei numerosissimi puntini bianchi che percorrevano tutta la superficie della lama. -È straordinaria, ma cosa sono quei puntini?- domandò -non ne ho idea, il tuo sangue ci ha mostrato quella forma, come ho detto, noi seguiamo solo il progetto del sangue racchiudendolo nel ferro-. Fos attese quindi che il telchino si voltasse per ucciderlo, ma questi non si mosse, -la sua armatura mastro Fos, stia tranquillo, con tutto il sangue che ha perso non serve altro- il lupo bianco si leccò i baffi, il giovane non ci aveva pensato, ma non perse tempo sciolse i lacci della corazza, e la consegnò al mostro. Non ci volle molto prima che tornasse con l'armatura rifoggiata e una cappa blu scuro, la stessa tonalità di blu dei suoi occhi. Si riallacciò la corazza e indossò la cappa -molto bene, ora si che sembra il figlio di Urano, porti i nostri saluti alla signorina Calipso, Gloria ai titani- -gloria ai titani- fece eco il ragazzo, il telchino si voltò, Fos non perse tempo lo trafisse, la nuova lama attraversò il corpo del mostro come se non avesse consistenza, il fabbro crollò a terra uggiolando, quindi il suo corpo divenne una pozza d'acqua stagnante -La ringrazio buon telchino, i suoi servigi non sono più richiesti- il figlio di Urano si precipitò nelle fucine, un immenso apparato di forge alimentato dal magma che scorreva come un fiume deviato in tanti piccoli canali, incudini tavoli da lavoro e quant'altro si presentò davanti ai suoi occhi. Non esitò: distrusse incudini, spezzò tavoli da lavoro e sparse il infrangendo le vite di ogni demone presente, alcuni provarono a difendersi evocando grandinate e precipitazioni, altri partirono con lancie alla carica, l'armatura svolse egregiamente il suo compito, nemmeno un graffio segnò la sua pelle. Contò sedici caduti, eppure era sicuro che le sue spie avessero parlato di diciassette telchini, cercando l'ultimo superstite trovò una fenditura nella roccia, all'interno c'erano dei giacigli, su uno di questi dirmiva il più giovane dei demoni, si svegliò non appena Fos entrò nella stanza -c-chi sei?- domandò terrorizzato -sono qui per uccidere i telchini, questa guerra deve finire lo capisci? -io ecco… non ho forgiato nulla sono troppo piccolo i miei fratelli non me lo permettono- replicò tutto d'un fiato -molto bene…- Il ragazzo rinfoderò l'arma -ti lascerò in vita ma dovrai promettermi delle cose- -cioè- il giovane mostro tirò un sospiro di sollievo -non dovrai mai più forgiare armi, ne per i titani, ne per gli dei, e neanche per me, e soprattutto non per gli umani… hai capito scusa non ti ho nemmeno chiesto come ti chiami- -Zenob, fammi capire, non portò mai più forgiare armi, ma posso forgiare monete, amuleti o anelli per gli dei?- Fos ci pensò -bah, l'importante è che no forgi armi, tutto il resto è tuo diritto crearlo per chiunque lo chieda- rispose con un'alzata di spalle -ho capito quindi mi lasci in vita ma mi impedisci di creare armi, accetto- -giuralo sullo Stige- rispose freddo il ragazzo -Giuro sullo Stige- -molto bene figlio di Oceano ,chissà magari un giorno ci rivedremo- il figlio di Urano dopo tanto vagare tornò alla luce del sole nascente, esaminò nuovamente la spada alla luce del sole riuscì a capire cosa fossero quei puntini bianchi: stelle, la spada riproduceva il cielo stellato, ogni costellazione era riprodotta lì -una spada che dispensa il buio della morte, e che rifulge di migliaia di stelle… luce e oscurità Lykofos, crepuscolo questo è il tuo nome, l'unico momento della giornata in cui esiste sia il buio che la luce- disse con solennità, la spada brillò più intensamente, evidentemente la spada approvava il nome. Il giovane stava facendo avanti ed indietro per trovare un modo per andarsene dall'isola, senza nessun motivo accarezzò con affetto la costellazione della fenice -ciao mamma, mi mancate molto anche Kathlina- si accorse che le lacrime non cessavano di cadere, la nostalgia lo aveva travolto come un fiume in piena, la guerra lo aveva tenuto lontano da casa da troppo tempo, la sua psiche stava per cedere, ma un cinguettio allegro lo costrinse ad alzare lo sguardo, posata sulla lama come su di un trespolo un uccello completamente lambito da fiamme blu puntellato di stelle -hey ciao- accarezzò il rapace che spiccò il volo per atterrare leggiera accanto a lui, in quel volo era cresciuta parecchio, talmente tanto da poterlo portare in groppa -ehy, è una cosa normale? Sai anche il mio cane cresce velocemente ma tu… wow- la fenice piegò la testa interrogativa -andiamo, prima non eri così grande- sbottò l'uccello gonfiò il petto e cominciò a cantare melodioso -ma andiamo, il mio cagnolino è molto più intelligente- la rimproverò cosa che l'animale non sembrò gradire e rispose dando una forte becxata al braccio del giovane. -Fantastico pure permalosa, canti benissimo comunque- la fenice abbassò la testa per farsi accarezzare, le fiamme non ferirono minimamente la mano di Fos -ruffiana- rise la piuma che accarezzava in quel momento aumentò di temperatura, non tanto da ustionarlo, ma era sufficientemente calda da avvertire il ragazzo di non tentare la sorte -hey scherzavo, sei in assoluto il più bell'uccello che io abbia mai visto- senza indugiare oltre le saltò in groppa -andiamo dobbiamo trovare Kentas- la fenice spiccò il volo. Ad ogni battito d’ali si lasciava dietro una scia ardente, il paesaggio sotto di loro sfrecciava a velocità esorbitante, in un caleidoscopio di colori -alt! alt!, scendi in picchiata!- la fenice eseguì, tuffandosi in mezzo a quello che il ragazzo aveva visto dall'alto, un'esercito di mostri marciava contro una piccola città portuale -dagli fuoco- la fenice in risposta soffiò una vampa di fiamme stellate come quelle che la avvolgevano. -bravissima piccola- si complimentò il ragazzo dandole affettuose pacche sul collo, le fila erano ormai ridotte in cenere, le fiamme si stavano espandendo portando con loro il panico nello schieramento nemico. Fos fece atterrare la fenice nell'agora -molto bene grazie dell'aiuto riposati ora- il rapace divenne quindi una scia di luce che entrò nella lama, ricomponendo la costellazione appena usata.

    Glossario:

    1Satiro: spiriti dei boschi, caratterizzati dalle zampe di capra due corna caprine e il pizzetto, una volta sconfitta la madre terra si unirono al corteo di Dioniso, spesso pacifici, erano la controparte maschile delle ninfe.


    2 Ciclope: i ciclopi, erano giganti dalle fattezze umane con un'unico occhio al centro della fronte, i ciclopi maggiori figli di Urano e Gea, furono rinchiusi dal padre nel tartaro che ne temeva la forza smisurata, quindi liberati dal figlio Crono, alcuni lo seguirono nella guerra contro Zeus, altri si allearono contro di lui. finita la titanomachia, furono assoldati da Efesto per lavorare nella sua fucina, i ciclopi minori, invece sono molto più bassi dei loro fratelli e figli di Poseidone.

    3 serpenti dal busto di donna (dracani) Mostri per a grossi serpenti, dalla vita in giù, e metà donna, molto simili alle naghe della mitologia indiana, si differenziano per il temperamento e per il numero di code, infatti la nagini della mitologia induista ha solo una coda mentre le dracani ne possiedono due.

    4 cani neri talmente grossi da poter essere scambiati per orsi: (mastino infernale) mostruoso cane che abita l'ade è incaricato di punire le anime nei campi della pena

    5 Afrodite Dea della bellezza e dell'amore, figlia di Urano, anche se discendente dei titani, fu accolta nell'olimpo dove sposò Efesto, ebbe numerosi amanti tra cui Ares il dio della guerra.

    6 Iperione: titano rappresentante la luce solare, padre di Elios il sole. fu esiliato dopo aver combattuto assieme a crono nel Tartaro.

    7 Ourae:dei delle montagne, figli di Gea, furono sconfitti nella titanomachia

    8 Drago: i draghi della mitologia greca, si differenziano dal classico drago europeo per l'assenza di ali e l'alito incendario, e in alcuni casi anche delle zampe, infatti i draghi greci erano enormi serpenti, in alcuni casi dotati di zampe ma tutti avevano la caratteristica di sputare veleno, inoltre alcuni avevano più teste come Ladone, privo di zampe e con sei teste differente dall'idra per la mancanza della rigenerazione.

    9Ceo Titano figlio di Gea e Urano, era il titano della saggezza e della conoscenza, combattè e subì la stessa sorte degli altri titani

    10 Giapeto: Figlio di Urano e Gea, padre di Prometeo e Atlante,combattè affianco del fratello Crono, nella mitologia fu condannato da Zeus assieme a gli altri titani.

    11Xiphos: spada greca di età omerica, con una lama che poteva andare dai 60 ai 70cm di lunghezza, affilata su entrambi i lati. in dotazione alla fanteria greca.

    12 Telchino: demoni acquatici erano fabbri eccezionali, a loro si deve la creazione del tridente di poseidone, il fulmine originale di Zeus e all'elmo di Ade, vivevano nell'isola di rodi dove era anche posta la loro fucina
     
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    Capitolo XXIII: Fos di Arcadia: Damos

    -Gran bel falò- rise una voce -Kentas… come vanno le cose?- Lo salutò con un abbraccio -sei in ritardo, vanno male, la tua amica ora calca il campo di battaglia- lo informò -Calipso?! Strano, non mi sembrava interessata alla guerra- non riusciva a capire perché la notizia lo amareggiasse così tanto -ho capito, ci parlerò io, domani. Adesso devo andare da Zeus e fratelli- lasciò quindi Crepuscolo a terra e si diresse verso l'accampamento del dio con solo le armi dei tre fratelli avvolte nel velluto. Non si fermò molto il tempo di riferire le istruzioni agli dei e si ritirò. Era sulla via del ritorno quando un movimento sospetto tra le ombre lo attirò, conducendolo in un boschetto poco distante, Calipso era in piedi difronte a lui, la sua armatura azzurra brillava della luce che filtrava attraverso le fronde -Bentornato, spero sia stato un viaggio fruttuoso- lo salutò -grazie, abbastanza- la guerriera fece un passo avanti -immagino che i telchini siano morti- la sua voce sembrava divertita -tranne Zenob, non forgerà mai più armi- confermò -piuttosto, tu ti sei data da fare, Kentas mi ha detto che ora scendi in guerra- continuò -menzogne, tu difendi le città libere?… io difendo quelle occupate dai titani, credimi Zeus non è migliore di noi- il risentimento nella sua voce era evidente -capisco, qualcuno vuole farci credere che sia tu a combattere- -andiamo, hai combattuto con me, non lo farei- Fos ci pensò -sai non ti credo, perché un tuo alleato dovrebbe incastrarti?- il ragazzo si ricordò solo in quel momento che era disarmato -eva bene, Crono ha in ostaggio mia madre, e ora che sei qui… posso catturarti e consegnarti a lui- la ninfa sguainò Afros -dunque Fos, ti arrendi o vuoi saggiarne il filo?- il ragazzo si maledì per non essersi portato dietro la spada -e va bene portami dal mio caro fratellastro… un giorno faremo un dello alla pari?- si arrese esponendo i polsi -Fos… per te questa guerra è un gioco? Lo era anche per me… ma non lascerò morire mia madre per il tuo diletto- la lama colò schiuma sui polsi -ti capisco, ma… devo dirti che Kentas sa dove andavo, e mentre ti seguivo gli ho lasciato un messaggio- spigò con calma paradisiaca, Calipso imprecò -vuoi la libertà immagino oppure…- il tono della ninfa era il panico reso in parole - …oppure voglio andare a trovare Crono, ucciderlo… liberare tua madre e tornamene a casa per diventare il miglior contadino al mondo- rise divertito -ma lo sai? non ho mai visto il tuo volto, mi faresti il favore?- Calipso si tolse l'elmo, rivelando un giovane viso con lisci capelli biondi legati, la pelle candida e gli occhi di un azzurro quasi trasparente -bhe? soddisfatto?- Fos ci pensò su qualche secondo -mh si, sei molto graziosa, hai impegni per più tardi? Potremmo farci un voletto-. La ninfa fece orecchie da mercante e lo issò su di un drago, quindi gli si sedette dietro puntandogli la lama alla schiena. Ci vollero giorni per arrivare al monte Otri, sulla cui vetta sorgeva il palazzo dei titani: un enorme palazzo di lucida ossidiana, composto da un lungo colonnato ornato di statue e bracieri, due grandi portoni in argento con incisioni. -Si tratta bene il fratellino- commentò allegro il figlio di Urano -sii serio, stai per morire, fallo seriamente… ti odio, e più tardi sono molto impegnata- lo rimproverò la nereide -stavi ancora pensando alla mia offerta? ma che carina- -non so chi ti possa sopportare Fos!- esclamò al culmine della sua sopportazione. Il giovane varcò la soglia della sala del trono con una spallata, la stanza era a pianta tonda, dodici troni simili a piccole sedie paragonati al trono che dominava la sala, d'oro zecchino, con varie pierte preziose che formavano complesse scene di caccia. Fos entrò e si inchinò la trono, dove era seduto un uomo, che gli somigliava molto, dai capelli neri e occhi occhio di tigre, di un color ocra -ciao fratello- Crono si alzò e lo guardò sorpreso -ci conosciamo?- -Fos, figlio di Urano… adesso si- rise Crono rimase interdetto -Menti… i miei fratelli gli conosco- Fos sospirò abbattuto -bhe io c'ho provato… comunque sia, sono qui per ucciderti, spero tu non abbia nulla in contrario -cos?… ma parli seriamente?!- rise tonante -certo! Vedi che comodità? Niente profezia-rispose prontamente "Kentas, dove sei? ci diamo una mossa dannato ronzino?!<i>" imprecò sotto voce -molto bene uccidimi allora, avanti prode guerriero, come farai con le mani legate?- Crono si espose Fos non mosse un muscolo -non adesso prima devi fare una cosa, liberare la oceanina madre di Calipso- il tono spavaldo si stava incrinando paurosamente -no, non credo lo farò- Crono sorrise malevolo -io credo di si, va a chiamare Gea, e vedrai che bel colpo di fortuna ti è capitato-. Crono ci pensò su, ma alla fine decise di assecondarlo, forse perché lo credeva una specie di giullare, erano passati una ventina di minuti da quando il re dei titani lo aveva lasciato da solo -Fos sei fuori di testa-Kentas era arrivato senza il minimo rumore -hai portato i tre fratelli?- lo salutò -certo, ma credimi, il messaggio: “Caro Kentas, vado a fare un giretto con Calipso, raggiungimi al monte Otri. Porta Poseidone e Ade… e se proprio devi anche Zeus." potevi risparmiartelo- il ragazzo fischiò Orthos apparve dal nulla dalla sua solita piega nelle ombre -ciao belli soffiate sulla schiuma per favore?- le due teste soffiarono dei piccoli fuocherelli che dissiparono la schiuma, e per poco anche le mani del giovane. -bravo il mio cucciolo- lo coccolò -hey amico ho una cosa per te- il centauro lanciò al giovane Lykofos -grazie- Crono tornò seguito da una donna dai capelli ramati intrecciati con foglie e frutti, gli occhi verdi e il lungo vestito di un tenue color verde prato -chi siete?… non vi conosco-. Zeus e i suoi irruppero nella sala del trono -rapida presentazione, io sono Fos, figlio di Urano, al mio fianco c'è Kentas il centauro… poi abbiamo Orthos il mio cagnolino, infine ci sono Zeus, Ade e Poseidone- Gea studiò con grande interesse suo nipote -figlio di Urano… ho una sorpresa per te, se vuoi seguirmi- rise -Kentas vieni con me… dei… bhe sapete cosa fare- quindi seguì la madre terra, gli condusse ad un giardino interno, qui legata ad un albero c'era Zoe, giovane come quando il ragazzo l'aveva lasciata, cosa impossibile doveva avere circa settant'anni -MADRE!- Fos si fiondò a liberare la madre anche se il suo aspetto era giovane, c'era qualcosa in lei che non quadrava -cosa le hai fatto?- inveì il ragazzo -io? Le ho dato il mio regalo, non è invecchiata di un giorno-rise la terra -ma?…- incalzò il ragazzo sguainando la spada -ma i suoi organi interni invecchiano al doppio della velocità, è condannata il suo cuore ha centinaia d'anni troppi per una mortale- gracchiò soddisfatta la titana -Fos, pulcino mio quanto sei cresciuto- la voce della madre era appena percettibile -mamma, non parlare tieni duro troverò una soluzione- mentì, sua madre si sarebbe spenta da lì a qualche minuto e lui non sapeva cosa fare. -Non puoi proteggere tutti, ricordi piccolo mio? il primo passo per l'immortalità è non temere la morte stessa, e io sono serena- -tu non morirai mamma mi, senti? non morirai- le mani erano prese da tremore, e non riusciva a riprendere il controllo -oh, il mio bambino… tu sei Fos, la luce che risplende nel caos …non perdere mai la speranza pulcino mio- gli accarezzò i ricci un'ultima volta prima di spirare -Mamma?!… mamma! Non ti permetto di morire, non così, non ora, ho ancora bisogno di te… dovevamo lavorare la terra insieme ricordi?!- Fos sentii una gran collera salirgli colmandolo ad ogni lacrima che cadeva sul corpo di sua madre. Sentiva ogni fibra del suo corpo ardere dal desiderio di estirpare la vita a quel titano, Gea d'altro canto se ne stava in silenzio assaporando la disperazione che aveva provocato -vengo a reclamare la tua vita, ma voglio fare appello alla tua misericordia: Dove sono nato, c'è un boschetto… ti affronterò lì è il mio ultimo desiderio- la madre terra non perse tempo a pensare, con un solo gesto della mano nell'aria si materializzò un portale, era tale e quale ad uno specchio d'acqua, guadando attraverso di esso riuscì ad intravedere la foresta dove anni prima aveva incontrato Kentas, un senso di nostalgia gli attanagliò lo stomaco. Ci si tuffò in un attimo si ritrovò nelle pianure della sua infanzia, Kentas era al suo fianco con in groppa il corpo di sua madre -ti ringrazio, è stato gentile da parte tua- ringraziò Gea non appena gli seguì -se le mosche vogliono morire nel loro letamaio… bisogna assecondarle- ridacchiò. -Hai esagerato, Morirai puttana! e sarò io a farlo- Crepuscolo brillò intensamente ogni costellazione contenuta nella spada fuoriuscì -sei con me Kentas?- domandò il centauro incoccò la freccia - fino alla morte!- la coppia dei cani partì all'attacco ma finirono per trasformarsi in arbusti, furono le prime costellazioni a rientrare nella Xiphos. Fos partì all'attacco, con l'appoggio della costellazione del leone e quella del corvo, mentre il ragazzo attaccava frontalmente, il leone attaccava sul fianco destro, mentre il corvo calava in picchiata sul volto della titana. Gea sfiorò appena il leone che subito si ricoprirono di dura corteccia e misero radici. Uno scudo composto da terra comparve al braccio della terra stessa Lykofos rimbalzò su di esso senza riportare alcuna ferita su sua nonna. Il corvo invece ebbe un po’ di fortuna in più, riuscì a graffiarla, un dardo lambita dal fuoco stellato della fenice si conficcò sulla spalla di Gea che urlò dolorante -e va bene il primo a lasciaci sarà il ronzino- sentenziò, i rami degli alberi schizzarono come lance su di Kentas -KENTAS!-il suo urlo fu toppo lento, nemmeno la fenice poté nulla con quella velocità, il centauro cadde sul fianco -hai osato davvero troppo, hai ordito contro mio padre, hai ucciso mia madre, ed ora hai preso anche il mio migliore amico, quando questo scontro sarà finito rimpiangerai il tartaro- Fos si gettò nuovamente contro Gea lo scudo non resistette contro il potente assalto del ragazzo, finendo on frantumi simili a terra cotta -ORA FENICE!- ordinò l'uccello volò sopra del nemico e vomitò un torrente di fuoco nello stesso tempo radici e rami schizzarono contro il giovane, che fece del suo meglio per proteggersi, ma i colpi cadevano con tale intensità da poter essere scambiati per fitta pioggia, ricevendone un grave sfregio sul petto la costellazione del drago si fece avanti con le zanne affilate come rasoi punteggiate di stelle travolse l'avversario placcandolo con le zampe e ruggendo Fos si mosse a fatica lo squarcio non perdeva sangue, bensì icore immortale un' altra creatura simile ad un lungo serpente ma lungo almeno tre metri, si avvolse attorno a Gea costringendola in una presa letale ta le sue spire. -Ho forse perso me stesso? Questo non sono io… la vendetta ha avvelenato il mio animo, io non sono un titano, io ho un cuore-disse con il fiato corto -basta così!- ordinò ogni costellazione rientrò nella Xiphos. Gea era a terra ferita, respirava appena, ma respirava -arrenditi, non voglio avere un'altra morte sulla coscienza- le impose puntando la lama alla gola, la sua vista era confusa, le sue mani cominciavano ad essere intorpidite -veleno… ma quando…- Fos tentò di mettere ordine ai pensieri, ma non ne era in grado perdeva gradualmente conoscenza -sai Fos? devo ammettere che ho avuto paura di non farcela, ma tu sei così legato al valore della vita e ai sentimenti- sghignazzò si stava prendendo gioco di lui, ma si sentiva troppo stanco per risponderle fino a che non si immobilizzò -il veleno dell'idro!- si studiò le mani, e notò con orrore, di non poter più chiuderle Gea gemette disperata -sei forse più scaltro di quello che credessi- inveì furiosa. Per Fos era troppo, non riuscì a restare cosciente . Un canto sommesso, singhiozzato, come se il cantore stesse piangendo, questo fu quello che riuscì a sentire quando rinvenne. Era steso, qualcuno era chino su di lui e cantava una dolce melodia -Ciao, hai impegni per dopo?- riuscì a bisbigliare quando riuscì a mettere a fuoco il volto di Calipso, era steso con la testa appoggiata alle sue ginocchia, mentre un vento caldo gli accarezzava i ricci -Orthos, Ciao bello- allungò la mano e lui abbassò il muso per farsi coccolare. Si alzò debolmente andò accanto a Kentas -Fos, amico vorrei esserti stato più d'aiuto, vorrei continuare a vegliare su di te- il suo era poco più di un respiro -Kentas, sei sempre stato con me, io ti chiedo perdono, non hai vissuto la pace come avevamo sognato, tutto per colpa mia, non avrei dovuto farti combattere contro di lei… potrai mai perdonarmi?- domandò la voce che vibrava ma si accorse di aver consumato le lacrime, non riusciva più a piangere -voglio diventare una costellazione, staremo assieme per sempre… è finito il tempo delle lacrime, è tempo di gioia- il ragazzo stese la mano sull'amico, il corpo del centauro si disintegrò lentamente, le ceneri salirono verso il cielo dove formarono una nuova costellazione: il centauro, sulla lama di Crepuscolo si formò la stessa figura -amico mio, vivi la pace che ti sei meritato, non ti evocherò mai in combattimento, ameno che non sia una questione di vita o di morte. Il figlio di Urano rinfoderò la spada, quindi guardò dove avrebbe dovuto esserci Gea, al posto del titano ora c'era un albero completamente spoglio, circondato da rovi e altre piante con spine.
    Qualche giorno dopo, quando Fos decise che era stanco di starsene a riposo, dopo aver dato fuoco alla pira della madre con tre oboli d'oro per Caronte, ignorando le critiche dei presenti. Prese con se Calipso e dopo un volo di un paio d'ore atterrarono su di un'isola deserta, le spiagge sabbiose, salivano fino all'entroterra coperto di prati, un piccolo torrente si faceva strada attraverso il verde, fino a quando si perdeva all'interno di un piccolo boschetto di conifere, sulla parte alta dell'isola una grotta di roccia bianca, dominava il paesaggio -ben posto per un appuntamento te lo concedo, ma cosa facciamo qui? e in secondo luogo, quest’isola dove si trova- Fos scese dalla fenice ed aiutò la ninfa -bhe credo che Kentas lo avesse chiamato mare nostrum… o qualcosa del genere, la chiamerò… mh, Ogigia… si è perfetto- Calipso rise -Ogigia? è un nome penoso e poi che vuol dire scusa?- il ragazzo la guardò -niente, erano le prime lettere che mi sono venute in mente- rispose con un'alzata di spalle -non puoi dare un nome così a ad un'isola- rise lei -non mi pare che il cielo sia crollato o che il mare si sia prosciugato per questo nome- rispose falsamente indignato -ci rinuncio beh cosa vuoi fare?- prese Calipso in braccio e entrò in acqua -bhe prima volevo farmi una nuotata, poi arrostire un po’ di carne, quindi sistemare le cose con te, sfidandoti a duello e bhe poi ti avrei baciata e poi non so, ti avrei riaccompagnata a casa- nuotarono insieme, era impossibile starle dietro in acqua, la ninfa non solo era una nuotatrice straordinaria, tanto da sparire nell'acqua, lui invece era di tutt'altra pasta annaspava freneticamente con le braccia, nella speranza di stare a galla -mi prendi in giro? Non sai nuotare e lo hai proposto tu!- Calipso ora gli nuotava accanto -beh che l'abbia proposto, che ti abbia portata in braccio in mare non significa necessariamente che sappia nuotare no?- rise tenendo la testa fuori dall'acqua -Beh, almeno di una cosa sono contento, avevo ragione io, Kentas quando ero un ragazzino mi disse che quando l'acqua ti arriva al collo anche uno stolto impara a nuotare… e ora ho la prova che si sbaglia… che si sbagliava- la voce era tremante, la ferita era ancora troppo fresca, senza capire più nulla il suo fisico cedette, sentì quini l'acqua sostituirsi all'aria, asfissiandolo lentamente non riusciva a pensare, sembrava che i suoi pensieri fossero bolle di sapone appena scoppiate. quando riemerse si trovò a baciare Calipso, bagnata fradicia preoccupata alla follia -prima c'era la grigliata però- sorrise rispondendo al bacio. La Naidae gli mollò un pugno in piena faccia -primo non era un bacio, avevi smesso di respirare bello mio, secondo io non provo alcunché per te, figurati se mi piace stare perennemente in pena per un idiota incosciente come te- rispose arrossendo di brutto -ammettilo, adori il mio lato incosciente e idiota, ti farà stare meglio- Fos rise sotto i baffi -…hai parlato di una grigliata di carne giusto?- cambiò decisamente argomento -si nella borsa che aveva la fenice c'é della carne, cervo, oca e forse qualche gallina non so, ho mandato la costellazione del cane maggiore a procurarmela- Fos prese qualche ceppo e accese un fuoco , ma non ci mise sopra la carne, aspettò che rimanessero solo le braci quindi cucinò la carne ravvivando ad intervalli regolari i carboni ardenti -Bau!- Un latrato arrivò alle sue spalle, un enorme cane nero a due teste gli saltò addosso leccandolo -lui che ci fa qui?- chiese la ninfa a disagio -bhe lo ho invitato alla grigliata, a lui piace la carne- rispose accarezzando le due teste -ciao bellissimo, non zoppichi più hai visto sei come nuovo- gli diede una grattatina dietro alle orecchie -Bau- Orthos si spostò per annusare Calipso -tranquilla, non ti fa niente, al massimo non ti lascia pace finche non lo coccoli-. La nereide tremava dalla testa i piedi -hai paura dei cani?- il figlio di Urano domandò sorpreso di vederla spaventata -solo di quelli alti quasi quanto me, e con due teste… e oh si, una bellissima coda serpente- rispose sarcastica -qui bello, lascia stare la bella ragazza su fai il bravo cuccia-Orthos sembrò dispiacuto si andò a sedersi accanto al ragazzo che gli lanciò un pezzo di quella che sembrava lepre, le due teste se la divisero da brave -eh… non è stato facile insegnargli a non bisticciare per il cibo, era denutrito quando lo ho trovato litigavano su tutto… credo che sua madre lo abbia abbandonato-Calipso si avvicinò di qualche passo Fos le porse una coscia di pollo -non te la cavi male, certo con un pò di sale sarebbero ottime -giusto, Orthos ti spiace?- gli consegnò una brocca che il cane riempì d'acqua quindi alitò delle fiamme sotto il recipiente, l'acqua evaporò in pochi secondi -sale mia signora. Ne cosparse le bistecche -fammi sapere sapevi che il tuo cane sputa fuoco e non ne hai paura?- -dovrei? domandò -ci rinuncio- finirono di mangiare, Calipso riuscì a sedersi accanto ad Orthos senza tremare. Fos era pronto a riportare la sua dama a casa -dimmi dove devo portarti, ti ci porterò in un batter d'occhio- promise -non ho un posto dove andare… non più, vivevo con Dione, mia madre in fondo al mare, ma Crono l'ha uccisa davanti ai miei occhi, Zeus avrà pure distrutto suo padre, ma nessuno si è preoccupato di proteggere mia madre -capisco, è per questo che mi odi? credimi avrei voluto salvarla, ma non ero destinato a uccidere Crono… e mi spiace per la tua perdita, puoi rimanere qui se vuoi, alla fin fine l'ho scoperta io- Fos montò sul rapace -devo fare una cosa ci rivediamo qui torno presto-. Una volta giunto alla meta dovette procedere a tentoni nel buio fino a che una fila di torce non illuminò il paesaggio, si trovava sulla riva di un fiume, una colonna di esseri evanescenti era radunata vicino ad un vecchio battello -Caronte immagino- -complimenti ragazzo, hai l'obolo?- Fos consegnò al vecchio traghettatore tre dracme d'oro -mia madre ha pagato così, ne riceverai altrettante se mi porterai dove desidero, andata e ritorno- promise -come ti chiami ragazzo?- chiese invitandolo a salire -Fos- -molto bene amico mio, hai un traghettatore, mi va bene anche una sola dracma d'oro, tutti qui pagano in argento sai?- si staccarono dalla riva -se mi è concesso cosa ne fai delle offerte?- chiese -le metto da parte, voglio una nuova barca- la barca toccò dopo poco l'altra sponda, appena scese dalla barca Caronte si voltò -fai un fischio quando hai fatto capo- lo salutó con un cenno e se ne andò -Fos di Arcadia!- il ragazzo non capì nemmeno chi lo aveva chiamato che si trovò stretto in un abbraccio, una donna con un lungo abito nero come le due grandi ali membranose lo tratteneva stretto a se -salve- -oh ehm, sono Megera fratellone, Alecto e Tisifone sono in giro a punire le anime, io invece aspetto gli omicidi per portargli al loro supplizio- disse tutto d'un fiato -senti, so che non è la tua area di competenza, ma non è che hai visto Zoe di Arcadia? sai mia madre, capelli neri e…- la erinne lo fermò -Zeus è crudele fratello, ci ha ordinato di frustarla e di sanarla per poterlo rifare, per l'eternità, non lo faremmo mai, la donna che nostro padre amò così tanto, no, ti ci porto. Dopo lunghe ore di cammino arrivarono al limitare dei campi della pena dove Fos poté rivedere sua madre, parlarono a lungo dei più vari argomenti, fino a quando lei non lo costrinse a tornare nel mondo dei vivi. Molte altre volte andò a trovare sua madre, tanto che perfino Caronte lo considerava un buon amico oltre ad un buon pagatore. Trascorse molto del suo tempo ad Ogigia, tornare a casa gli avrebbe riportato alla mente troppi ricordi. Erano intenti a rendere la grotta più abitabile, avevano già costruito un letto e un bel pò di utensili, ed ora lui e Calipso erano al lavoro su di un telaio. Fos stava tagliando altra legna quando una voce familiare lo chiamò, si voltò Demetra gli sorrise -ti vedo bene, ti godi la pace con Calipso eh?- Fos sorrise -salute a te mia dea- si chinò -non devi chinarti, sono qui per mio fratello, vuole che tu venga sull'Olimpo- spiegò -Perché se è lecito?- la dea non rispose subito trasse un respiro profondo -la distribuzione dei regni- -Calipso, io devo andare, vuoi venire con me?- chiese -e dov'è che vai?- rispose la voce della ninfa dalla stanza accanto -da Zeus vuole vedermi- la Nereide rispose con un verso disgustato -divertiti-. L'olimpo non si discostava molto dall'Otri, certo la predominanza dei marmi bianchi e l'oro era quasi fastidiosa ma erano molto simili come fattezze -Fos felice che tu sia qui ragazzo- Ade lo accolse con una pacca sulle spalle, Poseidone gli rivolse un sorriso amichevole -Ciao, ragazzo bella vittoria- salutò il più giovane -hai saputo di Kentas?- Zeus lo squadrò con lo sguardo -ci si inchina dinanzi al re degli dei- Fos si guardò attorno -Era, scusa mia signora non ti avevo vista- la dea gli sorrise -sii il benvenuto Fos- il ragazzo non contento continuò a guardarsi intorno non vedo Vesta1- -h scelto di non venire, e ora in ginocchio- sbottò Zeus Fos rimase fermo -Rea2 dov'è?- i presenti si guardarono nervosamente -era un titano, l'abbiamo rinchiusa nel tartaro, insieme agli ecatonciri- spiegò -capisco mi disgusti, hai imprigionato tua madre, la donna che ti ha salvato la vita! Sei crudele, e senza cuore, Kentas è morto perché tu salissi su quel trono, e tu te ne lavi le mani? Mi spiace ma non vedo alcun re degli dei- Afrodite entrò nella stanza in quel momento -cosa mi sono persa? Sapete una vera signora si fa attendere- Fos la salutò con la mano -Fratellone, anche tu qui?- rise -già, stavo giusto per attaccare briga con Zeus- il ragazzo trasse un profondo respiro -mi perdoni mio re, sono solo un po’ stressato tutto qui- si chinò, scongiurando una guerra -così va meglio, dunque visto che non si è riuscito a stabilire equamente come dividersi i regni getteremo a sorte- Zeus prese quattro piccole canne, Zeus, Poseidone e Ade ne presero una ciascuno -Fos rimane solo questa- -No ragazzi, a me non iteressano domini, mi prenderò i possedimenti che erano già della mia famiglia, la casa patriarcale di mia madre e le terre, in più voglio la piccola isola che ho chiamato Ogiga, sempre che siate d'accordo- i presenti si scambiarono sguardi d'intesa -molto bene Fos, figlio di Urano e Zoe, sovrano di Ogigia, vuoi altro?- chiese Zeus -si, voglio l'amnistia per Calipso, ha fornito un aiuto prezioso nel vincere la guerra, dandomi la rotta per trovare i telchini, in più ha agevolato l'assedio all'Otri, merita quindi che i reati di cui si è macchiata vengano dimenticati- continuò -no, non lo accetto, si è alleata con i titani… merita il Tartaro- grugnì il re dei titani, il resto dei presenti non diede alcun parere -capisco, Calipso fortunatamente si trova ad Ogigia, e io non te la consegnerò mai, se metti un solo piede nella mia isola, quanto è vero il cielo ti giuro che sarai trattato con gli onori attribuiti agli invasori- replicò pacato -ora, o vuoi combattere di nuovo contro di me mio re, o ti consiglio di ripensarci- Zeus rispose con una smorfia di puro disgusto -la nereide Calipso, macchiata di tradimento contro l'olimpo è prigioniera, e rimarrà prigioniera per l'eternità nell'isola di Ogigia, sarà condannata ad innamorarsi di ogni naufrago che toccherà quelle spiagge maledette, per poi vederlo salpare nuovamente, nessun mortale potrà trovare Ogigia una seconda volta nella sua vita- si concesse un ghigno beffardo mentre il rumore sordo di un tuono si abbatté sulla cupola -molto bene, non abbiamo più niente da dirci- Fos se ne andò dalla grande sala del trono -Fratello aspetta!- Afrodite corse verso di lui affranta -Zeus è stato spietato, con la tua ragazza- Fos arrossì diventando di un rosso porpora -C-cosa?! Calipso non è la mia ragazza, piuttosto quella parte sull'amore puoi cancellarla?- chiese -oh come sei carino fratellone, posso fare in modo che se dovesse succedere non si conceda e che ti porti per sempre nel cuore, credimi anche lei ti ama- rispose sconfortata -è già qualcosa, sapere che la ninfa che… bhe che la mia amica andrebbe con il primo idiota che passa, mi fa infuriare- -la tua amica certo, bhe fratellone, chiudi gli occhi e stendi le mani- sorrise complice, quando riaprì gli occhi stringeva un ornamento per capelli d'oro -dici che se lo tiene l'amore rimarrà platonico?- chiese -certo che si, perché a donarglielo sarai tu fratello- rise -avrei preferito un artefatto dal potere divino- rispose amaro -tu sottovaluti il tuo sentimento- lo rimproverò -ah manca una pietra al fermaglio- rispose -farò come dici sorellina, mi fiderò di te- -donale una pietra unica che solo tu potresti trovare- detto questo tornò nella sala del trono, dove l'assemblea continuava senza sosta, lasciando Fos nel lungo vestibolo. Era in volo quando le parole di Afrodite gli tornarono alla mente -una pietra che solo io posso trovare…- devo parlare con mio padre, mi ci puoi portare?- la fenice gracchiò -va bene, no… come ci arrivo, Kentas mi disse di credere nelle stelle il nostro primo incontro… pensi che se mi concentrassi potrei raggiungere il santuario di Urano?- la fenice fischiettò allegra -va bene ci provo, intanto… andiamo a Rodi- il giovane chiuse gli occhi, il suo battito sembrò rallentare, non sentiva più ne il tepore piacevole della fenice, ne il vento sul viso non riuscì a sentire più il lieve battito d’ali della costellazione. I suoi piedi dopo un tempo che sembrò infinito toccarono il suolo, quindi riaprì gli occhi. Era i n piedi su di una nuvola, a una decina di passi da un'imponente palazzo in marmo bianco con basso rilievi in argento, le porte decorate con il moto dei pianeti e scene notturne, anch’esse dello stesso materiale. -Fos, ci stiamo facendo un bel voletto noi due- Kathlina era al suo fianco -in che senso noi due?- rispose dopo aver abbracciato la sua vecchia balia -sono la ninfa della costellazione Fenice, ti è molto cara quella particolare creatura- Fos ne rimase sconvolto -dovrebbe esserci un mio amico quassù, Kentas il…- -il centauro?- chiese retoricamente la ninfa mostrando un anello con una pietra trasparente molto simile ad un diamante -è da quando é arrivato che mi corteggia, certo non è molto presente è interessato alla nascita delle stelle e ne esamina il futuro, passa tutto il suo tempo nel giardino di tuo padre- lo informò -sai sono qui per trovare una pietra unica, che solo io posso trovare- Kathlina alzò un sopracciglio -è un regalo per una persona speciale- -oh la mia piccola luce è diventata grande- lo accompagnò quindi in un piccolo orticello, dove crescevano vari fiori dalle sfumature argentee e di un blu scuro -devi trovare la tua stella, o una stella a cui vai a genio basta che tu la tenga in mano, devi raccoglierne la linfa, si solidificherà per te, devo avvisarti donare la gemma di una stella è un gesto che supera i giuramenti sull'ade soprattutto se doni quella della tua stella, la persona che la riceve diventa il custode del tuo destino è un legame indissolubile- Fos non aveva mai visto la ninfa così seria, anche il giorno che scappò di casa al confronto sembrava un inezia. -Legame indissolubile? grandioso fa al caso mio- "<i>trovare una stella a cui vada a genio? andiamo, sono il figlio di Urano, le stelle stravedono per me
    " si disse prendendo tra le mani ogni fiore -Va bene, non sono cattivo su mi basta un dannato sassolino- esclamò esasperato, passando vicino all'ennesimo fiore fu invaso dal profumo, un aroma intenso, che gli ricordò le focacce cucinate da sua madre, l'odore di casa. Lo prese delicatamente tra le mani, un fiore dai petali blu scuro che sfumavano sul violetto mano a mano che si allontanavano dai pistilli. Appena lo ebbe in mano dai petali gocciolò un unica grossa goccia di rugiada, che si solidificò nel suo palmo in uno zaffiro nel cui interno dal profondo blu si intravedevano piccoli puntini d'argento -è bellissima- mormorò -è la gemma di Zoe, spero che la persona che la riceverà ne sia degna. Dopo averla ringraziata si costrinse a tornare al suo corpo. La fenice era già atterrata sulle coste di Rodi, Fos scese e fece tutto il possibile per convincere la sua mente a tornare in quell'abisso. -Zenob, ho del lavoro per te- il telchino sbucò dalle fucine -Fos, ho mantenuto l'accordo non ho forgiato armi- si mise subito nella difensiva -tranquillo, sono qui solo per una saldatura, dovresti mettere questa pietra nel alveolo- lo tranquillizzò -è tutto qui?! potevi andare da un qualunque orafo- rispose il telchino abbattuto per la sfida poco sfiziosa -ehy ti pago per farlo- gli consegnò un piccolo sacchetto con dieci dracme d'oro. Il telchino lo prese scodinzolando con la coda da foca, tornò dopo qualche secondo con il lavoro finito. -In bocca al lupo per gli affari- lo saluto, dopo qualche minuto era tornato a Ogigia -sei più stolto di quello che pensi Zeus, non sono un mortale, non completamente- sorrise -com'è andata?- chiese immediatamente la nereide appena lo vide -poteva andare peggio, ma si è accanito contro di te- rispose quindi riferì la decisione di Zeus -non so cosa dire- rispose dopo un lungo silenzio -Zeus è un avido infame senza cuore- replicò Fos -non per quello, certo mi ha rinchiuso in una prigione d'oro, ma determinare di chi mi devo innamorare?… ha fatto i conti senza l'oste! Nominarti re di Ogigia, chiunque con un po’ di intelligenza saprebbe che tu sei molte cose ma non un re- rispose allibita -bhe io sono un uomo sono arrivato ad Ogigia e non mi pare esattamente una dichiarazione d'amore- rispose falsamente risentito -anche una maledizione ha un minimo di cuore Fos- rise la nereide -e io che ti ho portato un regalo- rise a sua volta dando l'ornamento alla ragazza - è una pietra stupenda- rispose -è la stella di mia madre, ti piace?- chiese -moltissimo grazie- rispose indossandolo -allora fammi una promessa, portalo sempre ti ricorderai sempre di me- -Fos io mi ricordo di te, è questo il problema- rispose baciandolo sulla guancia -ti farò anche io un regalo vedrai- gli assicurò. Vissero insieme battibeccando per anni, ignorando completamente il modo, Fos rifiutò di partecipare alla gigantomachia -i problemi di Zeus non mi riguardano, non è in grado di ragionare- rispose a Demetra -e poi se non è in grado preservare la pace dovrebbe abdicare- aggiunse -capisco, hai la mia comprensione-la dea dell'agricoltura se ne andò. Gli anni divennero ben presto secoli, e la guerra con i giganti venne dimenticata come del resto Tifone, era una notte invernale quando Demetra si ripresentò Orthos non fu felice di essere svegliato, cominciò ad abbaiare soffiando fiamme a destra e a manca -si si, bello torna a dormire è solo Demetra- lo rassicurò sbadigliando -Fos meno male, ti ho trovato prima io- aveva il fiato corto -che ti prende? e poi prima di chi?- domandò preoccupato -Zeus… mio fratello è impazzito pensa che tu voglia il suo trono, vuole ucciderti- rispose -molto bene, che venga, lo aspetto, vuole il mio sangue? Che venga a prenderselo- rispose -e scateneresti una nuova guerra?- domandò -cosa suggerisci?- la dea accavallò le gambe -hai mai sentito parlare del fiume infernale chiamato Lete?- -no mai, che c'entra- - Fos chi c'è con te?- il ragazzo imprecò sottovoce -è Demetra, mi ha detto che Zeus vuole vedermi, devo andare- mentì la menzogna non ottenne l'effetto sperato infatti si presentò all'entrata della grotta dove erano seduti i due -senti devo andare da Zeus ora- tentò di nuovo -perché menti, sei spaventato- domandò anche se non era il momento opportuno il ragazzo non poté fare a meno di notare quanto fosse bella con quel semplice abito di lino bianco e i capelli arruffati e in disordine. -Felice notte Calipso, Zeus vuole uccidere Fos- -tranquilla tornerò presto- le disse andandosene Calipso impallidì terrorizzata -no, non te lo permetto- ordinò dura -e perché no?- -perché io ti amo!- rispose improvvisamente Fos indugiò -tranquilla tornerò… presto- la baciò e se ne andò con Demetra. Il viaggio verso l'Ade fu breve -dunque, le acque del Lete lavano via qualunque ricordo, l'ignoranza sulle tue origini ti salverà da Zeus- Fos perse la sicurezza che lo aveva guidato fino a quel momento -tranquillo, sei un immortale, per cui non sarà permanente, verranno sepolti in profondità- lo rassicurò mentre camminavano insieme per le valle dell'Ade con i ciottoli affilati come rasoi che ferivano le gambe -Calipso mi sventrerà- mormorò -è per il bene di entrambi- -Bau- Orthos gli raggiunse al galoppo - ciao bello, quando non ricorderò più nulla veglia su di me ti prego-. Continuarono a camminare in silenzio fino a quando non arrivarono vicini ad uno specchio d'acqua trasparente, così limpido da poterci vedere attraverso -eccoci- Annunciò la dea, Fos si sfilò Lykofos e la porse a Demetra -consegnala a Kathlina- quindi si immerse nelle acque gelide stava bene, si sentiva rilassato immerso in quelle acque, si sentiva in pace con se stesso. per un paio di minuti non si sentì diverso, ma poi le acque si incresparono, fu come se i suoi ricordi venissero lavati via con cura e sepolti da qualche parte nella sua mente, tentò di fuggire da quelle acque, ma scoprì fin troppo amaramente che il suo supplizio non poteva essere annullato, ogni suo tentativo di uscire dall'acqua era frenato dalla corrente. -C-Chi sono io?- balbettò uscendo dall'acqua –Damos… sei Damos di Arcadia- il ragazzo annuì -e scusate se sono inopportuno, chi è lei?- Demetra fece un passo indietro- impaurita da quello che aveva fatto -sono un'amica non temere-. La dea condusse quindi il ragazzo alla sua casa in Arcadia. Qui Damos visse coltivando i campi, era incredibile quanto erano efficaci le acque del Lete, non solo i ricordi del ragazzo erano svaniti, ma quelli degli abitanti modificati, la gente continuava ad affermare di aver conosciuto sua madre i più anziani parlavano addirittura di suo padre ma ogni volta che provava a chiedere più informazioni, questi cambiavano discorso, nello scorrere del tempo strinse amicizia con un assurdo cane a due teste. Conobbe anche la figlia di un mercante Clio, aveva più o meno la sua età, era certo di amarla, ma non sapeva bene cosa lei provasse per lui. La sua vita non era perfetta, ma i campi rendevano bene, abbastanza bene da esssere autosufficiente. Fino al fatidico giorno di estate quando tutto cambio. -Bhe, questa è la mia storia, sei libero di non credermi- terminò -saresti un mezzo titano, Zeus ti odia da secoli e hai sconfitto ben due titani?- Basylus non sembrava molto convinto -va bene- Fos prese un'ampolla e la riempì con il suo sangue -se mai diventasse icore uccidimi all'istante, hai il mio permesso- lanciò l'ampolla al figlio di Zeus -contaci, comunque a calcoli fatti… ti credo, perché dovresti mentirmi?- replicò -anche se non ho visto Afros- rifletté -hai guardato sotto il letto?… di solito la nascondeva lì- rispose con un'alzata di spalle certo che no, non ho guardato sotto il letto, stiamo arrivando alla penisola scandinava- la viverna accelerò lasciando la fenice leggermente indietro. Isole dalle alte scogliere a strapiombo sul mare, con numerosi fiordi che si insinuavano nella costa, la terra era coperta da neve e boschi di conifere. -Già benvenuto al nord Basilyus-.

    Glossario:


    1 Vesta: sorella di Zeus, dea del focolare e protettrice delle case.
    2 Rea: titanide moglie di Crono, e madre degli dei salvò la vita al piccolo Zeus nascondendolo dal padre in una grotta, fu rinchiusa nel tartaro poichè anchessa era un titano.
     
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    Mamma miaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa *_*
    E quante cose che sappiamo sul nostro Fos/Damos!
    Bellissima la storia tra Urano e Zoe. Mi spiace solo che il signore dei titani non abbia potuto vedere suo figlio, tutto per colpa di quella megera di Gea che ha ucciso Zoe dopo il tanto agognato ricongiungimento col figlio.
    Un figlio che nonostante abbia avuto sempre un ruolo determinante in ogni vicenda è stato dimenticato da Dio e dal mondo, un po per sua volontà un po per, secondo me, ingratitudine degli altri xD
    Addirittura Zeus come un invasato gli da la caccia x'D
    Ah poi esprimo tutto il mio cordoglio per Callipso xD
    Aveva appena ritrovato il suo amore dopo tanti anni e subito dopo se n'è riandato.
    Ora non mi resta che attendere il rush finale. Spero di leggere presto un nuovo capitolo e scoprire la fine di questa stupenda fan fiction *^*
     
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    Eccoci finalmente giunti alle fasi conclusive della Fan fiction... finalmente? Non so se dire finalmente o mi spiace bhe a voi l'ardua sentenza in qualunque caso buona lettura a tutti :)

    Capitolo XXIV: Ragnarok

    Erano ancora in volo quando Damos si ricordò di quello che Xavier aveva detto qualche giorno prima a Delfi -senti Basilyus, se tu fossi un dio che vede tutto il mondo… e magari ne vedi anche altri otto oltre al nostro e vedessi… mettiamo caso… due ragazzini che volano verso un Albero sacro che sorregge i mondi gli attaccheresti anche se sei ad un passo dalla fine del mondo?- chiese con una certa vena di panico nella voce -stai dicendo che un dio potrebbe ucciderci a vista? Anche se stiamo cercando di scongiurare la fine del mondo?- rispose allarmato -già c'è quest'eventualità-rispose guardandosi inutilmente attorno come se Heimdallr fosse lì a spiarlo "se sopravvivo ammazzerò Lily doveva oscurarci con il suo elmo" -senti Fos, hai menzionato Ahmed, la prima volta che ci siamo visti sull'isola di Circe… che tipo è?- chiese -mh… diciamo che siamo simili solo che lui non ha nessuna pietà, e gli ho salvato la vita-. Sorvolarono un campo aperto, delimitato da montagne, un mare di puntini neri risaltava sulla neve -che cos'è?!- esclamò il figlio di Zeus -oh, una bruttissima cosa: la guerra, e nel nostro caso la battaglia finale Ragnarok… la guerra contro Crono in confronto è un semplice battibecco tra novelli sposi- rispose. Basilyus frenò il gigantesco rettile -bene, se quelle fiammelle in lontananza sono fiaccole allora ci separiamo qui -Basilyus, pensaci bene -quella è una guerra con la G maiuscola, gli dei moriranno- tentò di dissuaderlò inutilmente. -Ho cercato di ucciderti eppure mi tratti come un amico… sei un tipo strano Fos- rise -e va bene… TI PROEBISCO DI RISCHIARE LA VITA IN UNA GUERRA APOCALITTICA!- ordinò -no, non credo che lo farò, quelli verranno massacrati, posso dare una mano- replicò -fa un po' come ti pare, non ho tempo devo fermare il fratello del mio maestro dal bruciare un albero molto importante, cerca solo di non farti ammazzare Zeus non me lo perdonerebbe-Fos spronò la fenice che schizzò via. Il campo di battaglia scomparve velocemente alle sue spalle, in un paio di minuti si trovò a sorvolare una foresta di abeti, un enorme tappeto verde che si perdeva a vista d'occhio. Senza preavviso la costellazione cominciò a rallentare, sembrava come se cominciasse ad avere difficoltà ad avanzare come se volasse nella gelatina -andiamo bella stiamo lasciando Midgard ci siamo quasi- la incitò accarezzandole le piume tiepide. La neve cominciò a scendere sempre di più e con più furia, dopo pochi metri era impossibile vedere e ancora di più proseguire -Skaddi! Andiamo fammi passare lo faccio anche per Xavier, lui è diretto qui lo ucciderai se continui!- urlò tra i sibili del vento ghiacciato, ma non ottenne alcun risultato -e va bene… mostrami tutto il calore che riesci a generare- l'uccello trillò mentre le fiamme che lo coprivano arsero con una forza tale da rischiarire il passaggio attorno a loro facendo sembrare il figlio di Urano e il rapace un gigantesco globo infuocato, nuvole di vapore si crearono ovunque la neve si avvicinava alla sfera -perfetto ora entriamo lì dentro!- la fenice saettò attraverso la bufera forte del calore che ora sprigionava. Il confine del mondo, se avesse dovuto descriverlo il giovane sarebbe riuscito a dire -un semplice muro nella foresta, certo demolirlo non fu semplice ci vollero almeno una decina di palle di fuoco. Alla fine cedette cadendo su se stesso. Oltre al muro una fitta nebbia impediva di vedere oltre la punta del proprio naso, l'aria tuttavia era più calda e il gelo meno pungente anche se era perennemente presente. Anche le fiamme del mitico uccello non riuscivano a trafiggere quel muro senza consistenza eppure tanto robusto da far sminuire quello appena abbattuto, ma quello che impensieriva di più il ragazzo non era la nebbia ma le colossali figure nella bruma che si intravedevano di tanto in tanto -vola a bassa quota, questo posto non mi piace- bisbigliò. Il confine del mondo fortunatamente non tardò ad arrivare. Quando lo varcarono il piacevole tepore primaverile lo abbracciò, si trovavano in cima ad un alto monte, guardando sotto di loro si vedevano solo fitte nuvole bianche come il latte, la vetta era percorsa da piccoli rivoli d'acqua, in tutto ne contò nove, l'erba era disseminata di fiori di una moltitudine infinita di fiori variopinti. -Grazie bellissima, proseguo a piedi fatti un bel sonnellino- la ringraziò saltando a terra, la fenice abbassò la testa per un ultimo buffetto, quindi tornò come sempre nella spada. Più Damos si avvicinava al punto in cui convergevano i fiumi, più l'odore acre di legna che brucia si faceva più intenso, una grossa cappa di fumo nero saliva verso il cielo in un' ampia spirale -Zeus maledetto, sono arrivato tardi!- imprecò fra i denti, quindi percorse il resto della strada di corsa, arrivato in cima si trovò di fronte ad un immenso frassino, dal legno di un grigio molto chiaro, i nove rivoletti convergevano alle radici, dove formavano un lago. Le radici scavavano un tunnel sotto terra, mentre la cima dell'albero non era visibile, dando l'impressione che il frassino salisse all'infinito -Damos?!- urlò Raul poco più avanti, la sua voce era meravigliata, incredula e leggermente felice. -Raul vecchio mio!- i polmoni già in fiamme minacciavano di esplodergli, -scusa il mio scarso entusiasmo, ma abbiamo fallito, o almeno siamo messi male- quindi si guardò in giro -Xavier e Daniel non sono con te?- Raul non sembrò preoccupato -No, hanno deciso di combattere, Xavier mi ha detto che aveva un conto in sospeso con qualcuno- Damos e l'amico terminarono la scalata -Amir, fratello mio arrivi tardi- la voce calma e misurata di Ahmed suonava diversa dall'ultima volta, sembrava preoccupato per qualcosa -scusa, volevi tuo fratello? mi spiace deluderti- rispose Damos allegro -Damos, vero? Saremmo stati amici in un'altra vita, dimmi dov'è Amir?- rispose voltandosi per vederlo chiaramente in faccia -in Egitto con il resto della squadra- rispose semplicemente -ora dimmi dov'è Clio?- terminò guardandosi bene attorno, c'era solo un altro uomo in mantello nero -in Egitto, o almeno credo, non rispetta mai le indicazioni- rispose con altrettanta sincerità -molto bene, visto che entrambi pensavamo di trovare altro, cerchiamo di non spargere sangue ti va?… spegni l'incendio e giuro sullo Stige non ti farò nulla- propose Ahmed prese a fare avanti e indietro pensoso -vedi non posso farlo… l'uomo si merita tutto questo, è vile disgustoso e viscido, e gli dei ne raccolgono i vizi, si fingono misericordiosi ma poi non lo sono poi così tanto… sai di cosa parlo? figlio di Urano?- chiese -Crono? non lo facevo così pettegolo- rise -no, Clio mi ha raccontato tutto- -Clio?! lei non poteva saperlo!- il giovane era scosso, contava di sapere tutto sulla sua ex ragazza -lei, ma Gea l'ha posseduta e poi… il nome Vespria ti dice nulla? bhe era la madre della ragazza- quel nome lo colpì come un pugno nello stomaco -si, comunque è vero, gli dei non sono perfetti… ma non tutti siamo uguali, non tutti meritano di morire Ahmed, se l'albero cade uomini, donne e anche i bambini saranno spazzati via, cosa ti da la sicurezza di sopravvivere?- il legionario della morte rimase in silenzio -secondo te sono un folle? Io lo voglio fare per la persona a cui tengo, visto che a mio padre non interessano, dimmi Fos dov'era quando quella manticora ha ucciso mia madre?- il figlio di Urano non rispose -sai, ho visto mia madre morire davanti ai miei occhi, l'assassina si è presa una ragazza innocente e ci gioca come se fosse un burattino, pensi che non abbia mai pensato "dove sei papà cazzo!", ma sai? gli dei non possono intervenire sul nostro destino ma noi si- terminò -senti Damos, Fos o come ti pare mi spiace davvero per il tuo braccio, e ti sono grato per avermi salvato la vita… ma le tue chiacchiere mi hanno stancato!- ringhiò l'asta nera gli apparve in mano, le due lame a ventaglio erano di una affilatura mortale -Raul stai indietro, vuole me, cerca di spegnere l'incendio- -Terios, sai cosa fare- l'uomo alla destra di Ahmed batté un pugno sul petto e fece un inchino, quindi gettò a terra il mantello un uomo dal fisico erculeo gettò il mantello e scattò davanti a Raul impedendogli di estinguere l'incendio. Ahmed invece rimase impassibile con la lama stretta in pugno, gli occhi fissi sull'avversario, fino a che il simbolo inciso nel bulbo sinistro non irradiò un leggero bagliore rosso quindi si avvicinò a passo lento e sferrò un fendente diretto al collo del giovane, sicuro che anche con tutta la prontezza di riflessi non avrebbe potuto salvarsi. Inaspettatamente Damos parò il colpo, mentre una spiga di grano si avvolse attorno alle gambe del nemico -che cosa?! ho fermato il tempo nella zona intorno a te come puoi muoverti?!- ringhiò dopo aver falciato le spighe con una solo movimento della lama, subito queste marcirono e si accartocciarono a terra per poi polverizzarsi -semplice, ho solo fatto la cosa più stupida e rischiosa che potessi fare, pregando che funzionasse- sorrise -quindi mostrò una piccola clessidra legata alla cintura -questa è la costellazione della clessidra, ho frantumato la mia stella rendendola sabbia, ora il mio tempo è sancito da questo insieme di stelle- spiegò -vuoi dire che da quando ci siamo sfidati hai cercato un modo per eliminare il mio potere?- Fos rise -no, solo da quando ho deciso di venire qui al nord al posto di Amir, e poi come ho detto è molto pericoloso e stupido, ho circa un'ora per finire questo scontro, se non ci riesco bhe… non saranno cose belle per me- spiegò quasi con indolenza -te l'ho detto in Egitto, sei divertente, credi davvero di potermi uccidere in un ora?!- Ahmed rise divertito -il piano è quello- annuì l'altro provando una finta che fu bloccata con rapidità inumana da Ahmed. Lo scontro sembrava eterno, entrambi non riuscivano a superare le difese nemiche, fino a quando spazientito il legionario della morte mentre le lame erano incrociate non colpì con un pugno l'avversario che cadde in ginocchio, affamato d'aria -prima di uccidermi, dimmi perché hai cercato Vespria? è una guaritrice non ha niente che ti possa interessare- domandò tentando di rimettersi in piedi -Rashja, lei…- cominciò aveva una strana espressione in volto a metà tra la gioia e il panico e il suo tono era denso di preoccupazione -non sono affari tuoi dico bene? ti basti sapere che la Astrea è ancora viva- terminò gelido recuperando il suo solito temperamento distaccato, un enorme leone composto di stelle balzò su Ahmed artigliandogli il petto, dal quale fuoriuscirono scintille, dopo aver trucidato il felino che tornò nella lama Ahmed si rialzò -bel tentativo, ma sai ho incontrato Zenob, hai sbagliato a tenerlo in vita, certo non può costruire armi, ma le corazze sono ben altra cosa non è così Fos?- quindi si girò mostrando un'armatura nera, impreziosita da ametisti e intarsi d'argento -come ho già detto Gea adora parlare- Damos si maledisse per non aver ucciso Zenob secoli prima, Ahmed calò il colpo di grazia che fu bloccato da un dardo a pochi centimetri di distanza dal petto del giovane -Fos vecchio mio ti arrendi così facilmente?- Fos non sentiva quella voce profonda, saggia e terribilmente irritante da secoli -Kentas?! sono già morto?- chiese in un sussurro. Un braccio forte lo sollevò da terra -no, non sei morto, non lo permetto- il centauro era composto da stelle e cielo notturno come tutte le altre costellazioni -non ti ho evocato- il ragazzo tossì sputando macchie di sangue -hai poco più di una decina di minuti di vita e devo chiederti il permesso per salvarti? Fos o Damos che sia sei sempre lo stesso- rise l'ibrido pestando gli zoccoli e quindi caricò Ahmed che schivò l'assalto con agilità una grossa catena di stelle mandò in frantumi il pettorale del figlio di Anubi, le schegge. Damos respirava a mala pena, non riusciva a mantenere l'equilibrio il suo tempo era agli sgoccioli accanto a Kentas una figura femminile con pesanti ceppi che la tenevano imprigionata cominciò a farsi confusa come il centauro che baluginò come la fiamma di una candela, Ahmed si tolse il pettorale ormai in utilizzabile e fece una cosa che lasciò di stucco si sedette a terra quindi appoggiò l'asta sull'erba -Fos non ho nessun interesse nella tua morte, ho un debito nei tuoi confronti, ti lascerò andare, ma voglio che tu mandi mio fratello qui- parlò lentamente, era affaticato e coperto di sudore -affare fatto- sospirò facendo sparire la clessidra. Si sentì subito meglio, riusciva a respirare molto più facilmente anche se il suo corpo sembrava essere andato a fuoco fibra per fibra era straordinariamente stanco ma costrinse il suo corpo a muoversi lottando contro il dolore, un senso di nausea lo costrinse ad appoggiarsi a Kentas -lui è peggio di Calipso eh? Ti senti bene?- chiese preoccupato -no- rispose secco evocando la costellazione dell'acquario, una fanciulla con un anfora si materializzò a qualche passo da lui -vai prima da Ahmed- ordinò la ragazza accostò la brocca al ragazza e lo aiutò a bere. -Grazie, sei un curioso guerriero sei simpatico, ma difendi gli dei, perché?- la giovane si spostò per dissetare il figlio di Urano che bevve grandi sorsi aiutato dalla fanciulla che dovette dargli numerose pacche sulla schiena per impedirgli di soffocarsi -Afrodite è mia sorella e molti alti dei si sono rivelati gentili nei miei confronti, e poi devo sistemare una questione con Zeus- sospirò Ahmed annuì -dimmi un'ultima cosa… è possibile che tu abbia trattenuto i colpi per non uccidermi?- Fos sorrise mesto -chi può dirlo?- quindi si rialzò. Il senso di nausea era sparito, e il dolore si era attenuato -scusa Ahmed ma non so come fate ad uccidere un uomo a sangue freddo, Kentas, grazie amico ci si vede- il centauro sparì, quindi il ragazzo prese la sua moneta e la appoggiò a terra -portami da Amir- chiese al sigillo, subito un potale si aprì nella terra -ci vediamo Ahmed, ti saluto Rashja se la trovo- Damos si tuffò nel varco.
    Raul stava ancora combattendo con Terios, il quale sembrava non prendere la sfida serio, tant'è vero che non aveva ancora mostrato nessun sigillo facendo dubitare il giovane pescatore che ne avesse realmente qualc'uno, per ora si era limitato a schivare i colpi o a parargli -lo sai mi annoio, rendiamo la cosa interessante- Terios alzò il bracciale verso il cielo, una lugubre luce giallastra illuminò quello che sembrava una semplice decorazione, un artiglio curvo simile a quello di un leone, un ruggito da far atterrire chiunque squotè quel mondo. Accanto all'albero completamente consumato dalle fiamme un mostro più grande di un orso stava immobile mentre il serpente che faceva da coda fiutava l'aria alla ricerca di una preda la lingua biforcuta che saettava tastando l'aria, in un attimo il mostro puntò su Raul, e altrettantò velocemente lo fronteggiava, una delle due teste era quella di un leone, scoprì le zanne affilate come lame, la testa da capra belò mostrando le corna affusolate -la Chimera… devo dedurre che sia quindi che l'attacco a Tirinto…- dedusse -…una mia idea, e se posso un mio successo, Egitto, meta un po' forzata con una persona ferita- rise ghignando -vuoi forse die che Lilyth è una traditrice- -per gli dei no! Non ci ha mai traditi, fino alla storia dell'Egitto ha visto che eravamo pronti a ucciderla insieme a voi idioti e ha cambiato bandiera- grugnì Terios -perché crederti?!- inveì il ragazzo plasmando l'acqua dei ruscelli in un tridente -ho sempre invidiato Damos, per aver fronteggiato questo mostro, voglio essere io a ucciderlo!- sorrise soddisfatto, la coda sputò un lungo fiotto di trasparente fiele, Raul rimase immobile fino all'ultimo secondo quindi pestò l'asta del tridente sul terreno, dal quale si formò una bolla che lo circondò, il veleno scivolò innocuo sulla superfice trasparente -dovrai impegnarti gattino- lo provocò, Terios lo afferrò con una prese soffocante -dunque, Poseidone? proviamo a vedere qual è il vero dio dell'acqua Poseidone o Sobek!- un'enorme coccodrillo si materializzò vicino l'energumeno un'onda gigantesca travolse la chimera mentre il rettile vi sparì in mezzo beato l'acqua si prosciugò mostrando la chimera ancora asciutta con l'alligatore avvolto intorno alle sue zampe, coperto di geroglifici. La Chimera balzò oltre l'alleato e colpì con le zampe caprine il volto del ragazzo, mentre gli artigli aprivano uno squarcio nelle sue vesti e nel petto del ragazzo -alzati! so che sei vivo!- lo schernì l'avversario, -Raul tentò di rialzarsi ma non riusciva a capire quale fosse l'alto, non riusciva a vedere nulla -il colpo ti ha privato della vista, arrenditi non puoi vincere!- un esplosione d'acqua bollente travolse Terios che urlò più indignato per aver accusato il colpo che per il dolore -e tu hai un'ustione -FOLLE! Non puoi nulla senza gli occhi!- un sibilò fece alzare il pescatore che si voltò di scatto e divelse la coda della chimera che gli restituì un morso sul braccio che impugnava l'arma -bene, il serpente è andato- sorrise tentando di sforzare gli occhi affinché recuperassero il senso perduto. L'acuto canto di un gallo lo fece trasalire -che cos'è?!- esclamo tentando di identificarne la fonte, ma quel suono sembrava nascere tutt'intorno a lui -Ragnarok è iniziato, avete fallito, tranquillo nessuno te ne fa una colpa, stai dimostrando più abilità di quanto mi aspettavo- rise trionfale. Il coccodrillo fece schioccare le fauci dalle quali fuoriuscì acqua come da una cascata, che cominciò a rigenerare la chimera -e va bene, sono stanco, Raul alzò il tridente al cielo, due bolle d'acqua si levarono in cielo quindi con al loro interno la chimera e il coccodrillo -pensi di poter affogare un coccodrillo di Sobek? e la chimera non morirà fintanto che il suo sigillo è integro o io sono viv…- uno sperone d'acqua trapassò il guerriero che ricadde nel fiume, un secondo coccodrillo sorse dalle acque e in pochi secondi rigenerarono Terios -vicino, molto vicino…- ridacchiò rialzandosi -Ahmed, posso farci quello che voglio non è così?- domandò al suo comandante, che se ne stava ancora seduto in pace con l'asta ai suoi piedi, si limitò a sfiorare l'armatura distrutta, che nel giro di pochi secondi era di nuovo integra, ma non rispose al sottoposto anzi gli rivolse una domanda -cosa voleva da me Damos?- Terios non perse tempo -è un'idiota, sei stato troppo gentile a tenerlo in vita- Ahmed non rispose e tornò a riflettere -il mio più grande errore è stato mandare Rashja in Egitto e chiedere la tua opinione Terios!- rispose dopo un lungo silenzio. Raul trasformò il tridente in acqua -mi ero ripromesso di non usarla mai su di un uomo, ma dubito di avere altre possibilità Raul afferrò il braccio dell'avversario con il braccio destro ancora avvolto dall'acqua, in principio non accadde nulla, ma dopo qualche minuto l'acqua nel corpo di Terios cominciò a scorrere lungo il corpo di Raul sanando le sue ferite, e al qual tempo rendendo il legionario della morte sempre più fiacco, fino a che di Terios non rimase che un cumulo di ossa bianche -era un buon amico, ma io più di tutti credo di saper dare valore alla morte- Ahmed aveva evidentemente velocizzato i suoi movimenti, poiché ora era in piedi di fianco a Raul, che non perse tempo a bagnarsi gli occhi con l'acqua delle radici di Ygdraill, com'era già successo per l'ustione di Lilyth l'acqua lo sanò completamente ridandogli la vista anche se non lo ritemprò, era talmente stanco da non ricordarsi neppure cosa ci faceva lì, il mondo intero gli sembrava terribilmente fuori posto -Raul, non sembravi una minaccia eppure…- Ahmed lo aiutò a stendersi quindi congelò il tempo attorno al ragazzo -onore a te, ma non posso lasciarti estinguere queste fiamme-.

    A Midgard

    -Hey, tutto bene?- Xavier stava finendo di allacciarsi l'armatura nella sua piccola tenda -ho paura maestro, e se in questa guerra io perdessi la vita? o anche peggio se tu morissi? cosa ne sarebbe del mondo?- Xavier si voltò verso il suo allievo -rilassati, le preoccupazioni non ti aiuteranno, e poi… non ti lascerò morire- il fabbro si concesse un respiro profondo quindi il canto di un gallo, seguito dal tonante suono di un corno, diede il segnale a quella landa desolata, flagellata dalla bufera: Ragnarok era iniziata. I due uscirono dal caldo riparo della tenda, insieme si unirono all'esercito degli Aesir1, che si estendeva senza fine, guerrieri in armatura completa nera come la pece, con fregi oro ed un mantello bordato di pelliccia, decorato con il simbolo del clan di appartenenza del guerriero. La maggior parte armata con spade e scudi o martelli o ancora asce, tuttavia le fila maggiormente protette si vedeva anche qualche ascia da lancio, giavellotto o arco. Le legioni erano guidati da dame guerriere, in una leggera armatura in quello che sembrava argento, non vi era alcuna differenza tra loro: avevano i capelli di un biondo intenso, gli occhi dall'espressione dura dalle imperscrutabili iridi di un azzurro chiarissimo, il loro portamento fiero era reso ancora più solenne dalle luci iridescenti che si espandevano dagli zoccoli dei candidi equini, similmente a una macchia d'olio. Erano armate con un'alta lancia e un largo scudo tondo. -Salute a voi mia signora- salutò la guerriera il fabbro inchinandosi invitando l'allievo a fare altrettanto, la valchiria2 abbassò lo sguardo, il peso dello sguardo era qualcosa di indefinibile, era come se con una sola occhiata la ragazza riuscisse a vedere all' interno del cuore e della mente dell'interlocutore -alzati Xavier figlio di Hector e Skaddi- al udire l'ultimo nome il cavallo sbuffò e si impennò, chiarendo che il nome non gli era gradito, alla valchiria bastò un solo un colpo di redini per calmare l'animale -sei forse emissario di tua madre?- domandò -no, mia signora vorrei la sua benedizione per unirmi insieme al mio pupillo al suo esercito-. la guerriera spostò lo sguardo su Daniel -non è posto per te ragazzino, torna a casa- lo ammonì severamente, Daniel non sapeva cosa rispondere, sostenere quello sguardo gli prosciugava l'aria dai polmoni, e gli seccava la bocca -I-io… ecco io voglio combattere- balbettò -non sei pronto per questo, in verità nessuno di noi lo è- rispose secca -lo proteggerò io, è il mio allievo?- si intromise Xavier -è fuori discussione, non renderesti al meglio se costretto a difendere un peso morto- il suo tono non ammetteva repliche -lotterò anche senza la benedizione di una donna- esclamò Daniel deciso -fa come vuoi, a quanto pare hai deciso che la tua vita non ha valore- la valchiria si allontanò lasciandogli soli davanti all'esercito -che scena patetica-, un ragazzo si staccò dalla prima linea e raggiunse il maestro e il suo allievo, indossava un'armatura leggera di pelle di color bianco avorio e una cappa azzurra -e tu saresti?- domandò Xavier infastidito -Basilyus, figlio di Zeus e di Liria- rispose con un inchino Xavier scoppiò a ridere -hai un padre importante ma non sei l'unico conosco un figlio di Urano, e gli ho quasi ucciso, quindi cosa mi impedisce di usarti per spazzare la neve?- domandò, un globo di lava gli fluttuava sopra la mano -oh, lo conosco anch'io, ho provato a ucciderlo, ma è finita in pareggio- rispose a tono un'aquila attraversata da forti scariche azzurre -conosci Damos?!… bhe conduci una vita movimentata… non so se dire mi spiace o ne sono sorpreso-. Quella che poteva sfociare una guerra fratricida fu placata da un secondo squillo di corno, i tre si voltarono dando le spalle ai loro compagni, attraverso la bufera si potevano intravedere migliaia di ombre evanescenti ed indefinite, si stavano schierando dalla parte opposta della landa, erano alte almeno tre metri, potevano essere tranquillamente scambiate per montagne, se non fosse stato per il fatto che si spostavano -cosa sono?!- domandò il figlio di Zeus il suo tono di voce era insolito, sembrava emozionato più che spaventato. Daniel strizzò gli occhi per vedere meglio, sembrava che la tempesta si intensificasse attorno a quelle ombre -che cosa sono? Lontani parenti probabilmente- rispose Xavier tetro fissando le sagome. Il terzetto non ebbe il tempo di aggiungere altro subito una squilli di corno in rapida successione segnò l'inizio della guerra. La valchiria tornò al galoppo, alzò la lancia al cielo e la puntò dalla parte opposta del campo di battaglia -per Odino!- esclamò un unico urlo rispose all'incitamento, la legione non si era ancora mossa di un singolo passo che un gigantesco meteorite si abbatté su di loro, -oh mer… imprecò Xavier, una lancia di ghiaccio stretta in pugno, pestò l'asta al suolo, il terreno ghiacciato crepitò quasi impercettibilmente, la neve cadde più forte sopra di loro, quindi la bora radunò i fiocchi, che si cristallizzarono formando una solida cupola di ghiaccio, poco prima di finire in minuscole schegge che piovvero sopra le teste degli uomini. Il colpo perse potenza ma non bastò ad evitare che una cinquantina di uomini perdesse la vita schiacciata dalla roccia, per la caduta dopo essere stati sbalzati in aria dalla caduta della meteora -sono stato troppo lento- ringhiò -sei stato eccezionale figlio mio- il guerriero che si trovava alle sue spalle lo fermò per un braccio. Il volto di quell'uomo era straordinariamente simile al suo, i capelli scuri, l'espressione e tutto il resto, gli occhi castani di quell'uomo erano uguali al suo occhio sinistro -ciao Xavier, non posso dire di essere contento di vederti in questa situazione, il Ragnarok- il suo tono era dispiaciuto, amareggiato -senti figliolo, vorrei dirti di non giudicare troppo severamente tua madre- -vuoi scherzare papà?! è solo colpa sua se adesso siamo qui a combattere!- rispose con un verso di scherno. Si gettò nella battaglia che infuriava con più furia della tempesta e del vento, l'esplosione lo aveva allontanato da Daniel, ovunque si voltasse vedeva guerrieri impegnati in combattimento, davanti a lui invece si spiegavano le forze nemiche, aveva già congelato un manipolo di troll che subito era caduto al suolo frantumandosi come un calice di vetro infranto, ma più nemici soccombevano più ne arrivavano a sostituirli, duellò contro un guerriero dalla fattezza umana, la carnagione era di un grigiastro tendente al nero, gli occhi dal taglio felino contenevano iridi erano completamente rosse, la sua abilità era completamente diversa da quella dei troll, così impacciati e goffi, che schivare i loro colpi risultava quasi istintivo. L'elfo scuro che ora lo guardava attentamente, era snello agile e dal suo portamento Xavier osava dire mortale, il nemico sorrise provocatorio tenendo bassa la lama seghettata della sua spada; alzandola ogni tanto per uccidere i soldati che gli attaccavano i lati -non ho tempo- sospirò il fabbro appoggiò quindi il palmo della mano sul manto di neve scarlatto, una colonna di lava si propagò da lui travolgendo qualunque cosa nel suo tragitto, compreso il Svartálf3, ma anche parte delle forze degli Aesir. Adesso almeno riusciva a vedere il campo di battaglia molto meglio, la fitta nevicata non ostacolava la sua vista, riuscì ad intravedere Basilyus in groppa ad un'enorme lucertola alata, una viverna di color nero che dispensava fiamme e morte tramite fiammate e un'enorme toro che esplodeva come un temporale in un tempesta di folgori incenerendo le prime linee nemiche. Suo padre stava abbattendo un gigante con un ascia da guerra, a pochi passi da lui Daniel vendeva a caro prezzo la pelle scoccando frecce con il suo arco argenteo. Tutto sommato stavano resistendo bene, per il momento. Cominciò a pensare che forse potevano farcela, prima o poi i giganti e i troll avrebbero smesso di arrivare e avrebbero trionfato, ma poi la terra cominciò a tremare e un serpente enorme, la cui lunghezza sembrava coprire l'intero mondo -e quel coso che cosa sarebbe?- la viverna atterrò pesantemente al fianco del ragazzo. Visto da vicino il drago non sembrava così minaccioso, o forse il serpente che ora dominava il campo di battaglia lo faceva sembrare simile ad un gattino paragonato ad un leone. Basilyus scese dal dorso dell'animale -è Jörmungandr4 il serpente del mondo è un figlio di Loki- Basilyus ascoltò senza mai distogliere lo sguardo dalla serpe. -tutto chiaro un serpente lungo tutto il mondo, e con una grave carenza nel controllo della rabbia, ma la domanda è… come lo ammazziamo?- replicò con leggerezza -lo ammazziamo?! Noi due?!- esclamò allarmato -ehm sei l'unico qui che sa cosa significhi combattere, anzi sei l'unico di vivo abbastanza vicino da poter elaborare una strategia- rispose il figlio di Zues rigirandosi un coltello tra le dita -grazie… Almeno credo dunque ti ho visto hai una viverna e animali tempestosi- e tu controlli la lava e il ghiaccio- riassunsero -coprimi!- ordinò Xavier senza aggiungere altro, corse quindi per il campo di battaglia facendosi largo tra le forze di Loki a colpi di lancia, congelando chiunque nel suo cammino. I superstiti invece venivano scagliati in aria da crepitanti campi elettrici. "Se non altro, la squadra in Egitto se la sta cavando meglio" tentò di essere positivo. Stava ancora correndo, quando quella fioca luce che riusciva a fendere le nubi sembrò sparire, un gigantesco serpente di un rosso abbagliante che si fece largo tra le nubi quindi avvolse le spire attorno al sole per divorarlo quindi in un boccone. Il serpente sparì con la medesima rapidità con cui era apparso. Il gelo si fece ancora più graffiante, la notte calò sulla terra, con un cielo completamente rosso sangue. Xavier si trovò ben presto difronte al serpente, che si ergeva colossale, le sue scaglie di un grigio chiaro si mimetizzavano perfettamente con la tormenta, dietro le spire orde di mostri si tenevano a distanza dal figlio di Loki. il fabbro raccolse uno scudo ormai ridotto ad un colabrodo, il ragazzo picchiò più volte la lancia sul relitto, Jörmungandr sibilò quasi divertito, la prospettiva di quello scontro sembrava divertirlo, accolse il giovane fabbro strappando a metà il cadavere di un guerriero che aveva ucciso e lo gettò in avanti, la metà destra di quell'uomo atterrò accanto al piede di Xavier che si maledisse per il piano demenziale che aveva ideato, non osò alzare lo sguardo per controllare la posizione di Basilyus -non mi fai paura sappilo- tentò di infondere tutto il suo coraggio in quelle parole, ma vedere quell'immenso rettile che lo sovrastava lo metteva a disagio. Jörmungandr abbassò la testa e spalancò le fauci esibendo le zanne affilate quanto sciabole, intrise di veleno -Basilyus ora se non ti spiace!- urlò indietreggiando di un passo, non accadde nulla, a dispetto della mole il figlio di Loki si scattò con rapidità felina, il ragazzo ricevette una frustata dal serpente, che gli fu subito accanto pronto a finirlo, ma l'attenzione del mostro fu attirata da una freccia argentea che si conficcò in uno dei tanti interstizi delle scaglie del sul collo. Soffiò e volse lo sguardo alla sua nuova preda: Daniel, l'arciere era in piedi su di un cumulo di neve con l'arco in pugno e un nuovo dardo incoccato -Daniel vattene idiota!- urlò Xavier rialzandosi a fatica, si portò una mano al fianco, sanguinava e dalla difficoltà che gli costava respirare doveva essersi rotto qualche costola. Il sapore del sangue in bocca non accennava a diminuire e il mondo era talmente sfuocato che non ci sarebbe stata alcuna differenza tra la vista e la cecità. Una scia d'acida irrigò il terreno dall'alto, il fabbro dovette impegnarsi parecchio per non rimanerne coinvolto, i vapori putrescenti che si levarono dall'acido gli fecero lacrimare gli occhi -dov'eri?!- protestò -a seminare le altre viverne -rispose abbassandosi leggermente di quota, un fatale errore, anche se la pioggia venefica aveva scorticato e acciecato il serpente, sembrava ancora perfettamente in grado di combattere, lo dimostrò il fatto che il rettile alzò il capo di scatto e chiuse le fauci sull'ala destra del drago che strilò per il dolore dibattendosi per liberarsi, Jörmungandr quindi strattonò dalla parte opposta, con la forza della sua mole gigantesca la resistenza della viverna sembrava inesistente bastò solo un piccolo assaggio della forza del figlio di Loki per strappare di netto l'ala che cadde a terra. La membrana lacerata, gli innumerevoli capillari sembravano essersi rotti spargendo il sangue del mostro ovunque. Il drago ruggì il suo dolore tentando inutilmente di restare in quota con l'ala rimanente. -maledetto!- sibilò il figlio di Zeus facendo atterrare il mostro -uccidilo, ho già visto quel sigillo, fidati- Basilyus rimase interdetto, non voleva uccidere la sua viverna -NO!- esclamò -lui non merita di morire così!- il drago fu alquanto sollevato dal sentirlo, ma non poté dimostrarlo poiché Jörmungandr vi si gettò sopra e lo finì dilaniandoli il ventre -bene ora chiamlo- lo esortò con naturalezza il fabbro -senti Xavier è morto, non può tornare- rispose infastidito -fammi felice, almeno provaci no?- l'altro sbuffò liberando una lunga fumata di condensa che salì rapida verso il cielo quindi prese l'artiglio che portava al collo, subito si illuminò di una vivida luce arancione, come se fosse attraversato dalle fiamme. Il corpo della viverna si incenerì, la polvere fu quindi trasportato dal vento. -Soddisfatto?- domandò gelido -non proprio… aspettiamo un po'- rispose l'altro, bastò un gesto della mano del ragazzo perché la neve sottostante all'enorme rettile esplodesse in un geiger, scagliandolo violentemente in aria, quindi conficcò la lancia nel terreno, un'enorme costone di ghiaccio irto di spuntoni acuminati crebbe squassando il terreno nella posizione da cui era decollato il serpente, prima che ricadesse a terre, una sfera di fuoco lo intercettò a mezz'aria, le scaglie bruciarono, sostituendo il pallido grigio con il nero, molte si staccarono precipitando per il campo di battaglia. Un ruggito trionfante risuonò da sopra le nubi, la viverna di Basilyus si scagliò in picchiata sul gigantesco rettile scaraventandolo nel nugolo di stalattiti, riprendendo quota all'ultimo secondo, quindi un'aquila gigantesca esplose in un inferno di fulmini e saette. Il ghiaccio perforò Jörmungandr con la stessa facilità con cui si taglia un panetto di burro, il cristallo trasparente si tinse di icore dorato, che colava lento ma incessante in una piccola pozza sotto la carcassa del figlio di Loki che con un ultimo sibilo strozzato si dissolse nella neve -che squadra eh?- rise tremante Basilyus, sputando un fiotto di sangue sulla neve, rimasto coinvolto nella caduta del serpente, un lungo taglio zigzagante attraversava il petto del figlio di Zeus -già, stavamo per morire!- rise a sua volta il fabbro entrambi ebri dall'essere vivi. Molti uomini di Loki scapparono terrorizzati, la viverna ruggì a sancire il loro trionfo. Un urlo di giubilo si levò dalle fila degli aesir, l'esultanza durò poco, la guerra non era ancora finita. I guerrieri, incentivati dalla vittoria partirono per un'ultima carica, in un primo tempo l'assalto sembrò volgere al meglio, le armate di Loki furono sopraffatte. In pochi minuti gli uomini erano in rotta, la situazione si era ribaltata -cosa pensavi di fare?- Xavier aveva agguantato il suo allievo per un braccio -i-io volevo essere d'aiuto- tentò di giustificarsi balbettando -ti sei solo esposto ad un rischio inutile!- incalzò il maestro, allentò la presa -Daniel, cerca di capire… questa è una guerra, nemmeno mezz'ora fa stavo per morire io stesso, credo sia chiaro che non potrò difenderti se ti esponi a rischi inutili- Hektor appoggiò la mano sulla spalla del figlio -basta così, il ragazzo voleva essere d'aiuto… ma ora vorrei parlarti, in privato- quindi si voltò verso il figlio di Zeus -vorrei che ci fossi anche tu- Basilyus guardò il compagno con un cipiglio interrogativo, l'altro si limitò a stringersi nelle spalle e a seguire il padre, fino a un campo strategico improvvisato, e da qui in una piccola tenda -Odino era destinato a morire contro Fenrir, invece un uomo in mantello lo ha ucciso poco fa, Thor avrebbe dovuto vendicare il padre ma non ucciderà il lupo se non lo ha visto uccidere il padre- rivelò -e questo cosa dovrebbe significare?- chiese il giovane mercante senza capire il problema -significa che qualcuno sta modificando il destino degli dei, creando il caos- non sembrava stesse mentendo -va bene, ma papà come possiamo risolvere la situazione?- il guerriero tolse l'elmo e fissò il figlio -non possiamo… il caos non può essere fermato ma solo deviato, ameno che non troviamo il seme da cui prende vita e lo estirpiamo- -quindi uccidere il tizio che ha ucciso Odino?- tentò Basilyus, ma Hektor scosse il capo -no, lui è solo uno strumento del caos, io parlo di colui che ha risvegliato il caos da cui ha avuto origine il mondo, per cui dobbiamo prendere le redini di Ragnarok, presto il re si mostrerà e noi gli daremo scacco matto… godetevi la quiete prima della tempesta- finì il padre di Xavier.

    Piramide di Anubi qualche ora prima

    Una gigantesca piramide nera come la pece si stagliava contro il cielo azzurro privo di nuvole, era completamente liscia, tanto che riuscire a vedere i segni delle pietre incastrate tra loro era impossibile, una d fila di sculture raffiguranti sciacalli in posizione rilassata, sdraiati e con la testa rivolta verso il sole, formavano un sentiero fino alla base della piramide. -Wow, questo posto è… è… incredibile- esclamò Elly accarezzando la zampa di uno degli sciacalli -è una piramide perfetta, e sembra che non ci sia nessuno nelle vicinanze- Amir si portò davanti al gruppo -ehm, si principessa ma è meglio se adesso vado avanti io e voi mi venite dietro- mentre passavano sotto gli sguardi di tutte quelle statue nessuno osó parlare, quegli sguardi impassibili sembravano seguirli anche una volta raggiunta la destinazione: una piccola porta coperta da geroglifici color viola -mh… il culmine di ogni vita trova qui il suo epilogo, vivente che ardisci a questo supplizio, dimostra di appartenere al mondo e la porta si aprirà- lesse ad alta voce il figlio di Anubi, quindi estrasse il coltello d'argento appartenuto al padre e si pungolò il dito, passò quindi il dito sulla porta lasciandovi una scia di sangue. Le porte tremarono quindi scomparvero, permettendo di vedere un piccolo scorcio del corridoio della piramide -interessante- commentò Lily per nulla impressionata -BAU!- il latrato veniva da dentro la piramide, il gruppo si preparò per la lotta quindi avanzò. Il cielo fu inghiottito dalle tenebre un lieve scatto alle loro spalle indicò che l'ingresso si era sigillata alle loro spalle -divertente ora possiamo solo continuare- mugugnò Amir per nulla felice di come erano iniziate le cose.

    Glossario:

    1 Aesir: è il nome della stirpe degli dei del Cielo della mitologia norrena, che si contrapposero per lungo tempo ai Venir, gli dei della terra, dopo una lunga guerra tra i due clan si raggiunse la pace ed insieme combatteranno contro Loki, della stirpe degli Aesir nel giorno del ragnarok.

    2Valchiria: Le valchirie erano le servitirici degli dei, il loro compito era quello di raccogliere gli spiriti dei guerrieri più valorosi morti in battaglia e di condurli al Valhalla, per guidarli nel giorno del Ragnarok.

    3 Svartàlf: sono gli elfi scuri, caratterizzati, provenienti da Svartalfheim il mondo delle tenebre di Yggdrasil-

    4Jörmungandr: Figlio di Loki e la gigantessa Angrboða, fratello di Fenrir e di Hel. E' un immenso serpente ingrado di avvolgere il mondo intero nelle sue spire, è l'opposto di Thor, nel ragnarok verrà finalmente ucciso dopo una lunga battaglia da quest'ultimo.
     
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    ex principe dei forum

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    Siamo solo alle fasi iniziali di questa battaglia e già sembra un qualcosa di enormemente devastante :asd:
    Cavolo che scontro tra Ahmed e Fos, pensavo ci scappasse il morto ed invece possiamo dire che è finita in pareggio... adesso attendo lo scontro con Amir, sarà un qualcosa di fenomenale. La battaglia contro jormungandr è stata epica! Bellissima, nonostante tutto sono riusciti a creare un piano capace di annichilire il serpente figlio di Loki in qualche manciata di minuti.
    Devo dire che questo povero Daniel prima o poi crepa per via della sua inesperienza, era meglio rimanere nella tenda e stare a sentire le valchirie v.v
    Vediamo un po ora quello che succede in Egitto :3
    Aggiorna presto eh **
     
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    Buonasera!...era!...era!...era! dopo tanto tempo eccoci di nuovo qui con un nuovo capitolo, ma prima di tutto vorrei che vi uniste a me per ricordare una vittima di questo capitolo dopo quasi 3 anni di perfetta efficienza si è spento a metà del capitolo il mio Huawei Ascend Y300 vi prego di dedicare un minuto di silenzio per ricordarlo insieme a me.
    detto questo buona lettura Mister e The dragon siete rimasti solo voi due a leggere questo racconto.

    Capitolo XXV: Per diverse vie

    La piramide si sviluppava in migliaia di cunicoli che si snodavano in ogni direzione, l'intera struttura era immersa nella più totale oscurità, illuminata solo da qualche fiaccole appese su rastrelliere a intervalli apparentemente casuali, le torce brillavano di spettrali fiamme viola, bruciando il loro inestinguibile combustibile senza emettere alcun suono. Il gruppo camminò accorto su quei lucidi corridoi neri che sembravano non condurre da nessuna parte. -Non mi piace il buio, mi mette malinconia!- Nathan sembrava sul punto di girare i tacchi e andarsene, ma non lo fece, anzi si mise in testa al gruppo, un alone luminoso lo circondo come un mantello -già meglio, ma vorrei che ci fosse il sole- sospirò imbronciato -e io vorrei trovare il libro -rispose Lily asciutta spingendolo per farlo proseguire, il ragazzo atterrò poco più avanti, la piastrella in cui si trovava sprofondò di un paio di centimetri accompagnata da un sonoro clic -Mh… che strano, non succede nulla- Amir guardò il corridoio con un occhio clinico -forse è difettosa- rispose con la sua solita calma la figlia di Set -BLEAH, CHE SCHIFO! piove qualcosa di viscido dal soffitto- Elly alzò lo sguardo, ma non servì a molto, non con quelle tenebre, una colata di liquido le finì sulla guancia, tingendola di nero, la principessa si bagnò la punta delle dita e se le portò al naso -catrame?- annunciò agli altri disarmata, nel frattempo il catrame aveva cominciato a cadere più copioso, tanto che ormai tutto il gruppo ne era intinto un rumore sordo si unì a quello della pece, quindi palle di fuoco caddero nel corridoio -LUNGO LE PARETI!- ordinò Amir correndo verso la parete, gli altri fecero altrettanto. Per alcuni minuti l'intero corridoio in un oceano di fiamme. Quando la pioggia di fuoco cessò il gruppo si staccò dalle pareti, nessuno era rimasto illeso, tutti potevano vantare oltre a vistose macchie nere disseminate ovunque, anche piccole ustioni, Elly fu la più sfortunata in questo caso, essendo la più incatramata aveva ricevuto anche una preoccupante bruciatura viola che le prendeva quasi tutto il braccio, oltre a ad altre piccole macchie rosse. La principessa non riuscì a trattenere un urlo agonizzato -Nathan, sei fortunato che non riesco ad impugnare il Khopesh, perché saresti morto!- ringhiò -grazie a Ra, e che tu ci creda o no mi spiace- replicò l'altro abbandonando la solita aria stralunata -Bau!- un latrato fu subito seguito da pesanti passi in avvicinamento, fino a quando Orthos non apparve in fondo al corridoio, le teste annusavano per aria cercando la pista, non appena vide il gruppo si fermò e si sedette, ostruendo in parte il passaggio, il grosso serpente scodinzolava martellando il terreno con naturalezza frantumando quella pietra nera. -Oh, ma lo sai che sei un cucciolotto speciale tu?- Elly gli corse incontro e lo accarezzò con la mano sana, il cane bicefalo rispose leccandogli il braccio ferito facendola saltare per il dolore, il cane guai dispiaciuto appiattendo le orecchie -no, tranquillo non è colpa tua, ma di un idiota- rispose ricacciando indietro il conato di vomito che le opprimeva la gola, e lanciò un'occhiata velenosa a Nathan -andiamo ti ho già chiesto scusa- brontolò questi, la ragazza scostò una ciocca di capelli facendo orecchie da mercante -per fortuna che ci sei tu qui a proteggermi vero bellissimo cagnolone?- riprese retorica grattando dietro le orecchie alle due teste a turno. -Bene, abbiamo ritrovato il cucciolo di Damos, ma abbiamo una fine del mondo da fermare- si intromise Lily, Amir si rimise in testa al gruppo. La piramide si rivelò una fitta matassa di vicoli ma non solo, molte altre trappole scattarono, ma Amir sembrava condurli sempre in sentieri sicuri, sembrava passata un eternità quando arrivarono finalmente alla fine del corridoio, qui si un alto obelisco formava un bivio, almeno cinque strade si inoltravano nelle viscere della piramide, partendo da diverse direzioni. -Dividiamoci, potremmo scegliere più sentieri- assentì il capogruppo senza consultare gli altri, che annuirono, quindi scelsero un sentiero ciascuno -uno di questi sentieri condurrà sicuramente al tribunale dei morti, state lontani da quel posto, e se trovate il libro prendetelo, dopo di che… consegnatelo ad Anubi, questo è il piano, ci rivedremo fuori da qui, non morite… buona fortuna!- augurò prendendo quindi il tunnel all'estrema sinistra, percorse quel cunicolo, sembrava condurre verso una camera vuota, la terminava in un gigantesco baratro illuminata solo da due fiaccole, una figura era affacciata su quell'abisso. -Damos! Dovresti essere ad Yggdrasill!- il figlio di Urano si voltò, era ferito, affaticato ma sorrise debolmente e gli corse incontro -Amir! sia ringraziato Urano, ci sono stato e bhe è stato un fallimento, o meglio, ho saputo quello che volevo sapere… Ahmed odia gli dei, vuole un mondo dove gli uomini siano in pace tra di loro, e che possano decidere per se stessi da soli, non riuscirai a convincerlo, è acciecato dalla rabbia, il risentimento e la sete di vendetta lo mantengono lucido- spiegò -fammi capire: avevi la possibilità di ucciderlo ma non lo hai fatto perché?!- Damos fece avanti e indietro più volte prima di rispondere -molti anni fa… accesi una disputa con Zeus, ancora oggi non avrei piacere più grande di vederlo morto ai miei piedi… però mi accorgo che abbiamo bisogno degli dei, e loro hanno bisogno di noi, mi somiglia molto, ma non spetta a me togliergli la vita- spiegò -Damos… ma tu chi sei?- domandò il figlio di Anubi leggermente irritato -se sopravvivo, cosa che dubito succederà te lo dirò, raggiungi tuo fratello e fa ciò che devi- Amir stese la mano davanti a se -portami da Ahmed- proferì con dolore pulsante nella voce -ehy!- lo chiamò prima che entrasse nel portale il maestro si voltò -buona caccia amico- sorrise l'altro ricambiò il sorriso -anche a te amico mio, addio!- quindi si tuffò nel portale di sabbia e sparì. La via scelta da Lily discendeva rapidamente verso la base della piramide, o addirittura più in basso, sembrava che il corridoio conducesse verso le camere di un tempio, grosse colonne incise sorreggevano il soffitto, una doppia fila di statue di Anubi conduceva fino a dei bassi scalini che terminavano ad un altare, un braciere d'oro era posto sopra al tavolo di pietra, piccole spirali di fumo profumato si alzavano da una coppia di bacchette d'incenso. Al lato opposto dell'altare si trovava una statua molto più alta ed imponente di quelle del dio funebre, le vesti del dio erano di avorio, mentre la pelle era di lapislazzuli, era in posizione ereta, con le braccia incrociate, aveva in pugno i simboli del potere: il pastorale ed il flagello. -Ma guarda guarda, la traditrice- la chiara voce di un ragazzo colmò la stanza, un ombra sembrò muoversi sopra il copricapo del dio -Alister, non mi sei mancato nemmeno un po'- rispose indolente fissando quell'ombra -una risata preannunciò la comparsa del ragazzo era più alto di lei, snello, anche se non particolarmente prestante, indossava una cotta di maglia sopra una giacca di cuoio, il classico mantello nero legato da una spilla a forma di ruota da cui si disperdevano frecce in ogni direzione, i capelli biondi pettinati con cura, un paio di corti baffi ben regolati dello stesso colore i suoi occhi azzurri erano freddi e duri come il ghiaccio. -Lilyth, mi saluti così?… Dopo tutto questo tempo?- rispose falsamente offeso -hai ragione dammi il libro e magari ti lascerò andare sulle tue gambe- il ragazzo non sembrò molto sorpreso, anzi rispose con un sorriso quasi impercettibile -vedo che non hai perso il tuo buon caratterino… ma tradire Ahmed… bhe, non ti credevo così sconsiderata- Lily non rispose rimase in attesa del libro, sicura che Alister lo avrebbe ceduto -vuoi il libro?… Dovrai uccidermi per averlo- rispose -Fattibile- replico la ragazza allungando la mano, un reticolo di fulmini si raggruppò insieme formando il martello. -Mi sottovaluti ancora, è passato molto tempo, non sono più il ragazzino che hai salvato- replicò con calma, estrasse quindi da sotto la giubba di cuoio un dente lungo quanto la lama di un coltello, e molto più affilato. -Come vedi ho trovato anch'io un sigillo. Un bagliore verde acido lo avvolse, quindi un acuto ruggito fece vibrare l'aria, mentre un enorme mostro simile a una lucertola dalle dimensioni colossali prendeva vita, aveva sette teste, ogni una dotata di occhi rossi come il fuoco e bocche irte degli stessi denti uguali a quello al collo di Alister, quattro zampe munite di artigli sorreggevano il corpo massiccio. -Beh, non mi sorprende che tu sia riuscito ad ucciderlo… in fin dei conti ti ho addestrato io- sospirò -Lily, eri la mia maestra io ti ammiravo… ma ci hai tradito, e per cosa? Un gruppo di pazzi, mi spiace doverti uccidere sul serio-, l'Idra mosse qualche passo avanti le fauci spalancate grondanti di veleno. Per alcuni minuti il mostro e la ragazza rimasero immobili studiandosi, la lunga coda a frusta del rettile spazzava il pavimento della stanza spaccandone buona parte, disseminando i frammenti ovunque. -Cominciamo- ghignò la ragazza, un centinaio di sottilissimi cavi di rame fuoriuscirono dal bracciale che indossava al braccio destro, caddero a pioggia sul pavimento come migliaia di serpenti striscianti, -Lilyth, perché hai scelto di torturarti così? potevi essere sul carro dei vincitori…- replicò amaro il ragazzo poco prima di schioccare le dita, al udire quel suono il mostro ruggì e partì all'attacco, in un attimo la moltitudine di fauci piombò in poche frazioni di secondo sulla sua preda, la guerriera stette ferma al suo posto come pietrificata, sul volto era scolpita un'espressione annoiata, pochi secondi dopo al posto della ragazza rimase solo un cratere fumante di acido -mi spiace, davvero…- mormorò Alister voltando le spalle alla sala. -Pensavo di averti insegnato a non voltare le spalle al nemico- la voce della figlia di Set arrivava da un angolo della stanza, quindi in un istante le ombre della stanza si mossero come un mare sospinto da vento leggero e la giovane guerriera uscì dalle tenebre con naturalezza esattamente davanti al ragazzo, il suo corpo sembrava composto da fumo nero, eccetto che per l'elmo che le cingeva la testa, forgiato in un ferro nero, con intarsi d'argento, la visiera sagomata, il lungo pennacchio di crini color porpora -non così in fretta Alister, come vedi non hai vinto- bofonchiò esibendo all' nemico un sorrisino gelido. -vedo che non mi hai deluso maestra- sembrava quasi sollevato -ma, Ahmed mi ha dato fiducia, non posso deluderlo ora mi ha istruito nelle altre mitologie e mi ha iniziato al culto di Upuaut1, che riconobbe il mio valore donandomi quest'anello- centinaia di tumuli sorsero come fili d'erba, le ossa quindi formarono una quindicina di lupi dai lucenti occhi gialli e la pelliccia candida come la neve, i cani ulularono serrando i ranghi attorno alla ragazza accerchiandola -bhe, devo dire che ci sai fare- ammise, poco prima di srotolare un sottile cavo di rame dal bracciale con il quale si avvolse in attesa dell'attacco. Un lungo ululato anticipò il pesante assalto del branco, come una scintilla un flusso elettrico si propagò per il cavo, illuminandolo di azzurra luce mortale che avvolse Lily come in un guscio, i cani furono sbalzati di parecchi metri, alcuni finirono contro la parete, ma furono tutti accomunati da un unico fato: la morte. Il cavo tornò con nel suo alloggio con uno -scatto è tutto?- ghignò con superiorità Alister rimase in silenzio concentrato un ruggito spaventoso riportò l'attenzione sull'idra -ah già, ci sei ancora tu- sospirò stizzita, prima che la ragazza riuscisse a muoversi, il ragazzo decapitò il mostro con un frammento di marmo, il sangue nero dell'idra bagnò le dita del giovane sciogliendo la pelle. Con un gemito recise la mano ridotta alle nude ossa e la gettò ai lupi che sembravano in perfetta forma per essere morti -nutritevi delle mie ossa e del mio sangue uccidete la traditrice!- ordinò, il branco si gettò su quelle ossa con voracità ferina, sembrarono diventare molto più grandi -la disperazione è brutta- rise la ragazza -disperazione Lilyth?… No, ti sbagli la tua arroganza maestra diventerà disperazione- replicò piatto, dai moncherini delle teste del mostro furono scossi da violenti tremiti quindi ognuno di essi si scisse in due da cui prese vita una nuova testa perfettamente in salute, le diciotto teste sibilarono scoprendo le zanne, il branco di lupi avanzò minaccioso. Il senso di superiorità della guerriera venne meno, sostituito da un terrore che la ghermì fissando quelle diciotto teste, i lupi continuavano ad avanzare con passo lento e ciondolante -e va bene, fatevi avanti!- le parole sembravano morirgli in gola ma fece appello a tutto il suo autocontrollo per restare calma, il Mjöllnir sembrava quasi più leggera. La tensione fu spezzata da Damos arrivato in quel momento, urlando a squarcia gola il nome della sua ex ragazza, si fermò notando l'idra e i lupi, quindi si guardò attorno -Lily, senti hai visto Clio? Sai dovrei sistemare le cose con lei- domandò come se il gigantesco mostro non esistesse -no, mi spiace ho visto solo un gigantesco mostro a più teste- rispose con naturalezza tirando un sospiro di sollievo -capisco… vuoi una mano?- domandò nuovamente -me la cavo da sola grazie- replicò -hey, tu… amico o galoppino di Ahmed… o come preferisci ha visto Clio, hai presente? Ragazza carina, capelli neri, occhi verdi senza emozioni?- Alister lo squadrò innervosito -no, non è qui idiota, questo posto è un labirinto cercatela la tua sgualdrina- ringhiò -mh… Non molto educato, non ti ucciderò, lo farà Lily, ma non mi piace che si dia della sgualdrina alla mia vecchia fiamma… grazie comunque- sorrise quindi fece dietrofront e cominciò nuovamente chiamare la ragazza. -Fa sul serio? Quell'idiota?- domandò senza parole il sottoposto di Ahmed -visto come urla direi di sì, non viene mai preso seriamente è un buon guerriero, ma odia lottare per qualche motivo- rispose la ragazza quindi senza nessun preavviso martellò il suolo una gigantesca folgore squarciò il soffitto, separandosi in una decina di fasci che abbatterono nuovamente i canidi, anche l'idra fu colpito, le scaglie del mostro crepitarono leggermente, oltre a questo non sembrava aver ripotato alcun danno, adirato per l'attacco subito il gigantesco rettile menò un colpo con la coda che spedì Lilyth contro una delle immense colonne della sala. La ragazza si rimise in piedi tremolante sputò un grosso grumo di sangue, il fianco che aveva ricevuto il danno era completamente in carne viva, il sangue inzuppava la veste gocciolando sul pavimento, prima che potesse fare qualsiasi cosa un lupo le artigliò la schiena, bastò un colpo di martello per frantumare il cranio dell'animale che scivolo privo di vita dietro di lei. -Avanti, ho passato di peggio mi serve solo un'idea- si disse dovette rotolare per schivare una tempesta di morsi del mostro -l'elmo!- intuì stese la mano sull'ombra più vicina questa si staccò subito dal pavimento e assunse la forma di un lupo -che follia è quest…- Alister non riuscì a completare la frase poiché il lupo di tenebre lo azzannò alla giugulare -l'invisibilità è solo una conseguenza, l'elmo di Ade domina le ombre, prima sono diventata un'ombra e sono sfuggita al tuo assalto ora invece ho condizionato un'ombra perché ti attaccasse- spiegò ad alta voce -sei morto senza sapere come sei morto, sei stato sciocco a sfidarmi Alister- un poderoso ruggito ricordò alla ragazza che l'idra era ancora viva, le bastò un semplice gesto della mano perché l'ombra del mostro si squarciasse, nel medesimo istante in cui la siluette andò in frantumi anche il vero corpo del mostro si disintegrò in brandelli di carne ed ossa che piovvero in un sanguinoso diluvio di interiora, carne e sangue in tutta la sala. Lily era sudata per lo sforzo e riuscì appena a sfilare il rotolo di papiro dal cadavere del vecchio amico, srotolandolo però ebbe una crudele sorpresa -morirai dissanguata Lily alla fine ho vinto io- mormorò Alister in un rantolo mentre sul suo viso si dipingeva un sorriso soddisfatto. La figlia di Set rigirò il papiro più volte provò ad esaminarne il retro quindi urlò per la rabbia -MALEDETTO, ERA UN DIVERSIVO È BIANCO! - ringhiò frugando il corpo del ragazzo alla ricerca del vero libro della vita, ma del libro non vi era alcuna traccia. Per precauzione Lily frantumò il dente dell'idra al collo del ragazzo che giaceva esanime accanto a lei, fece per rialzarsi ma le gambe si rifiutarono di reggerla in piedi, cadde in ginocchio sul marmo e perse conoscenza. Allo stesso tempo nel sentiero che prendeva a sinistra Orthos non trovò alcun ostacolo per molto tempo fino ad una stanza colma di monete d'oro e gioielli di ogni sorta, qui una ragazza dai capelli raccolti in un fermaglio a forma di farfalla stava esaminando un grande sarcofago d'oro al centro della stanza, era vestita con un ampio vestito bianco di seta con larghe maniche, legato con una serie di nastri d'argento e una cintola azzurra , il lungo vestito copriva anche le gambe, ai piedi un paio di zoccoli di legno, al fianco sinistro portava un fodero di colore verde l'elsa della spada era anch’essa di un verde chiaro, composta da fasce avvolte attorno ad una base di ferro, la guardia a forma di stella. -BAU!- Non sapeva come comportarsi, non sembrava cattiva -un cane a due teste?! è questo il meglio che riescono a fare?!- protestò la ragazza voltandosi -Clio?- incise sul pavimento -no, Yuki- rispose frustrata dal fraintendimento -Iuchi amica di Ahmed?- vergò di nuovo -ehm, si stupido cane si può sapere chi ti manda? E si scrive Yuki idiota di un cane- scrisse con la cenere il suo nome per farlo vedere ad Orthos -scusa Yuki- soffiò quindi abbaiò spalancando le bocche mostrando la le lingue rosee lasciandole a penzoloni -cosa vuoi? che ti dica bravo perché hai imparato a scrivere il mio nome? Ti ucciderò comunque- Orthos piegò le teste verso destra con fare interrogativo come se non capisse perché Yuki non lo volesse coccolare un lungo fischio giunse da infondo al corridoio, bastò questo per provocare un fremito di gioia nel cane che cominciò a scodinzolare -Clio! Mi uccide e poi non ha nemmeno la decenza di farsi trovare- la voce annunciò la comparsa di Fos che vide Orthos e la ragazza -Orthos cucciolone hai trovato Clio sei stato bravissimo!- il cane bicefalo lo scaraventò a terra cominciando a leccarlo ovunque -Yuki, Y-U-K-I, non sono Clio d'accordo?- sbottò la ragazza -ah, allora senti dai il rotolo della vita e vattelapesca al mio cane e non ti farà nulla- borbottò sconsolato per non aver trovato il suo bersaglio. Fos prese fiato e gli occhioni castani del cane si fecero lucidi come se sapesse cosa stava per succedere -senti bellissimo, non so se sopravvivrò questa volta, se dovessi morire voglio che tu vada a vivere con Elly -Elly è simpatica, ma Orthos vuole Fos!- scolpì -lo so, ma non sempre abbiamo quello che vogliamo- lo accarezzò -Orthos può andare da Calipso?- tornò a scrivere speranzoso -ehm… qualche volta, lo sai che ha paura dei cani grandi quanto lei… e bhe sei cresciuto ancora amico mio- -ma poi Fos torna?- la domanda lo prese alla sprovvista e rimase in silenzio per un bel po' prima di rispondere -non lo so, proverò, ma ti vorrò sempre bene- rispose evasivo -anche io- -bene vado a cercare Clio, Yuki ti prego, non fare stupidaggini dagli il libro e basta… anzi se vuoi accarezzarlo è un ruffiano, soprattutto la testa di destra- -tu sei pazzo parli con un cane, e poi io non ho il libro della vita e della morte- rise -non si dicono le bugie, è legato sotto al fodero, difficile da vedere, ma non impossibile… è stato un piacere- sorrise gentile quindi tornò ad immergersi nei corridoi borbottando qualcosa su Ahmed e sul fatto che avesse ragione ad odiare Anubi -chi sano di mente costruirebbe un labirinto simile!- fu l'ultimo eco della sua voce. Orthos si mise dunque seduto aspettando che Yuki gli desse il rotolo di papiro, ma questa lo fisso con freddezza -se lo vuoi, vieni a prenderlo- lo sfidò. Le due teste sbadigliarono all'unisono, quindi il cane si stiracchiò si stiracchiò quindi si rialzò diede infine un lungo latrato ammonitore, sembrava invitare a prenderlo seriamente, scoprì le lucenti zanne preparandosi all'attacco. Le fila di zanne acuminate intimorì un po' la guerriera che fece un passo indietro portando la mano alla spada che portava alla cintura -credi di spaventarmi cagnaccio?!- domandò con voce leggermente più acuta del solito il cane piegò le zampe preparandosi a spiccare un balzo, la guerriera sfoderò la lama. Era di un acciaio di colore verde, lunga quasi un braccio, simile alla giada, degli ideogrammi ne abbellivano il piatto, brillava di una luce fredda, quasi mortale -fatti avanti!- Lo istigò, Orthos non attese oltre spiccò un balzo, gli artigli puntati sulla ragazza che rispose con calma e fermezza, con una rapida sferzata ch colpì il ventre e la zampa anteriore destra del cane che cadde appena due passi davanti alla ragazza -sei solo grande e grosso ma non pericoloso- lo schernì, le due teste vomitarono una cortina di fiamme che ustionò l'avversario in più punti, Yuki riuscì ad indietreggiare prima che le bruciature si aggravassero, piccole colonne di fumo adesso si levavano dal prezioso kimono bruciacchiato. Orthos si rimise in piedi vacillante uggiolando dolorante. Ringhiò feroce, l'espressione giocosa e innocente era totalmente sparita, era difficile credere che quel cane che ora bramava morte con occhi scarlatti, le fauci spalancate da cui uscivano nuvole di fumo preannunciando una nuova vampa, perdeva sangue nero dal taglio sulla pancia -T-tu non fai sul serio!- balbettò la guerriera scossa dal radicale cambiamento del suo nemico, il quale si limitò a vomitare fiamme su di lei. Un uragano raccolse il fuoco, lasciandola quasi del tutto illesa. Il braccio sinistro era di un colorito violalceo, ma per il resto non aveva riportato altri danni. Orthos non perse nemmeno un istante, saltò sulla ragazza tenendola immobilizzata con le zampe mentre le due teste le infliggevano svariati morsi, il serpente invece non attaccò come se traesse piacere dal veder soffrire la sua preda e non volesse concederle il lusso di alleviare le sue sofferenze con il veleno. -adesso basta, mi hai stancato brutto bastardo!- urlò la guerriera, subito fu avvolta bozzolo di luce verde, generata dalla katana, Orthos saltò indietro intimorito, stette quindi ritto gli occhi puntati contro quella luce misteriosa. Il bozzolo si dissolse qualche minuto dopo, Yuki non esisteva più, sostituita da una creatura simile ad una lontra, la pelliccia nocciola lucida, due piccoli occhietti nerissimi e vispi, indossava una corazza a scaglie, in ferro lavorato in lamine, di colore verde scuro, e mentre i particolari di ogni fascia dell'armatura con l'azzurro, il pettorale portava un simbolo in verde "2 "il mostro stava in posizione eretta e stingeva nelle due zampe anteriori due falci. Il cane bicefalo rimase spiazzato tanto che si riprese dalla sua ira e incise una nuova domanda: "Yuki scoiattolo?" Lo scoiattolo lesse e scoprì i piccoli denti affilati -sono una donnola! E sono molto più grande di uno scoiattolo… e per tua informazione la mia lama racchiudeva dentro di se il Kamaitachi3, un demone della mia terra natale- tentò di mantenere un tono piatto, ma era evidentemente irritata per il fatto che il suo avversario fosse un cane che adesso lo guardava con uno sguardo interrogativo, sanguinava ancora ma la cosa non sembrava turbarlo -non importa, figurati se mi abbasso al tuo livello cane rognoso- sbottò la donnola pochi istanti dopo si trovava alle spalle di Orthos, sulla schiena del cane si aprirono diverse lacerazioni -io sono il vento non puoi vincere- lo scherni, Orthos spalancò le bocche e sbadiglio -mia sorella è più cattiva- gli incise sul pettorale sotto l'ideogramma. Yuki ringhio e una gigantesca folata di vento spirò fischiando ed ululando, lo yokai4 si fuse con esso, questa volta mirò alle zampe del nemico che rimase immobile fino all'ultimo per poi prendere la donna per il collo, facendo attenzione a non farle male quindi la scagliò in aria e la riprese al volo. Non riuscì però ad evitare la ferita alla zampa posteriore sinistra, guai e lasciò andar e quella che poco prima era una ragazza quindi zoppicò fino a lei e appoggiò la testa destra sul petto dell'animale mentre la sinistra scriveva "basta, ci siamo divertiti ma adesso basta Fos mi ha detto di non farti male e gli Ubbidirò" il cane del figlio di Urano sembrò aspettarsi dei buffetti dal nemico come se davvero avessero solo giocato fino ad adesso, strofinò il naso sui segni dei morsi del nemico come se gli dispiacesse avergli fatto male -non mi serve la tua pietà- lo scostò graffiandolo sotto l'occhio con artigli che sembravano d'acciaio, il sangue di Orthos si riversò sulla ragazza corrodendola Yuki strillo e cacciò un urlo agonizzante, mentre, la pelliccia cominciava a sciogliersi così come la carne Orthos leccò il sangue, mentre la bava lavava via il suo icore nero la pelle si rigenerava, quindi prese dalla donnola il rotolo di papiro mentre il respiro di questa si faceva più regolare, prima che si potesse rimettere in piedi il cane disegnò un cerchio con il veleno e gli diede fuoco in modo che imprigionasse Yuki senza ferirla, se ne andò fiutando l'aria con il rotolo in bocca.
    -Guarda guarda, proprio la persona che cercavo- Elly avanzò lentamente nella stanza, a qualche metro da lei in cima a degli scalini appoggiata ad un piedistallo stava Rashja, che si voltò e le rivolse il suo miglior sorriso, i capelli corvini erano raccolti in una lunga treccia, aveva due grosse occhiaie sotto gli occhi, e il volto sembrava sofferente ma quel sorriso era caldo ed autentico, la ragazza dovette appoggiarsi al piedistallo per scendere gli scalini. L'aspetto travagliato di Rashja non mitigò la rabbia della giovane principessa che evocò il suo Khopesh pronta a combattere -non mi incanti! Sono qui per...- Elly tentò di dimostrarsi decisa, ma sembrava ad un passo dalle lacrime -sei qui per uccidermi, me lo aspettavo, sei cresciuta sorellina, ma non hai ancora capito che sei una principessa e dovresti mantenere un certo decoro- rise dolcemente avvicinandosi lentamente -non chiamarmi SORELLA! Hai idea di quanto ho sofferto per il tuo tradimento?!- urlò infuriata -dimmi perché...Perché mi hai salvata quella volta nel Sinai? Perché darti da fare per farmi avere una stabilità?! Ti consideravo mia sorella, ma hai rovinato tutto- pianse amaramente incapace di trattenere le emozioni contrastanti Rashja la abbracciò stretta -ti meriti una spiegazione- concordò trasse un respiro profondo -quel giorno, alla festa di Ra ero lì, ho visto bhe sai quello che è successo, poi scappasti e persi le tue tracce, ti ritrovai nel deserto del Sinai, e notai uno scorpione che ti seguiva, quando ti raggiunse era troppo tardi, ti aveva già avvelenato, eri così giovane e avevi sofferto già così tanto, uccisi Serketh, e ti curai, non volevo che uno scorpione si portasse via qualcun altro che doveva vivere- Elly rimase in silenzio incredula -ti addestrati per uno scopo, chiesi però ad Ahmed di portati con me, mi ero affezionata davvero a te. Ma lui non volle portati via dalla stabilità che avevi trovato, e io volevo che mi odiassi- -mi hai addestrato perché ti odiassi?... Ma...- balbettò, ma prima che riuscisse a finire la frase la risposta la fulminò -mi hai addestrato per ucciderti?!- Rashja si accasciò trafitta dal dolore, Elly le si inginocchiò accanto visibilmente preoccupata -ehy?! stai bene?!- -Tu non riesci ad odiarmi vero?-sorrise ma cacciò un nuovo urlo, ancora più acuto del precedente -mi spiace rovinare la tua vendetta così, ma permettimi di partorire prima ti prego- la neo mamma accarezzò il viso dell'amica -guardati, sei una donna forte bella… e coperta di pece- il suo sguardo si posò sul braccio ustionato -sei ferita!- esclamò con voce flebile -non è nulla davvero, ma tu si insomma stai davvero per…?- Rashja non le diede retta e prese la moneta di Esculapio, la strinse tra le dita, una luce azzurra avvolse come delle bende il braccio della principessa, rigenerando i tessuti e ripristinando i collegamenti nervosi, mentre i muscoli riacquistavano vigore. Quando le bende evanescenti si dissolsero l'arto era perfettamente funzionante, nemmeno una cicatrice deturpava l'opera, il respiro della giovane quasi scomparve, stremata dallo sforzo congiunto alle doglie -RASHJA! resta con me- urlò l'altra tentando di destarla da quel torpore -Clio! andiamo vieni fuori!- -Damos aiutami ti prego!- pianse Elly terrorizzata. Il figlio di Urano comparve sulla soglia della stanza quindi corse al fianco delle due ragazze -ehy, Ahmed ti saluta, credo che vorrebbe essere qui- sorrise a Rashja -sta bene?- domandò in un bisbiglio -certo, sta benissimo sta risolvendo il suo vecchio astio con Amir- la tranquillizzò -allora lo facciamo nascere questo bambino?- -non è così facile, Mi mancano le forze, e poi quella sgualdrina tenta di prendersi il mio corpo- -chi? che cosa c'è dentro di te?- la incalzò Elly asciugandole il sudore. La ragazza fu scossa da un brivido Damos prese la mano della ragazza e la appoggiò sul tatuaggio -tieni duro, non per me, ma per Ahmed, che se torna vivo lo ammazzo per averti mandato qui nelle tue condizioni!- sbottò -lui non c'entra, ho scelto io di venire- gemette -sei la ragazza più coraggiosa e folle che conosca- sospirò provando parte del dolore -fantastico rischiate di morire entrambi e io non posso fare nulla- pianse Elly. Calò quindi il silenzio, anche le doglie sembrarono placarsi, un vento torrido si sprigiono dal corpo di Rashja, la ragazza fu colta da uno spasmo, la testa della ragazza ciondolò appoggiata al petto -Oh dei! Rashja cerca di essere forte, devi restare sveglia!- la esortò Fos aumentando il flusso di energia vitale. In un primo momento non rispose, restando immobile priva di sensi -salvala è un ordine- Elly stava tremando ed era talmente pallida che poteva tranquillamente passare per una statua -credimi, sto facendo del mio meglio- sibilò Fos madido di sudore -NON È ABBASTANZA!- urlò la principessa. Il figlio di Urano stava per controbattere ma non ne ebbe il tempo, Rashja era rinvenuta e ora rideva come una folle, una risata -Ti sei indebolita vecchia mia- sghignazzò raddrizzando la testa -finalmente ti consumerò, e… oh cos'abbiamo qui? una bambina- il tono folle si fece ancora più isterico -non dovevi stupida, la vecchia maledizione non si fermerà con te- la giovane finalmente si accorse di non essere sola -come osi toccarmi inutile insetto?- sbottò spostando con pacatezza, la mano di Fos fu avvolta da luce ustionante come se stesse stringendo il sole nel pugno. La ragazza si leccò le labbra come farebbe un gatto quindi scoprì i denti simili a zanne -R-Rashja, tu non sei così che ti prende- le urlò contro la principessa sconvolta, l'altra le puntò gli occhi addosso brillanti di follia e divertimento perverso -Elly dico bene?- avanzò con il passo felpato di un gatto verso di lei -Rashja riponeva grandi aspettative in te, ma a guardarti bene non sei che una bambina, sarà un piacere bere il tuo sangue- ghignò -chi sei tu? Non sei Rashja dico bene?- si sforzò di mantenere la calma ma aveva una voglia indicibile di ridurre in polvere quella cosa -lo avverto chiaramente, mi odi… ma non ne comprendo il motivo, non avete lo stesso sangue eppure lei ti chiamava sorella!- la giovane fece scorrere il Kriss sul braccio, lasciandosi un taglio serpeggiante e abbastanza profondo, da cui sgorgò sia sangue che icore -Rashja era una debole, e adesso che è incinta è diventata ancora più inutile- esclamò con tono neutro. Ancora prima che la sua mente avesse il tempo di metabolizzare, il corpo di Elly partì con un affondo che fu parato con scarso interesse dall'avversaria -credi forse di poter essere alla mia altezza, pensi di essere sullo stesso piano di Sekmeth, la dea della guerra e della luce?!- la schernì, la pupilla di Horus ebbe un attimo di esitazione, non poteva crederci, per tutto il tempo dentro il corpo della sua migliore amica si celava quel mostro -la dea bandita! Ra ti ha esiliato dall'Egitto- ringhiò la dea guerriera leccò il sangue che adesso cominciava a colargli dal braccio assaporandone il sapore come se si trattasse di una bevanda squisita -mio padre… è un debole preferisce allearsi con gli umani piuttosto che schiacciarli, ma basta parlare voglio dissetarmi con il tuo sangue- replicò Sekmeth leccandosi le labbra come un gatto. Anche se la dea sosteneva il contrario i suoi movimenti erano rozzi e molto lenti, a quanto pare la sua sorellona stava ancora lottando per riprendere il possesso del suo corpo. Nel frattempo Fos si era ripreso, la mano ancora consumata dalle fiamme –perché ogni volta che faccio del bene finisce così- si lagnò schioccò le dita, Lykofos rispose al richiamo, due gruppi di stelle si staccarono dalla lama, che fluttuarono a fianco a lui solidificandosi in due ragazze, una sembrava più giovane, portava una brocca sopra la testa, l'altra sembrava più vecchia, i capelli argentei, aveva un'espressione accigliata, le labbra ridotte a una linea quasi impercettibile, gli occhi azzurri erano duri come zaffiri -schiocchi le dita al tuo cane, non mi importa se hai qualche migliaio di anni, si tratta di educazione Fos, quando mi chiami sotto forma di fenice sei tutto moine e Pucci Pucci e adesso…- sbraitò Kathlina acida -ehm… scusa, ma è una questione di vita o di morte, una ragazza è posseduta da una dea folle, ma è incinta e bhe… come nascono i bambini?- balbettò -Fos, devi sapere che quando mamma e papà si vogliono…- iniziò ma fu subito interrotta da una occhiataccia del figlio di Urano, che aveva immerso la mano nell'anfora -grazie Aquarius, Kathlina intendo al lato pratico- la sua voce era colma del sollievo provocato dall'acqua fresca, che non solo aveva estinto le fiamme che lambivano la mano ma sembrava averla rigenerata completamente. -prima di tutto abbiamo bisogno della ragazza, pensi che riuscirà a riprendere il controllo?- domando la ninfa -non lo so, ma vado a darle una mano-replicò. Lo scontro tra le due ragazze procedeva a ritmo serrato, da una parte Sekmeth era ostacolata da Rashja mentre Elly rimaneva sulla difensiva per paura di ferirla, ma era allo stesso tempo terrorizzata che tutti quelli sforzi potessero essere letali al bambino. Elly chiuse gli occhi e placò il respiro tranquillizzandosi, un guscio di piume d'oro l'avvolse come un uovo -Horus- evocò riaprendo gli occhi, si ritrovò a fissare una stanza di cui non riusciva a vedere il soffitto, spesse colonne decorate con colori vivaci disegnavano un corridoio alla fine del quale su di un trono d'oro sedeva il dio, la testa da falco dalle piume auree sembravano essere fatte di luce limpida, gli occhi spaiati erano fissi su di lei mentre i muscoli erano tesi come in preparazione di un esercizio fisico intenso -perché esiti?- domandò rude -non desideri forse vendetta?- incalzò -I-io non lo so, Rashja mi ha sempre voluto bene, mi ha tradita solo per far crescere il mio odio- balbettò inquieta, la principessa si aspettava un nuovo assalto da Horus, ma questi rimase in silenzio -devo fare qualcosa… Sekmeth consumerà lei e il bambino cosa posso fare?- continuò piano cercando di controllare le proprie emozioni -non puoi, Rashja è legata alla leonessa deve trovare la forza di respingerla, ma non credo ci riuscirà. Dovrai ucciderla e con lei il bambino- chiarì senza nessun filtro -dobbiamo darle tempo, io ho fiducia in lei- esclamò Horus si alzò dal suo seggio, per un istante Elly ebbe paura che se ne andasse senza ascoltarla -non abbiamo altra scelta mi pare- disse con rassegnazione, assunse quindi l'aspetto di un falco ed entrò nel petto della ragazza, che provò immediatamente un caldo sentimento di conforto, e un'ondata di indomito coraggio. La principessa fu riportata alla realtà, il guscio di piume stava cedendo alla veemenza dei colpi di quella che era ancora Rashja. Elly bloccò il colpo successivo con gli artigli scintillanti che avevano preso il posto delle unghie -miei dei, spero sappia controllare Horus!- pregò Fos ricordandosi la prima volta che aveva usato quella forza. Lo scontro tra le due ragazze sembrava essersi equilibrato, sferravano colpi e paravano a velocita esorbitante, ogni tanto Elly prendeva il volo per distanziarsi dall'avversaria per riposarsi per qualche istante, per poi piombare nuovamente in picchiata sulla dea. Fos era a qualche metro di distanza, avrebbe voluto aiutare l'amica ma il suo corpo non voleva muoversi "ti sarebbe piaciuto se Kentas si fosse intromesso nel tuo duello con Calipso?" si ritrovò a pensare suo malgrado, e decise che non sarebbe intervenuto a meno che le cose non fossero peggiorate, cosa che accadde circa una ventina di minuti dopo. Elly aveva spiccato nuovamente il volo, ma questa volta Sekmeth fu pronta e quando Elly si era gettata di nuovo nello scontro l'aveva afferrata con una presa ferrea per il collo ed ora la stava soffocando, inutili erano i disperati tentativi di liberarsi, la testa da falco dorato di Elly sfarfallò minacciando di sparire, segno che la ragazza stava perdendo la concentrazione. Damos si fiondò ad aiutarla ma non ce ne fu bisogno, aveva già evocato l'ofiuco, il gigantesco serpente era già pronto all'attacco quando Rashja si irrigidì, lasciò andare la sua preda che cadde a terra boccheggiante, affamata d'aria tossendo a più non posso -vuoi il mio corpo? prenditelo, ma sei un'illusa se pensavi che ti lasciassi uccidere la mia sorellina senza battere ciglio- la voce era tornata quella calda e gentile di Rashja, che fu subito piegata in due da una nuova contrazione, Fos la fece subito distendere -andrà tutto bene, devi liberarti della gattina psicotica però- la incoraggiò, la ragazza annuì, anche se debolmente indicò la schiena. Il figlio di Urano scoprì la schiena della giovane, una spaventosa cicatrice che per Fos assomigliava un po' troppo al muso di una leonessa era stato inciso a fuoco, mentre una serie di geroglifici erano stati vergati in con un coltello o un qualche tipo di lama, la sola vista di quella cicatrice dette il voltastomaco al ragazzo che non poté far a meno di domandarsi quanto dolore doveva aver provato e quanto ne provava ancor adesso -squarcia la cicatrice!- urlò agonizzante, l'idea di lacerare la schiena ad una ragazza incinta non lo eccitava, ma se voleva salvare almeno il bambino doveva farlo -va bene faremo a modo tuo, ti avviso: farà male- sospirò, il figlio di Urano raccogliendo da terra uno dei Kriss di Rashja -non mi ricordo cosa voglia dire non soffrire- commentò amara, il giovane annuì quindi abbassò la lama sulla donna, tracciando una lunga linea serpeggiante che attraversava l'intera cicatrice. Fos avvertì il dolore della neo madre, che non batté ciglio, ma sembrava arrivata al limite della sopportazione -fatto e ora?- la interrogò -…ci affidiamo ad Elly- rispose lentamente facendo lunghe pause tra le parole per prendere fiato. La schiena grondava di icore che si accumulò in una grande pozza, che cominciò a bollire, dal quale emerse la dea della guerra, la testa di leonessa dal lucido pelo color sabbia era minacciosa quanto maestosa, gli occhi gialli freddi come la neve, indossava un'armatura di cuoio, la coda, portava sulla testa una corona cornuta, fra le due corna lunghe e sottili troneggiava un globo dorato, legati alla cintola portava due Khopesh, anche se solamente le unghie della dea erano affilate come lame. La dea prese un grosso respiro -sono passati quasi quarant'anni dall'ultima volta che ho assaporato la calda aria egiziana- pronunciò pacatamente. Rimase qualche minuto in silenzio ad assaporare l'aria dopo anni di prigionia senza distogliere lo sguardo da Elly -nulla in contrario se uccido la tua cara principessina giusto Rashja?- quest'ultima tentò di controbattere, ma una fitta le mozzò il fiato -calma, respiri brevi e profondi- la calmò il giovane contadino riprendendole la mano trasferendogli nuovamente linfa vitale. Anche se non lo dava a vedere era terrorizzata, avvertiva la forza vitale della ragazza vacillare come la piccola fiamma di un lumino, aveva già le mani gelate come quelle di un cadavere. La ragazza ebbe un sussulto, come se fosse attraversata da elettricità, senza alcun motivo cominciò a singhiozzare, e a pregare Fos perché chiamasse Ahmed -non abbiamo tempo, respira a fondo e spingi con tutte le forze!- il figlio di Urano era ormai allo stremo delle forze, sia fisiche che mentali, non riusciva a vedere Rashja in quello stato -NO, HO BISOGNO DI LUI!- pianse ancora più forte -Rashja ti prego, non hai più molto tempo dammi retta- tentò di calmarla -TU ASCOLTA ME, ANUBI… È ACCANTO A ME, TI IMPLORO CHIAMA AHMED!- la rivelazione lo spiazzò, il dio dei morti era a pochi passi da lui? -ti avviso ho ucciso dei titani, per cui sta lontano dalla ragazza- parlò con tono calmo e sicuro. Una risata simile ad un ululato rivelò la presenza del dio che si materializzò pochi istanti dopo, il corpo muscoloso e abbronzato che culminava in una testa da sciacallo cinta da un Nemes blu a strisce dorate, Fos non riuscì a non pensare che quella testa dal pelo lucido e nero assomigliava a quelle di Orthos, e il pensiero lo fece sorridere -pensi di poter uccidere il dio dei funerali e della morte?- lo sfidò i suoi piccoli occhi marroni così simili come colore a quelli dei figli studiarono il ragazzo come se si trattasse di una succulenta bistecca -è questo quello che ho detto mi pare, ma dammi un po' di tempo è un parto difficile, nonno Anubi- e detto questo tornò a concentrarsi su Rashja mentre alle sue spalle la costellazione del pegaso si librò in aria uscendo dal grande occhio della stanza che lasciava filtrare i raggi rossastri di un sole morente -Ahmed sarà qui presto fidati, ora pensiamo a questo bambino- -è una femmina- si intromise il dio Fos gli scoccò un occhiata folgorandolo con lo sguardo -Ahmed ne sarà contento, voleva un maschietto- sorrise debolmente la ragazza, Aquarius le offrì da bere e la neomamma ingollò parecchi sorsi avidi -Kathlina come si va avanti adesso?- domandò piuttosto acidamente -deve spingere fuori la bambina, deve respirare e spingere tutto qui- -non farlo, morirai in questo parto ragazza maledetta- disse Anubi con naturalezza -perché dovrebbe ascoltarti, un dio che ha lasciato morire la donna che amava, che ha generato l'odio che sta distruggendo questo mondo?- il dio funebre ringhiò -non voglio che Ahmed soffra ancora, non riuscirebbe a superare anche la sua morte- in quel momento il sole tramontò, e un enorme cobra che occupava l'intera volta celeste divorò il sole. -Clio lo ha fatto! Le avevo ordinato di portare il libro al sicuro, non avendo sentimenti non può trasgredire ad un ordine…- bisbigliò Rashja incredula studiando il cielo -Clio è solo una marionetta di Gea, a quanto pare vuole la fine di questo mondo… ancora- spigò il figlio di Urano -morirò partorendo?- domandò in un flebile sussurrò -è così- confermò Anubi -e la bambina? si salverà?- incalzò -si- si limitò a rispondere -quante cazzate, tu sei il dio della morte, salvala! vorresti far crescere tua nipote senza una madre?- ruggì Damos -la morte è una cosa naturale, è ordine, interferire con quest'ordine delle cose è pericoloso- ringhiò di rimando il dio sciacallo. Senza attendere altro la ragazza cominciò a raccogliere le energie e a respirare con più regolarità quindi con un urlo disumano strinse fino a far scricchiolare le ossa della mano del ragazzo e spinse. Dopo una decina di altre contrazioni e spinte non si vedeva ancora la bambina. Nel frattempo una colonna di sabbia esplose al centro della sala, Elly e Sekmeth continuarono a lottare freneticamente.

    Midgard

    L'attimo di respiro che l'esercito di odino aveva guadagnato grazie a Basilyus e Xavier sembrò durare solo pochi minuti, nuove ondate di giganti continuavano a susseguirsi come un vero e proprio fiume in piena, per quanti se ne abbattevano il loro numero non accennava a diminuire, e la stanchezza nelle forze degli dei cominciava a farsi sentire, causando sempre più morti, le uniche immuni a questo lento processo di degrado sembravano le valchirie, che si fiondavano alla carica tra le fila nemiche falcando chiunque gli passasse a tiro. -Xavier, non sono un dio non ce la faccio a mantenere questo ritmo- urlò il figlio di Zeus per sovrastare il caos del campo di battaglia. Le ore trascorrevano rapide come secondi mentre le perdite di entrambi gli eserciti si facevano via via più numerose, l'esercito degli Aesir riusciva a respingere ogni offensiva dei giganti che cadevano squassando la terra sotto di loro, più di un plotone rimase schiacciato sotto le carcasse -qualcosa non va…- due onde di magma incandescente travolsero un centinaio di svartalf, le fiamme ardevano ancora sul suo corpo quando riuscì a raggiungere il compagno. La viverna del ragazzo atterrò schiantandosi al suolo stremata -non sembrano impegnarsi- concordò dando una pacca affettuosa all'immenso rettile, che si scostò ruggendo debolmente la sua disapprovazione -aspettati un'offensiva a breve, sta per arrivare la tempesta- concordò il fabbro -il tuo apprendista dov'è non l'ho più visto?- Basilyus scese dalla groppa del drago che russava già pesantemente -ora che mi ci fai pensare…- Xavier lo cercò con lo sguardo -merda!- imprecò l'altro avvistandolo, quindi posò la mano sul suolo ghiacciato, lo zaffiro del suo anello brillò di luce più intensa, mentre la terra ribolliva come se un esercito di talpe stesse scvando dei tunnel sotto il campo di battaglia quindi un nugolo di serpenti di cumuli neri, gonfi di pioggia attraversati da fulmini neri emersero dal suolo avvolgendosi attorno al corpo del giovane arciere poco prima che questi fosse investito da un'orda di elfi scuri -grazie, lo avevo perso di vista- Xavier quindi aiutò l'altro a rialzarsi, i rettili temporaleschi esplosero liberando una via di fuga al ragazzino, e allo stesso tempo falciando tutto quello che si trovava a meno di cinque metri dall'esplosione. Il ritmo incalzante del Ragnarok stava scemando, gli assalti nemici si fecero man mano più fiacchi, d'altro canto le difese erano più spoglie e molto meno organizzate, anche se le forze di Loki sembravano in grado di sopraffare le restanti forze degli Aesir sembravano temporeggiare, come un gatto che gioca con la preda prima di mangiarla. -Che cosa aspettano? Perché non ci uccidono?!- si trovò a pensare ad alta voce il figlio di Zeus -aspettano Nalfar- Basilyus si voltò di scatto e si trovò a fissare gli occhi azzurri di un guerriero dalla barba vermiglia, indossava un'imponente armatura d'oro, ad eccezione dei guanti in ferro, una cintura riluceva di una luce misteriosa, antica, stringeva un martello sembrava un comune martello, forse anche un po’ piccolo per le mani taurine del guerriero -ti ho tenuto d'occhio, Nidhogg e creature delle tempeste, davvero interessante- replicò la sua voce era possente quanto il rombo di un tuono -grazie… è meno eccezionale di quello che sembra, il guerriero esplose in una risata -hai distrutto mezzo plotone di svatralf solo per salvare un' uomo o sbaglio?- lo apostrofò con un cipiglio divertito, il ragazzo non rispose esattamente in quel momento l'ombra di una nave gigantesca comparve tra la tormenta di neve, avvicinandosi sempre più velocemente, seguita da un'ombra indistinta -cos'è quella cosa?!- si ritrovò ad urlare travolto da un'ondata di panico che non gli apparteneva -Nalfar- rispose tranquillo l'altro mentre la nave si mostrava in tutta la sua orripilante gloria, era interamente costruita con unghie umane, migliaia di migliaia di unghie incastrate insieme, la polena era un immenso scheletro su cui proliferavano cristalli di ghiaccio, da sola la nave era alquanto macabra, ma quello che incuteva più terrore nel ragazzo era senza ombra di dubbio l'equipaggio, al timone si trovava un uomo alto almeno cinque metri, completamente composto da magma incandescente e lambito da fiamme, alla sua sinistra una donna, per metà era una normale ragazza dai corti capelli corvini ma il lato destro era rattrappito come una mummia, la pelle incancrenita, i capelli erano pressoché assenti, il viso non faceva eccezione, la pelle mostrava in diversi punti il cranio, l'orbita sinistra era completamente priva dell'occhio. Uno sciame di insetti le danzava attorno attratto dall'odore di carne putrida. Alle spalle di quella creatura c'era un uomo alto e magro, dal pallore cadaverico, i capelli unticci gli cadevano dai lati del suo elmo, stringeva in una mano una lunga verga nodosa mentre con l'altro stringeva le spalle della donna con affetto. Ai loro piedi era legata e imbavagliata una bellissima donna dalla pelle trasparente come il ghiaccio, indossava un pelliccia candida con un cappuccio da cui faceva capolino una ciocca di capelli biondo platino, adornati con brina. -MAMMA!- esclamò Xavier vedendola -non farlo, guarda!- lo fermò Basilyus mostrando infinite schiere di scheletri a bordo della nave -CHE VENGANO! NON HO PAURA DI LORO!- ruggì il fabbro liberandosi dalla stretta dell'amico -va bene possiamo farcela!- tentò di pensare positivo l'altro -vero Nidd…- tentò ma il profondo russare della viverna lo riportò alla verità -va bene dormi pure stupida lucertola- la rimproverò seccato. -THOR È CON VOI, PER ODINO!- esclamò il guerriero dalla barba rossa, il grido che seguì fece tremare la terra. -È finita Xavier, siamo in inferiorità schiacciante, una diga non può arginare l'oceano!- meravigliandosi del senso di impotenza che gli opprimeva la gola -vero, fa ciò che vuoi, ma IO SALVERÒ MIA MADRE! - il ragazzo tenendo gli occhi puntati sulla nave, come se cercasse la via più sicura per assaltarla -ragazzo, se ti arrendi... Molti altri ti seguiranno, condannandoci tutti a morte- Hecktor era alla sua sinistra, Thor era sparito il fabbro sembrava fresco e riposato, indossava un'armatura d'oro -sapevi che non ci sarebbe stata una vittoria in questa guerra, -quindi si rivolse al figlio -Xavier, credimi voglio salvare la mamma quanto te, ma gettarsi su quella nave é un suicidio e non permetterò che tu o chiunque altro faccia l'eroe- spiegò con calma studiando l'esercito di scheletri che si riversava dalla nave come un fiume in piena -NON M'IMPORTA COSA PENSI!- ringhiò colmo di ira il figlio della dea dell' inverno cominciò a correre incurante delle armate dei morti sommergendo gli scheletri più sfortunati in magma incandescente, o cristallizzandogli per poi distruggergli con una semplice spinta. La situazione era precipitata velocemente, ogni nuovo morto sul campo si rianimava e combatteva senza provare il minimo dolore contro i suoi compagni, unendosi alle fila di Loki. Basilyus fece un respiro profondo un'enorme aquila si appollaiò a un passo da lui -ti riporterò tuo figlio... O morirò provandoci- sorrise all' Einherjar salendo in groppa al rapace che spiegò le ali scintille precipitarono a terra lasciando chiazze di neve sciolta e fumante. Visto dall'alto il campo di battaglia non migliorava, le colossali figure del Thursi della brina5 sovrastavano la scura marea nera di orchi e di scheletri che continuavano a sbarcare mentre i colossi di ghiaccio avanzavano lentamente come se fossero costretti a combattere contro la loro volontà. Il gigantesco rapace atterrò sul ponte della nave quindi esplose liberando tutta l'elettricità imbrigliata nella sua figura disintegrando una dozzina di non-morti. Camminare su quella nave si rivelò più arduo del previsto, era come camminare su rocce acuminate, ad ogni passo il figlio di Zeus sentiva le unghie di Naglfar6 penetrargli nelle carni, ma quello che era peggio erano le migliaia di scheletri che si aggiravano per il ponte come formiche attirate dallo zucchero -merda!- imprecò il ragazzo tentando di trovare un nascondiglio, il che si dimostrò inutile la nave non offriva alcun rifugio - e va bene, fatevi avanti!- gli provocò, mentre un nuovo ammasso di nuvole prendeva forma attorno a lui, continuando a crescere fino a quando un gigantesco serpente la cui lingua biforcuta non era altro che un' immensa folgore color violetto, il rettile colossale si attorno al ponte avvolgendolo nelle sue spire oscure. Per quanto i Draug7 non potessero provare paura gli scheletri rimasero interdetti al cospetto di quella terribile nuvola. Ora che la maggior parte delle forze di Hel8 era occupata a fissare la serpe che sovrastava l' imbarcazione Basilyus tentò di localizzare l' amico, che sembrava sparito, a fatica e con il fiato corto si rimise in piedi quindi sgattaiolò in mezzo ai nemici, era quasi arrivato alla polena quando accaddero troppe cose in una volta sola: un ululato assordante provocò un terremoto che squassò la terra, dalla quale emerse un gigantesco cane nero, gli occhi scarlatti spiccavano contro sulla pelliccia fosca e incrostata di quello che sembrava in tutto e per tutto sangue, il cane si scollò di doso i resti di una pesante catena, quindi un lupo colossale dal pelo candido, così grosso da sovrastare i giganti e far sembrare il cane nero un mero cucciolo, anche se era grande quanto l'intera nave. "OH DEI! DITEMI CHE SONO AMICI" pensò mentre il panico gli serrava la gola, ma i due cani non furono l'unica cosa che accadde un turbine di scintillante sabbia rossa che disintegrava ogni cosa sul suo cammino riducendo ogni cosa in nuova rena vermiglia. Come se tutto questo non fosse già abbastanza dalla tempesta ne uscì un esercito di uomini coperti da un lungo mantello nero, alcuni di loro possedevano chiaramente dei sigilli, Basilyus fu certo che uno di quei tizi stesse cavalcando un uragano, mentre un’altra sembrava riuscire plasmare la terra stessa aprendo voragini e creando terremoti, anche se molti avevano poteri, la maggior parte delle figure in nero erano semplici guerrieri armati di spade o asce. Il figlio di Zeus si sentì piccolo e impotente come mai prima di allora, "A cos'è servito tutto questo? Moriremo tutti qui non ci sono possibilità die vincere... non ci sono mai state" strinse i pugni così forte da far scricchiolare le ossa. Una colata di lava lo riportò alla realtà -che succede figlio di Zeus ti arrendi di già?!- Xavier era al suo fianco, dalle vesti colava magma fuso. -forse tu non hai visto i due lupacchiotti o magari tutti quei tipi con il mantello nero o ancora la tempesta di sabbia- gli urlò contro il fabbro si soffermò un istante a osservare il campo di battaglia: gli uomini di Ahmed si erano uniti ai giganti e ora fronteggiavano l' esercito degli dei, il turbine di sabbia rossa stava vorticando traballando come se al suo interno vi fosse in corso una battaglia, i due lupi spargevano il caos nel campo -lo ammetto non siamo messi bene, ma moriremo anche se ci arrendiamo- Xavier tentò di essere incoraggiante, ma una volta svanito l' effetto dell'adrenalina si era trovato perso in mezzo agli scheletri -come vuoi, cosa proponi?- si arrese l' altro -vendiamo cara la pelle! credimi ho un amico con un cane non tanto più piccolo di quei due- Basilyus squadrò i due cani -va bene io terrò occupati i cuccioli... anche se... a me piacciono i gatti!-si lagnò -io devo affrontare Loki e figlioletta, se riesco a liberare mia madre i giganti di brina combatteranno con noi- spiegò senza distogliere lo sguardo dalla madre. Senza aspettare altro Basilyus fischiò, il suono acuto ebbe come risposta un basso gracchiato, pochi istanti dopo la grande viverna comparve all'orizzonte, panando sulle correnti ascensionali lasciandosi trasportare ancora esausto. Atterrò circa cinque minuti dopo sul ponte che gemette sotto il peso del rettile, che strofinò il muso nero sullo stomaco del padrone, i luminosi occhi gialli che sembravano pregarlo per una tregua. -Lo so, sono stanco anche io, ma ci aspetta un'ultima battaglia- il figlio di Zeus accarezzò il drago che dopo qualche buffetto si sottrasse alle cure del ragazzo per osservare i due lupi ruggendo e esibendo la coda con l'aculeo. Il giovane si concesse un occhiata alle spalle, l'amico e Hector avevano iniziato iun feroce combattimento con il dio degli inganni e la figlia, saltò quindi in groppa all'animale che seppur stremato ardeva dalla voglia di combattere -sei pronto?- domandò la viverna scoprì le zanne e vomitò una vampa incandescente contro il cielo. Volarono diretti verso il lupo bianco "Fos mi ha raccontato che ha un cane mostruoso... dubito che sia paragonabile a loro" pensò tra sé. Fenrir non sembrava essersi accorto di nulla, si limitava a soffiare con alito glaciale e ricoprire di uno spesso strato di ghiaccio dalla durezza diamantina ogni cosa nel suo campo visivo, inclusa la nave di unghie, in pochi secondi anche il gigantesco serpente si tramutò in una gigantesca scultura di ghiaccio illuminata debolmente dall'interno dai fulmini che continuavano a scorrere nel suo corpo. Basilyus deglutì forte notando il pericoloso avversario che sembrava quasi non curarsi dei danni che provocava -HEY CUCIOLONE!- esclamò a pieni polmoni tentando di attirare la sua attenzione, fingendosi più coraggioso di quanto si sentiva. Il lupo smise di congelare qualunque cosa e abbassò il muso fiutando l'aria e cercando la fonte del rumore, dalle uscivano gelide raffiche di vento e neve. "Se ci riesci cresci fino a quanto puoi" il giovane si trovò a pregare silenziosamente al culmine della disperazione. Il drago sembrò prenderlo in parola, crebbe fino a raggiungere le dimensioni di Fenrir, quindi con un unico possente ruggito la viverna attirò sudi se l'attenzione dei due cani facendo nello stesso tempo crollare le montagne che delimitavano la valle seppellendo in un oceano di detriti tutti gli sfortunati che si trovavano nelle vicinanze. Garmr9 vomitò lava sullo sfidante mentre il figlio di Loki sembrava solamente seccato che qualcuno avesse rovinato il suo divertimento, rimase però fermo al suo posto non sembrava intenzionato ad aiutare il cane infernale. Il rettile spiccò il volo evitando la fiammata, quindi spalancò le imponenti ali membranose librandosi a mezz'aria scoprendo le zanne in una specie di sorriso provocatorio, che ottenne come risposta una frustata con il rimasuglio di catena rimasto al collo dell'animale -in picchiata amico!- lo spronò il figlio di Zeus. Il rettile ripiegò le ali fiondandosi a terra come un proiettile, per un orribile secondo la catena fischiò a pochi millimetri dalla testa di Basilyus che chiuse gli occhi e si aggrappò con tutta la sua forza al collo della bestia, riaprendogli qualche secondo dopo, erano ancora in caduta libera e il cane nero era pochi metri sotto di loro -facciamogli vedere come si sputano delle vere fiamme!- urlò sovrastando il fischiò assordante del vento, la viverna soffiò una spirale di fuoco azzurro che inghiottì Gammir nascondendolo alla vista. Quando il drago atterrò qualche istante dopo Fenrir guardò prima il ragazzo poi il rettile come per decidere chi fosse più succulento, ma rimase fermo al suo posto come in attesa di qualcosa. -Che c'è Fido hai paura di fare la stessa fine del tuo amichetto?!- lo schernì il ragazzo assuefatto di adrenalina, il cane bianco non si mosse ora stava guardando attentamente il rogo turchino che si stava spegnendo. Il lupo color pece ne uscì senza alcun graffio, con delle sottili colonne di fumo che si levavano dalla pelliccia -Hey, potevi dirlo che sei immune alle fiamme! - lo rimproverò indignato -e tu mi raccomando non dire nulla! É per questo che preferisco i gatti... il miglior amico dell'uomo ma figuriamoci- Inveì contro Fenrir, che non batté ciglio anzi si sedette per assistere più comodamente alla battaglia.

    Glossario:

    1 Upuaut: Era un dio della guerra raffigurato come un’ uomo dalla testa di lupo che indossava un’armatura, oltre ad avere una funzione guerriera era anche un dio funebre poi assimilato ad Anubi.
    2 : “Kaze” vento.
    3 Kamaitachi:”donnola dalle falci” Demone donnola, portatore di raffiche di vento sferzante, si pensava che abitasse i valichi montani dove spira un vento tagliente, per questo è rappresentato come una donnola nascosta dentro un vortice di vento, con artigli di ferro oppure capace di usare due falci. In alcune versioni sembra fosse composto da tre donnole distinte, la cui abilità era tale da far grondare sangue ad un uomo senza provocargli alcun dolore.
    4 Yokai: è la parola giapponese per identificare i demoni, che siano animale o oggetti posseduti.
    5 Thursi della brina: Nome norreno dei giganti di ghiaccio.
    6 Naglfar: È la nave fatta di unghie dei defunti, il suo varo darà inizio al Ragnarok, porta con sé oltre alle armate di Hel i giganti di fuoco.
    7 Draug: nella mitologia nordica i Draug sono gli spiriti dei morti inquieti condannati alla non morte, per scacciargli occorreva bruciarne il corpo e spargere le ceneri in acqua pura. Draug è un termine generico che identificava sia gli spettri che scheletri viventi o altre forme di non morte.
    8 Hel: Dea e regina dell’ oltretomba destinato ai morti senza gloria, ossia tutti coloro moti di vecchiaia o di malattia, o per coloro che hanno condotto un’esistenza malvagia. Figlia Loki e della gigantessa Angrboda, dunque sorella di Jörmungandr e di Fenrir. È per metà una donna dall’aspetto ordinario mentre per metà è in decomposizione, è suo compito punire i morti soprattutto i trasgressori della morale, nel Ragnarok guiderà i morti contro gli Aesir.
    9 Garmr: Cane a guardia del mondo di Hel è legato a una montagna, uno dei segni del Ragnarok è la sua liberazione ha il pelo nero e incrostato del sangue dei morti che non sono riusciti a oltrepassarlo, nella battaglia finale morirà uccidendo a sua volta il dio Tyr.
     
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  13. gwen-darkettona
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    molto bella phoenix
     
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    WOW l'hai già letta tutta?!!! mi stupisci ragazza :D
     
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    Buon pomeriggio a tutti ed eccoci arrivati al penultimo capitolo di questa storia, spero vicpiaccia e buona lettura a tutti... ah e per mister non hai più scuse ora devi leggere :lol:

    Capitolo XXVI: Addii

    Yggdrasil

    Dopo che il figlio di Urano se ne fu andato Ahmed sedette ai piedi dell'immenso frassino, ancora invaso dalle fiamme, il fumo nero che aleggiava sulla valle era ormai visibile da parecchie miglia di distanza. Seduto sul crinale il figlio di Anubi cominciò a strappare nervosamente fili d'erba ancora bagnati dalla rugiada, inquieto e pensoso. "Fos... ho avvertito la tua morte qualche settimana fa... eppure eri qui! Non significa nulla!" Decretò. Il ragazzo prese la collana di Anubi tra le mani e la scagliò lontano, scomparve mentre era ancora in volo, aveva preso quest'abitudine per comunicare con Rashja quando erano distanti, in base al tempo che il ciondolo impiegava a tornare indietro riusciva a capire come stava la sua ragazza. Questa volta sembrava non voler tornare, se in un primo momento fece finta di nulla con il passare dei minuti l'angoscia fece presa nel suo cuore. Era quasi tentato di andare a controllare di persona, ma più di una volta la ragazza lo aveva rimproverato per il fatto che da quando era rimasta incinta era diventato soffocante, si limitò a passeggiare senza sosta avanti e indietro pregando che stesse bene, con l'unica certezza che fosse viva, del resto se fosse stata vicina alla morte lo avrebbe saputo. Il turbinio di pensieri fu messo a tacere quando un pozzo di sabbia si aprì a pochi centimetri da lui, turbinando sempre più forte. Amir uscì quindi dal pozzo di rena, che si richiuse dietro di lui senza lasciare alcuna traccia. -Hai deciso di venire quindi- lo apostrofò il fratello vedendolo -La tua follia va fermata dopo tutto- rispose l'altro -FOLLIA?! LA PACE É FORSE UNA FOLLIA?! Oggi mia madre sarà vendicata, dopodiché il nostro mondo sarà a portata di mano- esclamò quasi seccato dalle parole di Amir, in quel preciso istante il ciondolo di Anubi tornò al collo del giovane, che in cuor suo trasse un respiro di sollievo. -TUA MADRE?! ERA ANCHE MIA MADRE FRATEO, HO SOFFERTO ANCHE IO PER LA SUA PERDITA NON PENSI?!- gli urlò di rimando, mentre lacrime di rabbia gli solcavano le guance, ed involontariamente, creato da quell'eccesso d'ira uno sciallo comparve dal nulla accanto ad Amir e partì all'attacco ringhiando ed esibendo i denti. Lo sciacallo si bloccò un secondo a mezz'aria per poi atterrare come un tenero cucciolo incapace di reggersi sulle morbide zampette, il ragazzo lo guardò con disgusto -dovrai impegnarti molto di più- quindi con un unico fendente segò in due il cagnolino. Amir indietreggiò di un passo fissò l'occhio del fratello, non volendo aveva messo fine alle trattative "se è così che deve andare..." trasse un lungo respiro profondo ed estrasse da una tasca della veste lo stesso pugnale che il fratello gli aveva regalato. Ahmed lo riconobbe all'istante e la sua bocca si rilassò in un sorriso freddo e malevolo -spero che tu abbia imparato ad usarlo- il suo tono di voce continuava ad essere pacato e insofferente. Il maggiore dei due scomparve in fumo nero per comparire ad un passo dal fratello, senza aggiungere altro tentò un affondo diretto allo stomaco di Amir, che tentò di parare il colpo con il filo del coltello, ma il movimento gli risultò più complicato che mai, come se le sue braccia e l'intero corpo fosse pietrificato, ma riuscì a evitare il colpo con estrema fatica, il fratello maggiore ripartì all'attacco con una serie di attacchi fulminei, il più giovane evitò la morte sacrificando uno sciacallo creato dall'ombra delle fiamme, il figlio di Anubi sorse dalle ombre a qualche metro di distanza. -Quindi ora scappi?- lo schernì -ma non riuscirai a sfuggirmi per sempre- sospirò quasi deluso del fallimento -Fos è stato un avversario più capace... ma non era interessato allo scontro- parlava lentamente come i suoi passi, mossi in direzione del fratello -Ho molte cose da fare, ho una famiglia a cui ho promesso un nuovo mondo in pace... per cui vorrei mandarti da quel cane rognoso il prima possibile- sbuffò seccato aveva fatto solo pochi passi ma era riuscito a coprire l'intera distanza che gli separava. -ma come hai?!- Amir bisbigliò rabbrividendo trovandosi faccia a faccia con il fratello -pronto a morire? - domandò retorico l'altro, menando il colpo, che sollevò un grande polverone, la lama dell'asta si era conficcata nell'erba. Quando il polverone si diradò al posto del corpo di Amir c'era solo un cumulo di cera e un amuleto d'oro a forma di scarabeo. -uno ushabti1? La smetterai di nasconderti! Ahmed aveva abbandonato la sua linea pacata e ora si guardava freneticamente attorno alla ricerca del suo nemico, non vedendolo si costrinse a mantenere la calma, si sedette in attesa che fosse il suo avversario a muovere la prima mossa. Nella valle non si muoveva un filo d'erba, l'unico suono che si poteva udire era il costante crepitio delle fiamme, l'offensiva di Amir si fece attendere intanto Ahmed se ne stava seduto con i sensi allerta ma non abbastanza, un leggero fruscio fece sobbalzare il ragazzo, una versione scheletrica di suo padre stava per calare un'accetta su di lui. -bel tentativo Fra... ragazzino- si corresse, quindi colpì il non morto con il bastone a doppia lama e tornò a sedersi pensando che fosse tutto finito, ma l'Anubi si rimise in piedi con solo una costola spezzata -sia dannato Anubi! - sibilò quando l'aspetto del dio dei morti gli tagliò una ciocca di capelli. -semplice, l'aspetto è già morto per cui non puoi recidere l'anima di nessuno- Amir apparve a pochi passi di distanza -capisco... sono davvero stupefatto, ma ancora non ci sei ancora- era sudato e affaticato più di quanto non mostrasse, Amir si stava dimostrando un nemico davvero astuto, ma non poteva cedere, lo stava facendo per Rashja e per il bambino doveva finire quello scontro. L'aspetto del dio tornò all' attacco, ma prima che riuscisse a fare alcun che Ahmed schioccò le dita il simbolo di Crono avvolse il non morto, subito le ossa furono ridotte in cenere. Subito delle bende si avvilupparono attorno al pescatore avvolgendolo saldamente, uno sciacallo mummificato si aprì la strada dal sottosuolo, le estremità delle bende avviluppate attorno al suo corpo, mentre un vero esercito di sciacalli dilaniò le carni del comandante della legione della morte -questo è abbastanza?!- esclamò ansimando, il ragazzo rispose con una smorfia dolorante -bravo non pensavo mi avresti mai colpito, finiscimi finché ne sei in grado- gli suggerì con tono neutro come se non gli interessasse quello che stava succedendo. -No, voglio chiederti perdono, hai ragione ad odiarmi...- Ahmed rise sprezzante -è tardi per le scuse, e per cosa?! Per non essere morto Quel giorno?!- Amir non rispose all'insulto, anzi mantenne la calma e riprese -dopo che ci separammo vagai per il deserto ero a pezzi ero piccolo avevo perso mia madre e mio fratello, non sapevo dove andare correvo terrorizzato che quel mostro potesse inseguirmi. Svenni dopo giorni di fuga nel deserto- l'espressione ironica del fratello si fece più comprensiva e sembrò esortarlo ad andare avanti con il discorso. -mi risvegliai in una stanza completamente nera di ossidiana, Anubi era al mio capezzale, si era preso cura di me, mi disse che era un tuo amico- Ahmed grugnì divertito -lurido botolo bastardo, e pure bugiardo- Amir sorvolò sul commento -mi disse che dovevo vivere che la morte della mamma non era colpa mia, e che dovevo vivere per ritrovarti, e per farlo avrei dovuto andare in un posto, il tempio degli dei, mi avrebbero aiutato a cercarti quindi mi diede l'anello con l'ametista. Qualche giorno dopo mi misi in viaggio dopo mesi riuscì a capire che non si trovava in questo mondo e quindi come raggiungerlo, passarono gli anni, un giorno stavo raccogliendo qualsiasi diceria che mi potesse aiutare a trovarti quando avvertì chiaramente la tua morte, sprofondai nella depressione più cupa, smisi di cercarti... di questo ti chiedo perdono- Ahmed si accorse che il suo occhio destro stava lacrimando Rashja non me lo ha mai detto... perché?- mormorò tra se e se -Rashja mi stette vicino mentre ero giù convincendomi a tornare a vivere, ma passava molto tempo con la sua migliore amica.- Le parole sembrarono colpire come un pugno nello stomaco il fratello maggiore -TU MI STAI DICENDO CHE RASHJA MI HA INGANNATO TENENDOTI LONTANO DA ME?!- Ahmed era acceso dall'ira -mi hai fatto vedere il tuo spirito guerriero, immaturo, lascia quindi che ti mostri quello che si può fare con un sigillo- le bende che lo tenevano costretto si incenerirono, l'arma del figlio di Anubi si sciolse, il metallo corse come mercurio verso un unico punto dove si solidificò in una piccola bilancia a due piatti, abbastanza grande da essere tenuta sul palmo della mano. Amir fece un passo indietro intimorito -non sarà... Ahmed, fratello ti prego...- il maggiore accarezzò la bilancia come se fosse un cucciolo -ah, allora la conosci, sai cosa succederà? No ragazzo, non morirai. Non subito, alla fine del processo se mi dirai la verità te la caverai con un acuto dolore al petto tutto qui- spiegò leggendo il terrore negli occhi del fratello. Ahmed aprì la mano e una lucente piuma blu zaffiro galleggiò leggera a pochi centimetri dal palmo -quella piuma, dove l'hai presa? – Amir tutt’ad un tratto fu madido di sudore e visibilmente terrorizzato, sembrava non volesse staccare gli occhi da quella bilancia come se potesse attentare alla sua vita al primo cenno di debolezza .-Dalla fonte, lei sta bene l'ho solo esiliata da questo mono e dalla Duat- -hai sequestrato Maat2? sei un folle!- Ahmed non rispose, al contrario appoggiò la piuma su di un piatto quindi si voltò verso il fratello -sai di cosa ho bisogno Amir, se non opporrai resistenza sentirai meno dolore possibile- Amir si fece coraggio e avanzò -molto bene, ma se risulterò puro voglio mio fratello, quello che stimavo che era il mio eroe perché sapeva sempre cosa fare, era coraggioso e generoso e non più il folle che vuole distruggere il mondo- i due figli di Anubi si fronteggiarono per un momento quindi il più grande stese il braccio verso il petto del più giovane, la mano si fece fumosa ed eterea attraversò senza problemi il petto del ragazzo aprendo un foro grande quanto il cuore di Amir, che urlò dal dolore, e crollò in ginocchio -solo un paio di domande- lo tranquillizzò Ahmed stringendo l'organo pulsante che adagiò nel piatto difronte alla piuma. I due piatti pendevano a favore della piuma -molto bene fratellino, hai fatto il bravo- Amir sorrise -mi hai chiamato fratello, è la prima volta da quando sono arrivato- Ahmed fece una pausa quindi fece un gesto incurante con la mano -dimmi Amir ti ritieni responsabile della morte di nostra madre?- il ragazzo si rimise in piedi quindi rispose -SI, non passa giorno che non mi senta un assassino, anche se tendo a negarlo so che è così- i piatti rimasero perfettamente immobili -sincero, bene, molto bene mi odi perché ho ucciso molti tuoi amici e per quello che sto facendo?- -si, non comprendo perché tu sia cambiato, ma ti ucciderò se necessario- di nuovo i piatti rimasero in posizione anche se traballarono sull'ultima affermazione quasi impercettibilmente –sincero… ma vorresti non uccidermi Rashja non ti ha mai detto che ero vivo?- Amir prese un respiro profondo -no, mai forse aveva percepito il tuo risentimento e voleva che entrambi voltassimo pagina- la bilancia confermò -se ti dicessi che Anubi poteva salvare la mamma e non lo fece, perché aveva paura di lui mi crederesti?- Amir ci pensò a lungo -si, ti credo-la bilancia ebbe un attimo di indecisione, in cui il cuore sprofondò ancora più in basso rispetto la piuma, provocando un dolore atroce ad Amir, simile a quello di essere schiacciati da una frana, ma si assestò quasi subito tornando alla posizione originale -mh... non ne eri convinto ma perché dovrei mentirti? Volevo ucciderti perché obbedivi a quel botolo come una pecora, non pensando da te, ma non possiamo più essere una famiglia, io distruggerò questo mondo marcio e ne creerò uno migliore anche per te-. Il cuore tornò nel petto del proprietario -capisco, sceglievi così i tuoi alleati, ne testavi la fedeltà- Ahmed scosse la testa -no, testavo quanto credessero in quello che facevano non quanto mi erano fedeli-. -se vuoi eliminarmi sono qui, fatti avanti sono stremato non riuscirei a fare nulla- Amir si mosse con passo malfermo, il pugnale stretto in pugno. -fratellone, ho la nausea non ho nemmeno la forza di ucciderti- bofonchiò, Ahmed rise di gusto, morirò comunque dissanguato, ho una brutta ferita al fianco e altre in tutto il corpo, hai vinto Amir bravo! - Prima che il fratello potesse dire qualcosa il nitrito di un cavallo fece alzare gli occhi verso il cielo ai due fratelli: un pegaso dal manto e i crini stellati stava atterrando vicino a loro -Damos! - -Fos! - esclamarono all'unisono. Il destriero alato atterrò difronte a loro esibendo la moneta di Demetra che gli era stata consegnata con tono urgente -credo ci siano casini con il tuo amico- azzardò Ahmed -che novità sai che anche lui è morto e tornato in vita come te, e ci è toccato andare a prenderlo nell'Ade?- sorrise il minore facendo ridere anche il fratello -chissà cosa ci ha visto Rashja, forse assomigliava a me prima di... tutto questo- il cavallo scalpitò con fare urgente i fratelli si avvicinarono al pegaso -decisamente è Damos- sentenziò Amir mostrando all'altro la moneta che l'equino aveva con se -bene... portami da lui- rispose in tono asciutto appoggiando la mano sul morbido cuoio dell'animale poco distante dall'attaccatura delle ali, Amir studiò a lungo l'atteggiamento del fratello, quel gesto d'affetto sembrava così fuori luogo per il nuovo Ahmed, -ti vuoi muovere? Guarda che ti lascio qui- sbuffò il ragazzo sembrò tornare indietro nel tempo, aveva sentito un'infinità di volte quella frase da bambino, non sapeva se era stata solo una coincidenza ma rispose quasi in automatico -ma il sole è ancora alto, non faremo mai tardi- la stessa frase che usava quando erano due semplicissimi pescatori. Ahmed se ne accorse ma non fece nulla per interrompere l'idillio, anzi fece un largo sorriso -io ti chiedo perdono, mamma non avrebbe voluto che litigassimo, in fin dei conti non fu colpa di un dio, tuttavia rimango un tuo nemico, voglio la distruzione di questo mondo- quindi porse la mano al fratello -sei ferito, mortalmente un viaggio nella Duat ti ucciderà- replicò preoccupato Amir tentando di farlo ragionare, l'altro si studiò il fianco, al quale mancava un'intera porzione di carne, lasciando scoperto il muscolo, facendo intravedere l'osso. La ferita sanguinava copiosamente ma Ahmed non sembrava voler cedere devo andare, è importante è la mia famiglia, tu fa come vuoi, io vado e tu? - Il cervello di Amir sembrava svegliarsi solo adesso -la tua famiglia?! Aspetta vuoi forse dirmi che tu e Rashja... io sarò Zio! - Esclamò meravigliato -acuto il ragazzino-. Amir avrebbe voluto replicare, ma un brivido gelido percorse i loro corpi -RASHJA! - Esclamarono ad una voce quindi anche il più giovane toccò il cavallo alato che scomparve insieme ai due in un vortice di sabbia.

    Piramide di Anubi

    Elly stava ancora duellando con la dea della guerra, la successione degli attacchi era fulminea, e la fatica cominciava a farsi sentire "Non arrenderti, combatti, uniti siamo più forti di qualsiasi dio” la spronò la voce di Horus, che cominciava a farsi più distante e ovattata. Lo scontro si era dimostrato fin da subito a senso unico, ogni ferita riportata dalla dea diventava un'arma, l'icore di Sekmeth si solidificava creando vere e proprie lame di sangue, lo scudo di Xavier già praticamente distrutto dallo scontro con la dea scorpione, aveva non poche difficoltà contro la leonessa -e tu saresti l'ultima risorsa di Rashja?! Non sai fare altro? - La schernì mettendo a segno una stoccata con il pugnale serpeggiante della Neo madre. L'aspetto di Horus baluginò come la fiamma di una candela, ma non sparì, Elly indietreggiò riprendendo fiato la tunica macchiata di sangue all'altezza dello stomaco, dove aveva ricevuto il colpo. Aspettò. Che il respiro si stabilizzasse, quindi tentò un nuovo assalto, la lama pervasa da fiamme auree, riuscì a colpire la dea sulla guancia, un piccolo segno assediato da fiamme dello stesso colore. -fiamme di Ba3? Allora non sei totalmente da buttare principessina, potrei addirittura occupare il tuo corpo che ne pensi?! Gridò gettandosi con le unghie contro l'avversaria che riuscì a spostare la traiettoria procurandosi solamente un graffio lungo il collo -io ho un'idea migliore: Ucciderti ora! - Urlò quindi tentò un attacco con la parte interna della lama a mezza luna, la dea non fu abbastanza agile, la dea si ritrovò scissa in due mentre alla base dei due moncherini fiamme d'oro cominciarono a consumare il corpo di Sekmeth. -La dea leonessa scoppiò a ridere -pensi che sia finita? Berrò il tuo sangue principessa! - Dette queste parole l'icore dorato della dea formando una leonessa di sangue. -Andiamo, dove la trova l'energia? Siamo in due contro uno e ancora ti ostini? - Sbuffò sfinita -due contro uno? Io non sono mai sola, ho una mortale da prosciugare... anzi adesso ne ho due- rise il felino mosse un passo contro Elly che istintivamente voltò la testa verso Rashja ancora accasciata, accudita dalle due ninfe e Damos quindi Horus le illuminó le idee. -L'anello! Ti esecrerò da questo mondo demone! - sibilò -oh mi piacerebbe vederti farlo senza far male a quella puttana della tua sorellina o a quella deliziosa bambina- singhiozzò la leonessa si leccò i baffi e balzò sulla principessa, che scansò di lato e le artigliò lo stomaco con la zampa da falco. Il liquido d'oro si ricompose, questa volta tornò nella forma antropomorfa della dea -e così hai deciso, molto bene, il tuo regno sarà fondato sul sangue di coloro che ami- -DAMOS TOGLI QUEL DANNATO ANELLO! - Urlò con quanta più voce riuscì. Distratta dal combattimento non aveva notato tre nuove figure "Mi spiace Elly ho dato quello che potevo, ma... Anubi è qui per lei" l’avvisò Horus -se vuoi gettare la spugna fallo, io continuerò a lottare- come se seguisse le emozioni contrastanti dei due lo spirito guerriero abbandonò la principessa che trovandosi a qualche metro da terra cadde con una piccola capriola a mezz'aria, cadendo perfettamente illesa e in piedi, il suo aspetto era tornato quello della solita ragazza.
    Quando i due fratelli arrivarono, trovarono Rashja stesa a terra con Damos e due ragazze al suo capezzale Ahmed imprecò vedendo la schiena della sua ragazza attraversata da un taglio abbastanza profondo, senza accorgersene accelerò il tempo mentre tentò una corsa per raggiungerla. In meno di un attimo era al suo fianco -amore mio come va? - domandò preoccupatissimo accarezzandole il viso imperlato dal sudore. La giovane sorrise al fidanzato -mha... tutto sommato pensavo che morire facesse più male- rispose in un rocco sussurro, sforzandosi di sorridere all’amato -vedo che avete fatto pace, sono contenta per voi- sorrise debolmente vedendo Amir Ahmed le poggiò delicatamente un dito sulle labbra -shh, non parlare respira, il nostro bambino ha bisogno di te- quindi la baciò -è una bambina- si intromise Fos con garbo -Fos, ti devo la vita, hai tenuto in vita la mia stessa esistenza- Il figlio di Urano provò un moto di compassione per quel ragazzo -ma come puoi saperlo?- lo ringraziò -è stato un piacere... ma quel cagnolino è un gran chiacchierone, ma non lo sopporto, mi angoscia- il ragazzo non distolse mai lo sguardo da un punto in ombra poco distante. Anubi si fece avanti, guardò in cagnesco Fos, segno che gli insulti lo avevano ferito dopotutto -devi imparare a sceglierti i nemici- gli sussurrò passandogli davanti portava un annkh nero, e un flagello di legno, decorato come il suo copricapo -dimmi, ci trovi gusto a far soffrire tuo figlio?!- gli urlò contro Ahmed incapace di fare altro -Ahmed figlio mio, cerca di comprendere- rispose pacatamente Ahmed rise, una risata fredda e priva di gioia -comprendere, io capisco molte cose. Tu non sei mio padre, mi rifiuto di accettare che nelle vene mi sorre il tuo stesso sangue! Un padre che nega la felicità al figlio- replicò mentre la rabbia esondava da tutto il suo essere con un impeto dirompente, il dio non sembrò turbato, anzi era calmo e imperturbabile -Ahmed ascoltami te ne prego- Ahmed fu colto da un mancamento e dovette appoggiarsi al fratello per non cadere -ascoltarti? Ne ho ricevuto solo dolore dalle tue parole, ma ora sei tu che devi ascoltare me, guarda cosa sono stato in grado di fare ho creato un esercito, insieme stiamo creando un nuovo mondo più equo, ho trovato una ragazza stupenda che ha creduto in me e tu me la vuoi portare via, e si tratterebbe solo di una sciocca vendetta, non sei stato abbastanza forte per proteggere Fahara e ora vuoi farmi sentire come te, debole e impotente. Ma hai fatto male i tuoi conti, non toccherai Rashja finché vivo! - Sfogò tutta la sua ira e si sentì più libero -Ahmed, sono qui anche per te, non ti rimane molto da vivere- il dio dei funerali sembrava davvero amareggiato -molto bene, Ammit avrà il mio cuore, ma Rashja deve avere accesso alla vita eterna, altrimenti... bhe vedremo quanto è potente il dio della morte- Rashja sussultò -Ahmed ti prego, non servirà a nulla, sapevo cosa mi sarebbe successo da molto tempo, non merito nulla, tanto meno la vita eterna. Urlò in preda alle doglie. Il fidanzato fece finta di non sentirla -figlio mio, il mio cuore piange per il sentiero che hai scelto, ti offro la possibilità di redimerti, permettimi di pesare il tuo cuore qui adesso, senza la presenza di Osiride e dei giudici, anche se dovesse risultare più pesante ti assicurerei la vita eterna- Ahmed sorrise sarcastico -allora sei sordo, il mio cuore te lo faccio pesare subito, ma voglio che sia presente tutta l'assemblea, se dovesse essere più leggero della piuma di Maat allora Rashja sarà libera di procedere, per quanto mi riguarda i quarantadue giudici mi esamineranno e decreteranno il mio destino-. Solo allora Amir si fece avanti, non sapeva cosa avrebbe detto, ma quando sentì la decisione del fratello trovò il coraggio di parlare -Testimonierò al suo processo davanti ad Osiride, non puoi negarmi questo diritto- anche Fos che fino a quel momento era rimasto in silenzio per rispetto di Ahmed parlò -anche io testimonierò e voglio vedere se proverai a fermarmi- Anubi provò a parlare ma fu subito sovrastato da Kathlina che gli chiamò -Fos! La ragazza è debole, sta facendo del suo meglio ma sta sempre peggio- il primo ad arrivare al fianco di Rashja fu Ahmed, che le scostò una ciocca di capelli dalla fronte -è lei vero?! Devi tenerla fuori dalla tua mente, lo hai fatto per anni ho completa fiducia in te- la ragazza scosse la testa e gemette più volte -è diversa dal solito, sta soffrendo, è furibonda e pure eccitata, non è mai stata così forte, vuole la bambina! Ahmed devi impedirglielo ti prego- il giovane sembrò spaesato in tutti gli anni che aveva vissuto con Rashja non l'aveva mai vista perdere contro Sekmeth. La ragazza che ora era distesa e dolorante ed in fin di vita era la sua roccia, un modello per superare le difficoltà "se lei riusciva a dominare una dea lui dicerto poteva fare cose molto più semplici" vederla così debole e indifesa, minacciò di distruggerlo. In quel momento Elly urlò a Fos di togliere l'anello a Rashja -possiamo provare, ma solo se tu lo vuoi- propose aiutandola massaggiandole la pancia -Va bene, mi farà male ma non smettere- il ragazzo guardò la ninfa che stava aiutando la fidanzata a partorire, ora la stava incoraggiando -coraggio tesoro, vedo la testolina, ma tu non devi smettere di spingere e respirare, sarà la più bella bimba mai vista te lo prometto- quindi tornò a scandire il tempo dei respiri, l'alta ninfa le tergeva la fronte e ogni tanto la abbeverava. Il dio dei funerali fece un passo verso la partoriente, e la studio molto attentamente -non sopravvivrebbe comunque sappilo Ahmed- annunciò mesto -un giorno mi direte perché voi dei vi divertite così tanto a farci soffrire- sbottò Fos con voce rauca mentre continuava a cedere energia alla ragazza sempre più debole. Anubio folgorò con lo sguardo, quindi scoprì i denti in un ringhio -pensi che mi diverta sudicio bastardo? Pensi che mi piaccia quello che vedo? Quello che provo... è la ragazza di mio figlio! - Gli urlò -bastardo a me? Ha parlato il tizio con la testa di cane! Se ci tieni davvero dai una mano, lo so che è una battaglia difficile, ma tu ti sei arreso senza combattere! Il dio non rispose, si fece in disparte come se si fosse offeso -non posso interferire direttamente nella vita dei mortali- guaì Fos il ragazzo lo guardò disgustato -fa un po' come ti pare botolo-. Ahmed stringeva affettuosamente la mano all'amata -dai sei più forte di quella stupida dea, anzi siamo più forti- Rashja non rispose tanto era affaticata poi dopo un lungo silenzio bisbigliò- vorrei che fosse così-. Il figlio di Urano gli guardò con un misto di affetto e compassione, era ancora assorto quando Amir lo chiamò -togliamo quell'anello- Fos prese quindi la mano della ragazza, era gelata, e l'istinto gli suggeriva di lasciarla -lo so questo mi pizzicherà un pochino- tentò di sorridere la ragazza tentando di sorridere, ma le riuscì solamente una smorfia contratta dal dolore -già, c'è qualcosa che dovrei sapere su quel coso?- Rashja fece finta di pensarci quindi rispose con una smorfia dolorante -no, a parte che ci sono nata con quello, e mi pungola da quando ho memoria... ah già e anche Ahmed provò a toglierlo, ma mi soffrivo toppo e rinunciò- Fos si prese un attimo per assimilare le informazioni -bene, qualcosa di facile facile- il ragazzo trasse un respiro profondo quindi toccò l'anello, il solo sfiorarlo provocò uno spasmo alla ragazza, con delicatezza tentò di sfilarlo, ma questo sembrava saldato al dito, che cominciò a fumare come se fosse stato immerso nell'acido. Rashja tentò di resistere il più possibile ma al fine dovette urlare -Amir, aiutami... ora! - ordinò il giovane il figlio di Anubi si fece a lato afferrando la mano di Rashja, mentre lui ricominciava a tirare con forza -CI SBRIGHIAMO? COMINCIO AD ESSERE STANCHINA! - Urlò Elly –la faccenda è un po' complicata RESISTI! - Urlò Ahmed di risposta. Fos tentò altre volte, le urla strazianti di Rashja gli riempivano la testa, tanto che ormai cominciava quasi ad abituarsi al suono -Ho un piano...- annunciò dopo l'ennesimo tentativo fallito -Elly al mio tre uccidi quella dea! - Urlò quasi senza voce -un tuo piano? Spero sia meglio dell'ultimo... “cerca di vincere contro Horus”... la testa mi fa ancora male!- ricordò sarcastica Fos non rispose anzi riprese Likofos e urlò -UNO!- quindi si mise difronte alla ragazza -Un po' estrema come soluzione- commentò spaventato Amir -Rashja non ti preoccupare amore, guarda me!- la ragazza si voltò e lo baciò -certo che ti guardo- Fos guardò la lama lucida della Xiphos -no, non è un buon piano- quindi trasse un profondo respiro e chiuse gli occhi -Demetra mi serve il tuo aiuto- nella sua testa avvertì chiaramente la risata cristallina della dea -Damos di Arcadia chiede aiuto? Questa non me la perdo- -devo togliere un sigillo aiutami ti prego, c'è una bimba che rischia di non nascere-. Quando riaprì gli occhi era circondato da un alone di luce verde, quando stese il braccio per afferrare l'anello avvertì chiaramente qualcosa crescere dietro di lui, non però non si voltò a guardare, avvertì la forza della terra scorrere dentro di lui, quando afferrò l'anello, il ramo di un albero lo fece con lui. Appena il legno toccò l'oro questo prese fuoco propagandosi all'albero. -Altro aiuto Demetra! - nessuna risposta - arrivò da quell'invocazione, ma il ragazzo sentì la sua energia prosciugarsi, mentre un odore di grano maturo si spargeva per tutta la sala -ho visto- la voce della dea era molto più vicina-. Amir era senza parole Rashja stava guardando alle spalle del giovane pallida in volto, Ahmed si inginocchiò -te ne prego aiutala! È tutto quello che ho- la pregò disperato. Fos si voltò -salute a te amica mia- la salutò Fos -Damos...- lo salutò ma poi studiò meglio lo sguardo del giovane -no, Fos ben tornato, ora proviamo insieme- i due presero un lato dell'anello e lo sfilarono tra gli urli sempre più acuti e agonizzanti della partoriente -TRE- urlò mentre sfilava l'anello, nello stesso istante Elly tagliò la testa alla leonessa di sangue, che cadde insieme a tutto il resto del corpo in una pioggia vermiglia. Fos si ritrovò in mano l'anello, aveva un aspetto così innocuo e comune anello d'oro a forma di testa di leonessa con due rubini al posto degli occhi, e uno tra le fauci. Quindi guardò il dito su cui si trovava l'anulare era completamente deturpato, la pelle cadeva orribilmente dalla falange, mostrando l'osso che presentava una bruciatura nera circolare. Fu troppo per Fos che diede di stomaco. Rashja piangeva come una bambina tra le braccia dell'amato, che cercava di tranquillizzarla. Elly atterrò poco distante da Amir e Demetra, esausta, completamente imperlata di sudore -andiamo sorellona, so che ci puoi riuscire un ultima spinta, su- Rashja la guardò aveva ancora le lacrime agli occhi ma riuscì a sorriderle -bravissima sorellina sono così fiera di te, sei migliorata tantissimo, potrai mai perdonarmi per averti usato?- la principessa annuì –sì, ma solo se mi presenti mia nipote- -non potremo stare per sempre insieme, ti ho ingannata, del resto io sono questo, una ladra, una prostituta, un'assassina- Rashja ricominciò a pianger senza remora -ti sei dimenticata due cose importanti: sei una madre e soprattutto sei e sarai sempre mia sorella maggiore- Anubi rise dall'ombra -perché vi ostinate?- fu Amir a rispondere -perché siamo una famiglia, e teniamo l'uno all'altro- rispose secco -fate come volete- replicò Acido -tesoro fa male A te e alla bimba se non la facciamo nascere- si intromise la ninfa -coraggio amore, tanto tuo suocero è già qui, facciamogli vedere quanto sei forte- la spronò Ahmed. La ragazza diede un ultima spinta e Kathlina si affrettò ad accogliere la neonata, tagliò il cordone ombelicale, la sculacciò per attivare la respirazione. Quindi sbiancò -Fos! - urlò mostrando il fianco della bimba solo al ragazzo, che imprecò tra i denti -cosa dovrei fare- bisbiglio alla sua balia, vedendo il fianco graffiato, il graffio più simile ad un'artigliata sembrava fatto da una bestia selvaggia. -è stata quella dea ne sono sicura- tentò inutilmente di tamponare la ferita che continuava a sanguinare copiosamente. -Fos cos'ha la mia bambina?- il figlio di Urano non rispose -Ti ha fatto una domanda!- sibilò Ahmed preoccupato per sua figlia -Sekmeth l'ha ferita, e non saprei, è una ferita diversa, non penso che sopravvivrà -Fos, un modo ci sarebbe- Kathlina sembrava inquieta, ma visto che nessuno la interruppe continuò a parlare -il tuo sangue è ibrido, metà icore e metà sangue...- -è fuori discussione, non voglio vederla perdere fuoco- -e noi non vogliamo vederla morire!- risposero all'unisono i presenti -hanno ragion Fos, non hai sempre voluto salvare delle vite?- intervenne Demetra -si, ma non voglio donarle la morte, è una neonata, è pericoloso per un adulto- replicò non sapendo cosa fare. -te ne prego salva mia figlia- Rashja e Ahmed si prostrarono ai suoi piedi implorandolo. Il figlio di Urano a quell'ennesima supplica rimase spiazzato, prese quindi Lykofos e si tagliò il braccio sano, un profondo taglio sanguinante, percorreva ora tutto il braccio del giovane. La ninfa ne raccolse il sangue e cosparse la ferita della bambina, quindi Demetra vi mise un impacco di erbe e quindi la consegnò a sua madre -ciao Aisha, io sono Rashja, la tua mamma- la baciò dolcemente sulla fronte, -anche se non ti ricorderai di me ricordati di questo- la ragazza prese la collana che portava al collo, una collana d'argento con un campanellino dello stesso materiale. Lo fece suonare più volte quindi lo legò alla manina della bambina e la passò al papà -vorrei avere anche io un campanellino da darti, ma non lo ho. Dovrai accontentarti di un vecchio pugnale, ma lo zio te lo darà quando sarai abbastanza grande. Per ora ricordati la mia voce Aisha ti vorrò bene, anche dove andrò, la baciò sulla guancia. Il fianco cominciava a fumare, e a dolere, la piccola iniziò a piangere, Ahmed la cullò fino a quando non si tranquillizzò, quindi la consegnò a Rashja che la cinse in un abbraccio. -ti ringrazio Fos, hai dato nuova vita a questo mondo, mio padre non capisce quanto la vita sia importante- Ahmed era pallido e la ferita al fianco non smetteva un momento di sanguinare. -Già, l'immortalità tende a renderti insensibile alla vita- sospirò come se la cosa riguardasse anche lui, quindi voltò le spalle alla famiglia e fece un passo in direzione dell'uscita -con il vostro permesso... ho un po' di questioni che richiedono la mia attenzione- fece incamminandosi per la sua strada, era quasi arrivato all'ingresso della sala quando il grido strozzato di Ahmed lo fece voltare di scatto. Quello che vide non gli piacque affatto: Il ragazzo si copriva l'orbita sinistra, grondante di sangue, mentre la sagoma fumosa di un uomo di mezz'età dai lunghi capelli candidi, l'occhio, appena visibile attraverso la coltre nera irradiava una debole luce dorata. Con una fredda risata priva di gioia colse da terra l'occhio di Ahmed che era rotolato fino ai suoi piedi, lo studiò come se stesse esaminando una perla ed lo infilò dove avrebbe dovuto trovarsi la sua orbita sinistra. Il simbolo di Saturno scomparve rimpiazzato da un'iride uguale a quella dell'altro occhio, il corpo dell'uomo si rivestì di ossa, muscoli ed infine carne l'uomo guardò Ahmed con disgusto quindi disse con tono lento e cantilenante -che spreco di talento, ma non potevo permetterti di portare il mio occhio nella tomba giusto? - quindi spostò lo sguardo su tutti i presenti. L'uomo rise come un folle quando notò Fos -Ma guarda, ancora al mondo figlio di Urano? -Il ragazzo rifletté qualche secondo a chi fosse quell'uomo quindi rispose -Crono, il tempo è stato davvero infido con te- Il titano fece una smorfia stizzita -il tempo? Il tartaro ti cambia fratellastro- quindi fece qualche passo fino al centro della -quel moscerino ha fatto un egregio lavoro nella ricostruzione del mio regno, sarebbe un peccato se ti perdessi il mio trionfo- annunciò con calma. La bambina iniziò a piangere, Rashja fece del suo meglio per cullarla, mentre il suo pianto si univa a quello della figlia. Ahmed si rimise in piedi malfermo, quindi si spostò fiaccamente difronte al titano, che prese a sghignazzare divertito -Ah è così, vorresti affrontarmi? Ma guardati, non riesci nemmeno a stare in piedi! - il figlio di Anubi rimase in silenzio riprendendo fiato -Il tuo regno?! Ho fatto tutto questo per creare il MIO mondo ideale, un mondo in pace, non ti permetterò di rovinare tutto quello che abbiamo costruito! - quindi si rivolse al padre -volevi giudicare il mio cuore? Ebbene, ti propongo una sfida, pesa il mio cuore, utilizzandolo al posto della piuma di Maat, contro il cuore di Crono, se peserà come la piuma della dea, concederai la vita nell'aldilà a Rashja, e se dovesse pesare anche meno del cuore del titano voglio che Osiride in persona ascolti le testimonianze di quanti sono qui dentro-. Il dio dei funerali rimase pietrificato da quella sfida-e se non dovesse essere così? - chiese conoscendo già la risposta -Ammit si ciberà del mio cuore, ma non dovrà toccare quello della ragazza- -la ami davvero così tanto? Rischi una fine orribile per salvare la vita a questa ragazza... non riesco a comprenderlo- ammise in fine il dio sciacallo, Rashja nel frattempo cominciò a pregare muta il suo ragazzo implorandolo che ci ripensasse, ma questi rimase fermo nelle sue convinzioni -cominciamo- replicò al padre. Una bilancia grande quanto una gru navale apparve dal nulla -stolti credete che vi lascerò prendere il mio cuore? - rise beffardo il titano, ma la sua voce vibrava terrorizzata. -Addio fratellastro... incontro breve ma intenso- commentò Fos con un sorrisetto stampato sulle labbra. Anubi quindi si accinse a svolgere il suo compito aprì la mano destra, l'ankh che stringeva rimase a mezz'aria, subito il cuore del figlio maggiore fu attratto dal palmo, come del ferro da una gigantesca calamita, l'organo fu estratto senza che nemmeno una goccia di sangue gli uscisse dal petto, tuttavia Ahmed si afflosciò privo di vita, nell'esatto punto i cui si trovava. Rashja cacciò un gemito straziato, riuscì a strisciare poco più avanti ed afferrare la mano all'amato, quindi sussurrò qualcosa alla bambina che cullata dalla mamma ora dormiva pacifica. -Elly sorellina, perdonami se puoi... non volevo farti soffrire, e ora ti chiedo un ultimo favore: Aisha, crescila come se fosse tua figlia, so di non avere alcun diritto... ma ti prego, mia regina, dammi ascolto- la voce rotta dal pianto e resa un sussurro, chiaramente non le restava molto tempo. Con un ultimo sforzo si abbracciò il corpo privo di vita dell'amato, spegnendosi subito dopo un ultimo bacio alla figlia. Amir dovette sostenere Elly che crollò a terra in lacrime disperata, scossa nell'intimo dalla morte della ragazza che le salvò la vita -io ti perdono sorella, giuro sul mio regno e sullo Stige che crescerò Aisha- Fos non poté far a meno di notare che anche quello che una volta era stato il suo mentore, aveva le lacrime agli occhi, e che cercava di consolare prima se stesso della ragazza. Il figlio di Urano avvertì una dolorosa stretta al cuore, mentre un senso di impotenza gli serrava lo stomaco, sentì chiaramente le lacrime che cominciavano a rigargli il viso, dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo per smettere di piangere. Anubi, non sembrò curarsi delle due vittime, e depose il cuore sul piatto destro quindi stese nuovamente la mano, e questa volta fu volta fu il turno di Crono di crollare esanime mentre il cuore volava sull'altro piatto della bilancia. I due piatti rimasero per qualche minuto in equilibrio, ma proprio quando il dio stava per togliere i due organi il piatto di Ahmed schizzò verso l'alto, mentre sullo stesso piatto comparve un altro cuore, l'organo del titano fu schiacciato al suolo. Anubi rimase interdetto, non capendo cosa fosse accaduto, guardò i due cuori che erano risultati puri -insieme anche nell'ultimo viaggio, non era mai successo per nessun altro- borbottò -ma non capisco non avrebbero dovuto essere puri, hanno compiuto azioni orribili-. Fu Amir a rispondere al padre -la giustizia, come la verità sono concetti astratti, non esiste un'unica verità, non ogni persona muta il suo concetto di verità, così come la giustizia ogni uomo forgia la sua personale giustizia, il tuo giudizio si limita a osservare se la vita del defunto è stata in linea con la giustizia che andava professando- Anubi rimase in silenzio, come un cane maltrattato, in silenzio prese a preparare i due corpi per l'imbalsamazione, sembrava un automa, nessuna emozione traspariva dal suo volto. Amir non riuscì a trattenersi lo aggredì -È MORTO TUO FIGLIO! Non provi nulla?!- inveì dopo avergli sferrato un pugno in pieno stomaco -certo, gli ho sempre voluto bene, tuttavia ha scelto la sua strada, provo una grande amarezza nel vedere il termine di una vita... oltre a un gran senso di colpa, ha dato tanto per essere un padre diverso da me, invece ha lasciato sua figlia come io lasciai voi e Fahara- replicò pacatamente -si vede proprio, un padre affranto davvero- lo schernì Fos -si sbagli divino Anubi, Ahmed e Rashja non l'hanno lasciata sola, Aisha la cresceremo... la crescerò io- si intromise con garbo -la cresceremo insieme- confermò Amir. Elly prese la piccola quindi -ciao, dolcezza, io sono la zia Elly ma puoi chiamarmi mamma- sussurrò dolcemente baciandola sulla fronte -E beh... io sono lo zio Amir, ti prometto che vivrai in pace, tu e la zia Elly quindi si voltarono verso il figlio di Urano -e io sono un perfetto sconosciuto, meglio che non abbia contatti con me, anche se per ora non ha avuto danni, ma non posso parlare per il futuro- rispose secco senza nemmeno avvicinarsi alla piccola -hai sentito? è lo zio Fos! Puoi chiamarlo Damos, è un tipo strano, devi stargli lontano, ha la brutta abitudine di provocare brutti bernoccoli alla gente- sorrise la principessa d'Egitto -fa un po’ come credi, Anubi mandami a chiamare quando dovrò testimoniare- sbottò prima di andarsene a passo spedito, ma fu fermato da un latrato ferino -Orthos!- chiamò fermo il cane bicefalo apparve sulla soglia ringhiando con le zanne scoperte, mentre nell' altra bocca portava tra i denti un rotolo di papiro, era coperto di graffi sanguinanti, gli occhi erano di un colore scarlatto, iniettati di sangue - Orthos basta!- il tono di voce del ragazzo era stoica quanto la sua figura che ora stava ritta davanti al mostro. Il cane tentò di morderlo -ORTHOS CUCCIA!- ordinò nuovamente mentre schivava il colpo, preparandosi a rispondere stringendo la moneta della dea delle messe, ma non dovette usarla, il gigantesco cane si stese sul posto -non lo avevo mai visto così- sospirò Demetra -io si una volta era successo quando affrontò sua sorella, la chimera, basta aver polso e riflessi pronti- le due teste sembrarono mettere a fuoco quindi guairono dispiaciute, il colore vermiglio degli occhi cedette il posto al consueto castano -mi hai fatto paura sai?- Fos sorrise e accarezzò il suo cane che ora sembrava il suo soluto cucciolo -lo scoiattolo era cattivo, ma Yuki è viva- incise sul pavimento la testa di sinistra, mentre la destra mollava rotolo -hai preso il rotolo! Sei il cagnolone più bravo del mondo, Orthos...- Fos trasse un respiro profondo, e il cane capì al volo e cominciò a piangere sommessamente –su! Bello, Puoi venire a trovarmi quando vuoi, ci sarà anche Kentas, riesci a raggiungere Urano con i tuoi passaggi nel tartaro? - domandò. Il cane ci pensò su quindi annuì -bene allora vai da Elly, e tieni d'occhio la bambina, se qualcosa non ti convince chiamami subito- Orthos stese un'ultima volta il padrone e cominciò a leccarlo ovunque quindi trotterello fino al fianco della ragazza, anche se i suoi musi sembravano felici, lacrime gli scendevano dagli occhi, ma smise quando vide la piccola Aisha che dormiva cullata dalla zia. Fos se ne andò si sentiva il cuore simile ad un macigno mentre vagava da solo per i corridoi "non sono riuscito a salvargli, non potrò mai perdonarmelo, Aisha perdonami se puoi! Non ho salvato ne tua madre ne tuo padre e ti ho maledetto, sii forte" questo pensiero lo assillava "Demetra potresti portare un messaggio a Calipso?" si concentrò “Fos, sei stato un eroe hai salvato quella bambina” la voce della dea si riversò nella sua testa "ho lasciato morire i suoi genitori e probabilmente l’ho condannata… ora, puoi portare un messaggio alla ninfa sì o no?" Tagliò corto "sì, ma non sarebbe più carino se lo facessi tu?" "No, dille che la passerò a prendere, presto e di preparare i bagagli" "interessante come farai? Ti ricordo che non può lasciare l'isola" "parlerò con tuo fratello, e se non mi ascolterà gli dei saranno costretti a schierarsi: sarà guerra! E credimi rimpiangerete la titanomachia". Il ragazzo continuò a correre lungo i corridoi della piramide cercando l'ingresso. Stava correndo lungo un lunghissimo tunnel poco illuminato, si fermò di colpo notando Nathan alla fine del corridoio, in una piccola stanza da cui si riusciva a vedere il cielo, che pur essendo notte il cielo era tinto di rosso sangue come se fosse il tramonto, Nathan scrutava in alto come in attesa di qualcuno o qualcosa -Fos, qual buon vento?- lo salutò senza distogliere lo sguardo -niente di che, sto cercando l'uscita... Ah, comunque a me puoi dirmelo chi sei- replicò indifferente Nathan spostò lo sguardo sul ragazzo interrogativo -andiamo, puoi ingannare Damos, ma Fos è un po' più sveglio, e poi sei troppo allegro per essere un umano comune- spiegò -in più mi hai chiamato Fos, nome che Nathan non può conoscere- l'altro rise di gusto quindi quando riuscì a parlare -ebbene, Ra dio del sole al tuo servizio- rispose mentre il corpo di quello che fino ad un' attimo prima era stato Nathan cadde afflosciandosi ai piedi del dio: un uomo dal fisico scolpito color caramello, di poco più alto di Fos indossava un pettorale d'oro, con uno scarabeo turchese al centro di esso, mentre delle ali da uccello incise nel metallo facevano sembrare l'insetto un uccello, i polsi del dio erano protetti da una coppia di bracciali, mentre le sue mani stringevano un flagello, ed un pastorale; la testa del dio era quella di un enorme falcone, proporzionata al resto del corpo, indossava il Nemes blu e oro simbolo di regalità sormontato da un disco solare dorato. -Ah Ra, ho conosciuto tua figlia, credimi mai come adesso vorrei ucciderti- il dio del sole si fece scuro in volto -non ti biasimo, scelsi Amira dopo che Sekmeth decimò la popolazione dell'Egitto quindi lei partì dalle mie terre, allontanandosi dal mio sguardo, quando Rashja raggiunse il tempio...- Fos lo fermò con un gesto della mano -non voglio sentire le tue patetiche scuse, devi essere grato quella ragazza non ti ha mai serbato rancore... e ora riposa in pace con l'uomo che ama. Ti ho portato il libro della vita e della morte facci quello che vuoi- gli urlò lanciandogli il rotolo -il peggio deve ancora arrivare Aphophis si sta svegliando e questa volta sono solo contro di lui a meno che...- -no, ho delle questioni urgenti da sbrigare... sei solo amico- lo salutò. Camminò ancora per molto tempo prima che le stelle brillassero sula sua testa -ciao bellissime- le salutò dolcemente. Con un semplice schiocco di dita nuovamente il cavallo alato uscì da Lykofos impennandosi e nitrendo. Il ragazzo saltò in groppa e lo spronò al galoppo. Quindi partì veloce come lo zefiro librandosi nella notte

    Middgar

    Basylius stentava ancora a crederci, il lupo nero era accasciato a terra e non dava segni di vita. La stessa cosa non si poteva dire di Fenrir che vedendo il compagno esanime decise di sgranchirsi le zampe quindi diede un lungo ululato, il suono provocò valanghe nelle montagne che racchiudevano il campo di battaglia. La neve travolse la valle con un rombo terrificante, quindi la neve si tramutò in migliaia di lupi -già, mi mancavano un migliaio di cani- sbuffò mentre la viverna rimaneva in quota di fronte al figlio di Loki. Il lupo si leccò i baffi assaporando già la gustosa carne della viverna, gli occhi brillanti e decisamente bramosi di sangue -spazziamo via un po' di quei lupi di neve! - il ragazzo impartì l'ordine con tono più acido di quanto gli parve di aver fatto, tanto che l'animale ruggì minacciosamente -scusa, sono stato troppo duro, non volevo- si affrettò a scusarsi. Le parole di Basylius dovevano insospettito poiché replicò con un basso ruggito gutturale -Andiamo, ti ho chiesto scusa! Ne vuoi parlare proprio ora?!- il drago convenne con lui che non era il caso di discuterne proprio in quel momento, e vomitò fiamme e veleno sui lupi di neve sotto di loro che si sciolsero in pozze d'acqua fumante. -Visto Fido?! Riusciamo ancora a tenervi testa... non so grazie a quale miracolo, ma è così- lo schernì, Fenrir si limitò a sbuffare l'aria che uscì dalle narici del lupo si tramutò subito in vento gelido e tagliente, tanto da riuscire a scalfire le spesse scaglie del drago aprendovi graffi simili a quelli di un centinaio di lame, lo stesso danno fu riportato dal figlio di Zeus. Basylius si incurvò sulla groppa del drago portandosi le mani all' addome coperto di graffi, dovette respirare a fondo prima di riuscire a ritrovare la calma, l'attacco si Fenrir era riuscito a metterlo in ginocchio, ma quello che più gli dava da pensare era il fatto che la boccetta di sangue di Fos da una ventina di minuti aveva cominciato a farsi più calda "che stai combinando Fos?" Si chiese, il ritorno alla realtà fu traumatico: il lupo prese ad ululare selvaggiamente, le raffiche di vento e neve attorno alla fiera si fecero più intense, fino a che vere e proprie lance di ghiaccio non si formarono a mezz'aria: lastre di ghiaccio lunghe almeno un metro e spesse quanto il braccio di Basylius furono lanciate a una velocità esorbitante contro di lui. La viverna ebbe appena il tempo di scartare e scendere di quota che le stalattiti volarono con estrema precisione nel punto esatto in cui si trovavano fino a poco prima -non c'è dubbiò, sei molto più in gamba dell'altro lupaccio- la voce del ragazzo tremava dal freddo ma soprattutto per la stanchezza: non aveva mai evocato una creatura così grossa e cominciava a sentirne il peso. -Dobbiamo finirlo alla svelta, stare distanti non serve... per cui ADDOSSO! - il lupo rimase stupito nel vedere che il ragazzo gli andava incontro, fu lento e non riuscì ad evitare il morso del drago che gli azzannò il collo, approfittando dell'occasione il giovane saltò sulla testa del nemico, aggrappandosi alla folta pelliccia bianca cercando di non cadere. Camminare sul mostro era quasi impossibile, Basylius aveva la costante sensazione che ogni passo in quella montagna vivente lo portasse più vicino al congelamento, come se la pelliccia del lupo lo privasse del calore sostituendo il sangue con ghiaccio. Finalmente arrivò dopo quelli che gli sembrarono anni al suo obbiettivo, gli immensi occhi scarlatti, evidentemente la viverna era un diversivo valido perché, non diede segni di averlo visto. Il figlio di Zeus estrasse il coltello che portava sempre con sé e pugnalò l'immenso mare rosso che gli si parava dinanzi, il colpo non sortì alcun effetto anzi la lama si spezzò finendo in un migliaio di schegge. -non va bene, bellissimo portami via di qui! - esclamò allarmato, la viverna mollò la presa sul collo del lupo e incito il suo padrone a saltargli letteralmente in groppa. Anche se l'idea non sembrava per nulla allettato dall'idea di saltare ma il gelo strisciante che gli graffiava la carne fino alle ossa non gli lasciò scelta: Basylius saltò dal muso del lupo confidando che il suo drago lo prendesse al volo, l'operazione avvenne ma non senza imprevisti, il gigantesco drago scattò per agguantare il ragazzo in caduta libera; Fenrir approfittò del calo di attenzione per azzannare l'ala del mostro che si congelò quasi istantaneamente, il ghiaccio si propagò per la membrana partendo dai segni insanguinati che vi aveva lasciato. Il figlio di Zeus dovette impegnarsi non poco per spostarsi dalla zampa alla groppa -ci riusciremo amico abbi fede- lo rassicurò mentre cadevano insieme "solo mio padre potrebbe salvarci" Basylius si sentiva più rilassato mano a mano che si avvicinavano al suolo; il ragazzo chiuse gli occhi aspettando che tutto finisse con lo schianto, che non avvenne. Quando si convinse che la fine non sarebbe sopraggiunta per ritrovarsi in groppa alla viverna. Il drago era completamente composto da vento e fulmini, appena riaprì gli occhi il rettile ruggì, il ruggito rimbombò come un tuono -grazie padre! - esclamò -andiamo! - urlò. La bestia si scisse in una nuvola temporalesca per poi ricompattarsi accanto a Fenrir, che rimase immobile spiazzato dalla velocità del suo avversario, la viverna non perse tempo e sferrò una codata con la coda uncinata, la cuspide si agganciò poco sopra al petto del lupo, il rettile gli soffiò contro un fascio di fulmini. Fenrir si scompose in neve per riapparire qualche metro più a nord di dove si trovava prima -finiamola amico- il figlio di Zeus spronò l'evocazione strinse con più forza il pugnale, un fulmine colpì l'arma diventandone la lama che ora crepitava di energia, irradiando una pallida luce azzurra, il ragazzo e chiuse il suo drago si fecero avanti, alla velocità del lampo e in un baleno si ritrovarono di difronte al lupo, il drago e il padrone colpirono alo stesso tempo il petto del figlio di Loki, squarciandolo -bravissimo bello sei il migliore - Basylius diede qualche pacca affettuosa al suo compagno, non notando che Fenrir con le ultime forze diede una zampata al ragazzo lacerandogli il costato, il sangue e la ferita si congelarono bruciando come se lo avessero pungolato con un attizzatoio incandescente. Il lupo cadde travolgendo almeno un migliaio di non morti, e svartalf. La boccetta di sangue di Fos era bollente anche nella tasca il calore era insopportabile, il giovane la estrasse e notò con orrore che il sangue da scarlatto era diventato completamente dorato, tanto da sembrare oro fuso -Fos, farò quello che mi hai chiesto, draghetto dobbiamo andare abbiamo lavoretto da fare- sospirò a malincuore.
    Daniel era rimasto completamente solo da quando Nalfgar era apparsa Hecktor aveva seguito il suo maestro. Grazie agli sforzi congiunti di Xavier, Basylius ed Hecktor era riuscito a evitare la battaglia, che solo ora comprendeva quanto fosse stato a volerci prendere parte, ma ormai era troppo tardi per scappare. Fino a quel momento era riuscito a cavarsela alla grande, almeno era ancora vivo, il sigillo di sua madre continuava ad ustionarlo ad ogni freccia scoccata o ogni fendente tirato con il coltello da caccia. I non morti continuavano ad affollarsi attorno, almeno non era solo, accanto a lui almeno una ventina di guerrieri combattevano eliminando ogni possibile minaccia. -sembrano essere finiti- osò sperare, il drappello di uomini che erano con lui rimasero comunque in guardia, scrutando le linee nemiche - Arrivano! Tenetevi pronti! - una valchiria arrivò trafelata al galoppo di un destriero nero, almeno quattro frecce erano conficcate nella sua corazza. Dopo un lungo silenzio spazzati ferocemente dal vento una piccola linea nera cominciò ad avvicinarsi. -sei solo un ragazzino, piegare la tua mente sarà uno scherzo- Daniel si guardò attorno cercando la fonte di quelle parole, incoccando la freccia. La valchiria si voltò e sembrò sorridergli con aria complice, per un istante i suoi capelli cambiarono colore e acconciatura, ma un secondo dopo era di nuovo normale -ehy ragazzino tutto bene? - chiese preoccupata -I-io, non lo so più- balbettò -vedi di ricordartelo- ordinò. Un forte odore di uva matura veniva emanato dalla guerriera -arrenditi ragazzo, non voglio farti paura, moriresti di paura- i soldati cominciarono ad attaccare il vuoto o attaccarsi l'un l'altro in preda a vaneggiamenti -il vino può dar gioia, ma se si eccede è tremendo, credimi- la guerriera scese dal cavallo. -che cosa sei?- riuscì a dire con un enorme concentrazione -oh, sono una normale ragazza, se è questo quello che intendi una delle ancelle di Rashja Zira- rispose lentamente con tono melodioso quasi come se quelle parole lo cullassero -cosa... vuoi da me?- tentò di chiedere ma gli riuscì solo un mugolio -shh, non temere, sei così giovane, non ti farò del male... se non mi darai motivo di farlo mia signora dove siete... se maestro Ahmed scoprisse che ci siamo lasciate imbrogliare e ti abbiamo lasciata da sola nelle tue condizioni...- mormorò guardando il cielo. La falsa valchiria stava per proseguire quando una freccia le arrivò a un millimetro dal piede, stai fuori dalla mia mente! - urlò Daniel. Zira si voltò ti avevo dato la possibilità di vivere nel mondo di pace nel mondo del maestro Ahmed e invece hai scelto di soffrire- la ragazza sembrò realmente dispiaciuta, un'altra ragazza le si affiancò -hai bisogno di aiuto? - domandò -no, Flegiate cercala... devi trovarla potrebbe essere in difficoltà- l'alta annuì quindi evocò un tornado che travolse i guerrieri che la ostacolavano. Il ragazzo incoccò un'altra freccia -la seconda volta non sbaglio- a minacciò Zira si avvicinò lentamente al ragazzo -per prima cosa giovane arciere dovresti sapere se sono reale... la mente gioca brutti scherzi delle volte- il ragazzo scoccò il colpo, la freccia trapasso il corpo della ragazza conficcandosi alle spalle del bersaglio, che non aveva ricevuto alcun danno -che razza di trucco è questo?!- urlò rivolto al vento. -non è un trucco, semplicemente non riesci a distinguere la realtà dall'illusine: questo è il potere del sigillo di Dioniso4, condurre le menti alla follia- la voce della ragazza non aveva una fonte precisa, proveniva tutto attorno a lui. -tranquillo, abbandonati all'ebrezza del vino, esiste solo un modo per uscire da questa situazione... capire qual è l'illusione e quale la realtà-. Distinguere la realtà dall'illusione, lo avrebbe fatto volentieri ma tutto in quella voce lo confondeva il tono gentile e dolce, non poteva fargli male lo escludeva, il suo cervello non riusciva più a distinguere la realtà era disteso su di un verde prato lussureggiante all'ombra di un alto albero in una mite giornata primaverile -bravo, non opporre resistenza presto sarà tutto finito- gli assicurò la voce calma e rassicurante come sempre. Stava per addormentarsi quando una voce nella sua mente si mise a sbraitare -tutto questo non è reale, torna in te!- riaprì gli occhi e riuscì a vedere nitidamente per la prima volta la sua nemica, i capelli neri tagliati corti in un caschetto, gli occhi azzurri e la pelle abbronzata, simile a quella di Damos sicuramente era greca questi furono i dettagli che più lo colpirono scattò in piedi, e con un abile affondo riuscì aa ferire la ragazza al petto -ma guarda, sei riuscito a liberarti dall'illusione... è ora di fare sul siero- Zira si portò la mano alla ferita per saggiarne la pericolosità, era solo un graffio superficiale. La ragazza trasse un respiro profondo, un flauto di canne apparve nella mano dell'ancella che cominciò a suonare. La melodia sembrò distorcere la realtà, donandole un aspetto più tetro e angosciante, Daniel si trovò catapultato in una foresta, gli alberi che vi crescevano erano composti da ossa umane, una pioggia di sangue battente lo flagellava, mentre la sensazione di essere braccato lo costrinse a correre a perdi fiato in quella selva, ogni albero sembrava una persona a lui cara che ora tendeva i rami scheletrici in cerca di sollievo, da un eterno tormento -tutto questo non è reale, non può esserlo!- si fermò a riprendere fiato, fu in quel momento che lo vide: stava scappando da un uomo, indossava una tunica nera, con ricami argentei, il viso dai morbidi lineamenti, gli occhi di un color grigio chiaro, spiccavano grazie alla sua carnagione bronzea, i capelli neri lucidi, contenuti da una fascia. La cosa straordinaria erano le due grandi ali nere piumate in tutto simili a quelle di un corvo. Ora avanzava lentamente, come se sapesse già che la preda gli apparteneva -Smetti di resistermi, sei mio dal giorno in cui sei nato, io sono il fato ultimo dell'uomo... dovresti aver capito chi sono- la voce calda, ammaliante turbò il ragazzino che mosse un passo nella direzione del dio -Thanatos, dio della morte- rispose guardandolo dritto negli occhi terrorizzato dalla sua sola presenza -esatto, ti dirò una cosa: le parche hanno già tagliato il tuo filo, non ti rimane molto tempo- fece una pausa come per leggere il viso del giovane -no, non soffrirai... e no, non è una buona idea tentare di ingannarmi, tutti gli uomini muoiono... non temere riabbraccerai tua madre- spiegò con calma -ma Damos... lui è tornato in vita- azzardò il dio lo guardò con tenerezza -ho detto uomo, lui non lo è, anzi non è nulla: non è un uomo, non è un titano non dovrebbe esistere- rispose. La foresta collassò tornò a Middgard, non riusciva però a capire se era reale o se era l'ennesima allucinazione di Zira. Riusciva a vedere la guerra che infuriava ancora attorno a lui, della ragazza non c'era traccia, Daniel tirò un sospiro di sollievo, la visione si infranse come uno specchio aveva la vista sfuocata, ma riuscì a distinguere la sagoma della ragazza che cercava di fermargli una forte emorragia al torace premendoci il mantello già zuppo di sangue. -Cosa fai?!-tentò di dire ma si accorse subito di non riuscire a parlare - ti salverai piccolo, certo potevi evitare di colpirti da solo con quel dannato coltello- Zira stappò una bottiglietta e versò il contenuto sulla sembrava lava, ma straordinariamente sembrò sanare la ferita -acqua del Flegietonte, sono altamente curative, se il corpo le accetta- spiegò l'ancella. L'acqua infernale oltre ad avere un sapore simile a quello del fango, e di qualsiasi altra sostanza rancida presente sulla terra, il solo sapore avrebbe potuto uccidere il ragazzino -coraggio piccolo, più è amara la medicina migliore è il suo effetto- lo incoraggiò Zira che continuava a tenere compressa la ferita, dalla quale continua a sgorgare sangue; lo stomaco di Daniel sembrò fondere, si sentiva sempre più debole, l'acqua non sembrava funzionare, la sentiva chiaramente lottare contro la forza divina di Artemide, e chiaramente non stava vincendo. -Fatti forza te la caverai- la ragazza non sembrava crederci più di quanto faceva Daniel -ti prometto che non soffrirai più- quindi soffiò su di lui, il suo respiro era caldo, e carico di un odore fortemente fruttato che gli martellò il cervello -tranquillo abbraccia l'ebrezza della dimenticanza, i tuoi sensi sono avvizziti perciò gli reciderò come tralci secchi- lo confortò. Daniel inalò un ultimo respiro, subito si accorse di non riuscire ad Avvertire più i suoni attorno a lui, dopo un istante il freddo che provava diminuì fino a sparire completamente, perfino la neve che cadeva sul suo corpo non gli dava alcuno stimolo, il suo corpo sembrava disteso su una tavola di legno, lo avrebbe creduto se non avesse visto con i suoi occhi dov'era, la vista lo abbandonò in un mondo buio, l'ultima cosa che vide fu Zira cogliere una spada dal terreno e chinarsi su di lui; infine anche il sapore mefitico dell'acqua infernale sparì. L'abbraccio di Thanatos fu così dolce e rapido che sembrò non esserci mai stato. La ragazza estrasse tremante la lama dalla gola del ragazzo che ora sembrava dormire sereno, lo avvolse nel suo mantello, quindi si rialzò -Artemide, hai lasciato morire un ragazzino solo perché era un uomo! Fino a che punto puoi essere spietata? - urlò a pieni polmoni stette a vegliare sul corpo di Daniel una decina di minuti quindi se ne andò alla ricerca della sua padrona.
    Il turbine di sabbia cessò, dove fino a poco prima si trovava l'occhio del ciclone ora stavano due figure una di fronte all'altra: un ragazzo dai capelli neri, tagliati corti, indossava una corazza spartana completa, e una Xiphos nella mano destra, la sua espressione dura e impassibile, la mascella serrata e ogni muscolo in pronto a scattare. A fronteggiarlo un uomo dalla pelle scura, il petto ornato con un pettorale in rubino, come i suoi bracciali, un gonnellino rosso scuro copriva le sue gambe lasciando scoperti i piedi nudi, stringeva una chiave di Ankh nella mano destra mentre con la sinistra stingeva un lungo bastone intagliato, la sua testa era quella di uno stano animale, il pelo rossiccio ricopriva interamente il muso simile a quello di un lupo o di una iena, con un lungo naso che ricordava quello di un tapiro, pur non essendo una proboscide. -Dunque ti sei liberato dal mio controllo, poco male, nulla di quello che farai potrà salvare te o questo mondo- ghignò scoprendo le piccole zanne affilate -dici? Se non ci provo non potremo mai saperlo giusto-. Alex spiccò un balzo ed attaccò il dio con un assalto aereo discendente, Set non sembrò particolarmente impressionato parò il colpo con il bastone, la forza del dio del caos fu sufficiente a trascinare il ragazzo a terra che si schiantò sulla neve, -prevedibile- sospirò quasi deluso -avevo promesso a tua madre che ti avrei salvato dall'ordine e il trionfo del caos... ma visto che opponi resistenza, sarò lieto di annientarti-. La neve attorno ai due venne presto completamente sostituita da rena rossa che si compattò in un mostro con la testa identica a quella del dio, era alto quanto un mastino, ma sembrava grosso almeno il doppio. Alex non sembrò particolarmente intimorito dalla creatura, continuò a fissare il dio con uno sguardo -quindi è stata mia madre a chiederti di possedermi? - Set non rispose ma il guerriero prese quel silenzio come una risposta -molto bene, credo che annichilendoti dimostrerò a mia madre che non ho bisogno di protezione-. Energia rosso sangue sgorgò dalla moneta del ragazzo come da una fontana, tutto il liquido si compattò in un gigantesco guerriero in armatura, nella mano destra impugnava una daga mentre nell'altra mano portava un grande scudo tondo, con l'effige di un cinghiale. Nelle vicinanze ogni essere vivente, che fosse amico o nemico cominciò ad attaccare coloro che stava loro accanto, in preda ad una furia selvaggia. Senza attendere oltre Alex partì all'attacco, il gigante seguì con precisione impeccabile i suoi movimenti. Il guerriero scarlatto trafisse in pieno il mostro del dio del caos che esplose in una nuvola di sabbia, che si rinsaldò nella stessa creatura pochi istanti dopo -eh, ma così ci stiamo in eterno non trovi? - Set sembrava molto divertito dal combattimento. Un secondo animale di Set comparve dalla polvere, Alex decise di optare per un cambiamento di strategia una sottile foschia rossa aleggiò per un centinaio di metri in tutte le direzioni, i due mostri inalarono il miasma e sembrarono sorridere, mentre tutti i guerrieri toccati dalla nube si girarono verso il dio del caos e cominciarono a marciare contro di lui, le armi in pugno pronte all'attacco -se non puoi battergli unisciti a loro- spiegò con un sorrisino compiaciuto, l'altro guardò la moltitudine di combattenti in avvicinamento, con gli occhi lucidi come un bambino difronte ad un nuovo giocattolo -usare il caos contro il caos, sei così disperato Alexander?- il tono pacato della sua voce sembrava aizzare ulteriormente il ragazzo, che dovette impegnarsi per non perdere le staffe -tutto questo è inutile, questo mondo è condannato, e non può essere salvato- Set alzò una mano, una tempesta di sabbia che spazzò via ogni cosa sul suo cammino. Il giovane rimase spiazzato dalla dirompente potenza del dio cercando di pensare ad un nuovo piano. -Hai capito ora cosa intendevo? Il caos sta crescendo e presto diventerà un fiume in piena siete insignificanti come formiche- esclamo ridacchiando tronfio. Alex non riusciva a dar torto a quella sottospecie di tapiro, una cosa giusta l'aveva detta -è vero, siamo simili a formiche- una nuova fiamma ardeva nei suoi occhi. La sua mano corse ad un sacchettino di tela, fin troppo simile a quello che era appartenuto a Damos, ne sparse il contenuto per terra, un misto di semi e quelli che sembravano sassi caddero sulla neve -gli esseri umani sono simili a formiche... allora ti insegnerò a temerle- Set guardò quei semi con disgusto -semi e sassi dovrebbero spaventarmi? Sei proprio disperato- Alex non badò al commento e continuò a svuotare il sacchetto, quando fu completamente vuoto lo gettò via -non sempre le cose sono quello che sembrano a volte- i sassi appena gettati crebbero come dei semi, dando vita ad un vero proprio esercito -i denti di dragone di Beozia, se piantati generano dei guerrieri indomiti- un nugolo di formiche si affrettò a divorare i semi, quando la luce vermiglia le illuminò, gli insetti crebbero fino a diventare dei guerrieri già in armatura e armati. I due eserciti si unirono e travolsero Set e i due mostri. Il dio si fece largo a forza di colpi annoiati del lungo bastone abbattendo ogni guerriero gli si avvicinasse -impressionante ma non è ancora sufficiente- aveva appena finito di parlare quando la punta di una spada gli trapassò lo stomaco, una marea dorata schizzò ovunque. Set riuscì a voltare il capo, con la coda dell'occhio riuscì a vedere il figlio di Eris che estraeva la spada dal suo corpo -ti sei distratto a guardare le formiche, mentre il tuo nemico era dietro di te- Il dio del caos rise come se la morte fosse una battuta molto divertente -Tua madre... me la pagherà, ma se io me ne vado... TU VERRAI CON ME! - Set sembrò esplodere in sabbia e vento -non vedo l'ora di vedere come farai- lo schernì il ragazzo rinfoderando l'arma. Il suo esercito lo imitò, quindi aspettò che il loro generale desse loro la schiena e imbracciato l'arco lo bersagliò con una pioggia di frecce -pensavo di farlo così- l'intero esercito parlò con la voce di Set per poi dissolversi nel nulla, lasciando come ricordo di se centinaia di dardi dal piumaggio rosso conficcati nel corpo di Alex, riverso in un lago di sangue.
    Intanto a bordo di ciò che rimaneva dea nave dei morti Hecktor e Xavier avevano raggiunto la timoneria e la cabina del capitano. La stanza era enorme, una sedia era sistemata dietro una scrivania d'ebano, non c'erano cartine strumenti per decidere la rotta, una grande vetrata mostrava il il cupo panorama, due sagome erano appoggiate vicino ad essa trascinandosi dietro Skaddi, ancora in ceppi e imbavagliata. -Loki! Questa volta è reale basta con i giochi- lo ammonì I'einherji5 brandendo un martello da guerra, l'arma lunga un metro e culminante in una testa irta di aculei d'acciaio emanava una fredda luce bluastra. -Hecktor sei ancora arrabbiato con me per quella storia con i troll? - il tono di Loki era falsamente dispiaciuto, anche se era terribilmente credibile. Il guerriero di Odino guardò il dio, era più bassi di lui di almeno una spanna. -Taci, sudicio ibrido- Hecktor si avvicinò di qualche passo -Hecktor, vecchio mio non preferiresti parlarne? - Loki mosse un passo indietro -va bene, parliamo: libera Skaddi e trattiamo la tua resa. Il dio non rispose, sembrava come se non fosse più nella stanza, il corpo del dio era immobile simile ad una statua. Il fabbro imbracciò il martello pronto ad abbattere menzognere quando la sua voce gli sussurrò all'orecchio -io non lo farei, hai già perso la tua dea non ti puoi permetterti di perdere il tuo figlio, Hecktor fermò il colpo a mezz'aria, il guscio vuoto del mezzo gigante ora aveva preso le sembianze di Xavier. -hai esitato- il ragazzo gli scagliò contro una palla di fuoco, Hecktor fu abbastanza rapido da schiacciarla a terra. L'uomo rinfoderò l'arma e chiuse gli occhi -non cadrò più nelle tue trame- stette in silenzio. Xavier tornò all'attacco, una nuova palla di fuoco saettò contro il padre che la schivò senza riaprire gli occhi, tornò in posizione, aspettando un qualche segno -che ti prende umano? Non vuoi ferire tuo figlio?- la voce di Loki era fin troppo chiara, Hektor corse rapido come un gatto e con un unico colpo menato basandosi solo sulla percezione avuta dalla voce del dio mozzò di netto braccio all'illusione che esplose in un inferno di fiamme che attecchirono al fabbro come tralci di un edera -come hai potuto uccidere tuo figlio?- la voce di Loki era tremula e assai debole -semplice: avevo la sicurezza che Xavier non si trovava qui, perché sta affrontando la tua figlioletta, ma se mi fossi dimostrato troppo sprezzante avresti capito tutto- quindi il guerriero di Odino era ormai pervaso dalle fiamme che lo consumavano come una candela -sei stato furbo, ma ora perirai in vano guerriero degli Aesir- il guerriero calò l'ultimo colpo diretto alla testa del dio, il cranio si ruppe con uno schiocco -ti sbagli, io combatto per il futuro, e nulla è invano se fatto per garantire un nuovo giorno ai giusti-. Le fiamme aumentarono d'intensità -questa volta non sarò io a salvarti, ma dono a te e a Xavier il nuovo giorno che verrà-. Le fiamme lo avvolsero completamente il fabbro fu consumato insieme al corpo di Loki.
    Xavier era ancora all'esterno, vicino al timone al cassero di poppa Hel si trovava davanti a lui, così da vicino la dea incuteva un certo timore -e così avete estinto la mia famiglia, i miei fratelli sono caduti a causa vostra ed ora ti presenti qui per reclamare la mia vita, ma sappi che sarà tutto inutile, io sono la morte e sono ordine supremo di tutte le cose tutto nasce in me e finisce in me- le sue parole erano dure ma il suo volto diviso era sereno e imperturbabile, quello che si annidava in lei non erano ira e sete di vendetta ma piuttosto tristezza straziane -questo giorno ha visto fin troppe morti- il ragazzo non sapeva cosa dire, voleva semplicemente liberare sua madre, il resto non aveva importanza -vuoi solo tua madre giusto?- Hel mosse un passo verso la gigantessa di ghiaccio, la lunga veste nera che frusciava ad ogni suo passo liberò quindi da una delle catene che la trattenevano la prigioniera. Xavier approfittò della distrazione della dea pe attaccarla con un ondata di ghiaccio e neve, Hel non si voltò nemmeno stese la mano scheletrica come per fermare l'attacco. L'ondata di gelo cominciò a sciogliersi man mano che si avvicinava alla mano fino a diventare acqua e quindi vapore che si diradò in meno di un secondo -non puoi ferirmi, tutto marcisce tutto si deteriora, il mio regno è composto da coloro che non hanno saputo accettare questa realtà- la dea dei morti si voltò nuovamente verso di lui, questa volta il ragazzo scagliò la lancia di ghiaccio che stringeva nella speranza di trafiggere il nemico, l'asta disegnò un ampio arco sopra la sua testa ma poco prima di colpire si sciolse -lo sai, è facile cadere in preda alla sete di vendetta anche per me: tuo padre ha ucciso il mio, gli dei che difendi hanno distrutto la vita alla mia famiglia, i miei fratelli sono morti. Eppure non ti ho ancora ucciso, sai dirmi perché? - Hel passò pigramente la mano viva tra la coltre di vapore, la lancia del giovane le si riformò in pugno. Stette quindi ad aspettare la risposta di Xavier che rimase in silenzio, non sapendo cosa dire -perché ti diverti a veder soffrire i deboli? - rispose dopo un’eternità. La dea fece una smorfia abbattuta -la morte non è solo disperazione e tormento ma, anche pace e ordine, che io punisca le anime dei morti indegni non è che la conferma di quanto ho detto- Hel si avvicinò e consegnò la lancia al ragazzo, Xavier tremò quando le dita scheletriche della donna lo sfiorarono, temette di polverizzarsi al contatto. -rilassati, questo giorno ha visto troppe morti, mio padre voleva che questo giorno venisse per vendicarsi di Odino, ma io volevo solo che mio padre mi notasse ho costruito questa nave, e guardala: è affondata come le ambizioni di mio padre- fece una pausa, era di una bellezza tetra lo stesso fascino di un'animale feroce. -lascerò che tu decida del mio destino- Hel si inginocchiò su quel che ne rimaneva del ponte, la lancia del giovane fabbro si trovava ora all'altezza della sua gola. Xavier rimase immobile, le mani che tremavano, il ragazzo era rimasto spiazzato, sembrava quasi pietrificato, sembrò che quella scena fosse eterna. -hai ragione, questo giorno ha visto troppe morti- l'arma che brandiva scomparve in neve trasportata dal vento -ma la guerra non è ancora finita- lo sguardo di Xavier si spostò sulle alte figure che dominavano la valle proprio sopra la sua testa Musspl, giganti di brina e jötunn sembravano attendere solo un ordine per attaccare.

    Glossario:

    1 Ushabti: Statuina di cera o terracotta, dalle sembianze umane, spesso raffigurante il defunto che veniva posta nelle tombe egizie. Si credeva che una volta arrivato nell’aldilà il defunto lo shabti prendesse vita e servisse il defunto nell’altra vita.
    2 Maat: Dea egizia dell’ordine e della verità e della giustizia, figlia di Ra forse la dea più importante di tutto l’Egitto. Era rappresentata come una donna alata, che portava una corona sormontata da una piuma di struzzo simbolo di purezza era anche la dea delle offerte ella riceveva una coppa dal faraone quando si instaurava un nuovo sovrano come simbolo che nel regno governava ancora l’ordine.
    3 Ba: è una parte dell’anima della persona, la parte che continuerà a vivere dopo la morte, è anche la parte che racchiude le emozioni il Ka. La rappresentazione fisica del Ba era un uccello con il volto del possessore.
    4 Dioniso: Dio del vino e dell’Ebrezza, figlio di Zeus e di Semele, incarnava lo spirito più selvaggio dell’animo umano per questo era anche il dio della follia.
    5 Einherji: letteralmente “combattente Unico” è il singolare di Einherjar: i guerrieri di Odino.
     
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